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piccola posta

Il Cremlino propugna un mondo spaccato in due, dietro c’è un colossale groviglio di equivoci

Adriano Sofri

E’ noto che il Festival di Sanremo è il programma italiano più visto in Russia, ma dubito che sia stato così anche quest’anno: avrebbe offerto allo stato maggiore della guerra culturale dichiarata da Putin all’occidente un repertorio ideale

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Odessa, dal nostro inviato. Gregorio Sorgi ha tradotto lunedì un articolo eccellente di Gideon Rachman sulle battaglie culturali, “L’altra guerra di Vladimir Putin”. “Putin ha accusato l’occidente di ‘spostarsi verso il satanismo’ e di ‘insegnare la deviazione sessuale ai bambini’. Ha sostenuto di ‘combattere per proteggere i nostri bambini e nipoti da quest’esperimento per cambiare le loro anime’. Questi argomenti non sono mirati esclusivamente, forse nemmeno principalmente, al popolo russo. Putin sta flirtando con un importante bacino in occidente”. 

La “denazificazione” cavalcata contro l’Ucraina ha mostrato presto la corda, a vantaggio della crociata contro la dissoluzione dei costumi, e il suo nocciolo duro, la differenza sessuale. E’ noto che il Festival di Sanremo è il programma italiano più visto in Russia. Dubito che sia stato così anche quest’anno: se fosse stato, avrebbe offerto allo stato maggiore della guerra culturale dichiarata da Putin all’occidente un repertorio ideale. Mentre il Festival era in corso, a Mosca si licenziava la direttrice della galleria Tret’jakov – quella della Trinità di Rublëv – Zelfira Tregulova, colpevole di disfattismo e pessimismo. (Al suo posto, la figlia di un pensionato del Kgb). Non devono averlo guardato Sanremo: avrebbero fatto di Fedez e Rosa Chemical una bandiera. Del resto è piuttosto consolidato, per chi sappia leggere gli indizi che contano, lo schieramento del Cremlino contro il cedimento morale a Satana: le Pussy Riot avevano centrato il bersaglio. Ora, la questione è in realtà incredibilmente tortuosa. Lo scandalo col quale la parte egemone della maggioranza di governo italiana, Fratelli e Lega, ha reagito a Sanremo, la metterebbe piuttosto dalla parte dei valori di Putin e del suo Kirill. (Fedez ha introdotto un piccolo episodio denazificatore con la trista foto di un carnevale). Invece dalla parte di Putin si immola il Berlusconi che da questo genere di Sanremo non può menare scandalo, perché ci ha costruito su una carriera oltre che una schietta vocazione personale, e il suo sodalizio con Putin non ha a che fare con il versante della purificazione morale bensì con quello della dolce vita e dei letti molleggiati. Qualcosa di simile, con minor trasporto sentimentale, aveva riguardato il Trump che prendeva la pioggerella d’oro in un letto d’albergo di Mosca. Senza l’Ucraina, i fratelli di Meloni starebbero saldamente nell’alleanza di Visegrád, con l’appendice spagnola di Vox: quell’alleanza, nella cornice di sovranismo e populismo e asservimento del potere giudiziario, era animata dalla rivendicazione dei valori della tradizione, Dio, Patria e Famiglia, contro l’occidente della modernità decadente e sacrilega. E’ l’Ucraina ad aver guastato la festa tradizionalista fra Polonia e Ungheria, la prima dominata dall’ostilità alla Russia, la seconda dalla complicità con la Russia. Il Putin alfiere universale della tenuta dei valori contro l’occidente della cancellazione e dell’irrisione non fa fatica a intendersi con l’ottusità sanguinaria della teocrazia iraniana, e ora che la rivoluzione delle ragazze e della vita segna il passo e paga il pegno, occorre ammirare il modo in cui si è saldata la fraternità armata fra la Russia dell’Ucraina e l’Iran delle forche.

La difesa a oltranza della cristianità va disinvoltamente assieme al fanatismo sciita, in nome della vendetta dalla ferita inferta alla virilità. In Israele, la democrazia del vicino oriente, voracità teocratiche, sessuofobe, razziste, si mostrano allo scoperto. David Grossman ha potuto scongiurare un’iranizzazione di Israele. Rachman ha ricordato l’approccio che “poteva essere riassunto come ‘ignorate Gaza, guardate alle nostre parate per il Gay Pride’. Ma l’attuale governo di coalizione, guidato da Netanyahu, sta mettendo a repentaglio questo delicato equilibrio. Nell’esecutivo ci sono ministri di destra, che hanno suggerito che i medici dovrebbero potersi rifiutare di curare i pazienti gay”. 

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Dunque c’è un colossale groviglio di equivoci dietro la nuova versione del mondo spaccato in due propugnato dal Cremlino. La frase cinicamente fatua di Macron sulla Nato in stato di morte cerebrale poteva essere detta altrettanto sostituendo alla Nato l’occidente. Ora sono state rianimate ambedue dalla terapia intensiva della guerra: ma dalla rianimazione non sono uscite. C’è una parte molle dell’occidente che è sembrata, soprattutto in Italia, il paese al momento più scemo, risalire a vecchi tic sovietisti. La Russia vuole che le sia riconosciuto un altro ruolo. Se ne sente autorizzata dal monopolio dell’anima, dall’enormità dello spazio, e dalla smisurata ipocrisia. 

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La sua futura umanità si sarà unita al motto: No al mondo lgbt eccetera, e realizzerà l’internazionale. Siamo alla lotta finale. Nel nostro angolo, la stiamo combattendo: e non siamo nemmeno del tutto lgbt eccetera. E’ un buon destino dell’occidente, combattere e perdere, o vincere, per delega.

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