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I tormenti di +Europa (o -Europa?) tra “scalata” sovranista e Calenda

Marianna Rizzini

Nel weekend il congresso costitutivo. La candidata “di disturbo”, le posizioni di Cappato e Della Vedova (con Tabacci e Bonino)

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Roma. Ti chiami +Europa, ma non è detto che questo basti a volare sicuri nel cielo antisovranista e antipopulista. È accaduto infatti qualcosa di incredibile, in vista del congresso costitutivo di +Europa, progetto politico federalista europeista liberal-radicale (Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico), già in campo alle Politiche e ora prossimo alla trasformazione in partito (nel fine settimana, a Milano): ai tre candidati segretari – uomini di salda visione liberal-radicale (Benedetto Della Vedova, Marco Cappato, Alessandro Fusacchia) – si è aggiunta infatti, all’ultimo momento, la sovranista Paola Renata Redaelli, non soltanto vicina a Matteo Salvini ma anche sostenuta da una lista dal nome beffardo “Europa sì, ma non così” e da amici non nuovi alle manovre diversive (vedi l’imprenditore Giampiero Samorì, colui che nel 2012 manifestò l’intenzione di candidarsi alle poi non avvenute primarie del centrodestra).

 

Pareva uno scherzo: una sovranista si candida a segretario di un partito europeista? Maddai. Anzi: pareva uno scherzo pure la notizia, giunta due giorni fa, del via libera di +Europa alla candidatura di colei che sembrava appunto mettersi alla testa di una scalata ostile, tantopiù che molte iscrizioni erano giunte nel giro di due settimane (si è passati da circa 3.000 a più di 5.000, e molte delle ultime iscrizioni provengono dalla Campania, regione dove +Europa, lo scorso marzo, è andata a dir poco male). Diceva infatti il presidente della Commissione di garanzia di +Europa, Gianfranco Spadaccia: Redaelli non è in linea con la maggioranza degli iscritti, “ma noi manteniamo la caratterizzazione di apertura del congresso… Se il problema è politico si risolve con il dibattito politico in sede di congresso… se i sovranisti vogliono fare come il cuculo e occupare il nido altrui, rimarranno delusi”.

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Sono in corso accertamenti, specie per capire se gli iscritti sono tutti “individuali”: la quota di iscrizione di 50 euro non si può pagare “in blocco”, e infatti già era sorto, a fine 2018, un problema quando Bruno Tabacci aveva presentato 300 iscrizioni saldate con un unico versamento. Risolto il problema, resta un fatto: non c’è stato l’auspicato miscuglio tra componenti di +Europa, finora, cioè non c’è stata una pur parziale migrazione precongressuale di esponenti europeisti provenienti dall’originario Centro Democratico tabacciano e dalla originaria Forza Europa di Della Vedova, per esempio, verso la lista Lsd (Libertà, Stato di Diritto e Democrazia) che sostiene la candidatura al congresso di Cappato e viceversa (il nume tutelare Emma Bonino resta intanto sul lato tabaccian-dellavedoviano).

 

Inoltre, da qualche giorno, aleggia sul campo la “proposta” dell’ex ministro Carlo Calenda (“manifesto europeista” che, dice Calenda, “non è un’ammucchiata” e “non è il Pd sotto altra forma”). Vista da +Europa, non è da prendere sottogamba: come avvicinarsi (o allontanarsi) alla (o dalla) proposta di Calenda? è infatti l’interrogativo. Come non è da prendere sottogamba la questione ovvia del perché qualcuno potrebbe scalare una formazione che, avendo già partecipato a una competizione elettorale, è “esente”, in vista delle Europee, dalla raccolta firme.

 

Ma che cosa dicono i candidati con più sottoscrizioni, Della Vedova e Cappato? Della Vedova è ottimista: “Ci davano per spacciati, abbiamo dimostrato che +Europa può crescere come soggetto liberal-democratico europeista, ma io penso a un perimetro più ampio di quello del centrosinistra, con tutto il rispetto per la proposta di Calenda”, (invitato al congresso). Cappato, in prospettiva e anche riguardo alla proposta Calenda, punta sulla “questione ecologica” (avvicinamento ai Verdi e a Federico Pizzarotti), ma “non in chiave sommatoria di simboli: prima viene l’iniziativa politica, poi la competizione elettorale”. Intanto, sulla “scalata”, c’è chi si rammarica: non si poteva fare una modifica statutaria per correggere la modalità “congresso di iscritti alla radicale” (dove possono votare in massa gli iscritti sovranisti)?

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