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GranMilano

Il contagio viaggia in tram e va forte. L’impossibile scelta sui trasporti

Daniele Bonecchi

Il limite di affollamento sui mezzi non è stato ritoccato nemmeno dopo i moniti del comitato tecnico scientifico. La soluzione sarebbero orari scaglionati per uffici e scuole, ma nessuno riesce a metterci mano

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Sono 1.844 i nuovi positivi da Covid in Lombardia, con 29.048 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 6,3 per cento, ma i decessi salgono a 17 e a Milano i casi sono oltre 500, con 99 nuovi ricoveri di cui soltanto due, però, in terapia intensiva. La situazione, che si aggrava, fa dire (su Sky) a Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva dell’Ospedale Sacco di Milano: “Secondo la mia opinione personale Milano rischia, a differenza della prima ondata in cui la città era stata più o meno risparmiata. In questo momento Milano sicuramente è a rischio, come altre zone ad esempio Monza o Varese. Milano è da tenere sotto stretta osservazione”. C’è anche l’ipotesi di riaprire il reparto d’emergenza allestito in Fiera in primavera. Poi c’è la trincea dei trasporti pubblici che si è infiammata, e il dubbio che possa essere veicolo di contagio, anche più delle scuole e di certo più degli spritz, è lancinante: anche perché soluzioni non ce ne sono. O nessuna facile.

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Sono 1.844 i nuovi positivi da Covid in Lombardia, con 29.048 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 6,3 per cento, ma i decessi salgono a 17 e a Milano i casi sono oltre 500, con 99 nuovi ricoveri di cui soltanto due, però, in terapia intensiva. La situazione, che si aggrava, fa dire (su Sky) a Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva dell’Ospedale Sacco di Milano: “Secondo la mia opinione personale Milano rischia, a differenza della prima ondata in cui la città era stata più o meno risparmiata. In questo momento Milano sicuramente è a rischio, come altre zone ad esempio Monza o Varese. Milano è da tenere sotto stretta osservazione”. C’è anche l’ipotesi di riaprire il reparto d’emergenza allestito in Fiera in primavera. Poi c’è la trincea dei trasporti pubblici che si è infiammata, e il dubbio che possa essere veicolo di contagio, anche più delle scuole e di certo più degli spritz, è lancinante: anche perché soluzioni non ce ne sono. O nessuna facile.

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Dopo la pubblicazione delle foto, che hanno fatto il giro della rete, dei passeggeri dei mezzi pubblici di Milano ammassati come ai vecchi tempi (il distanziamento sociale all’80 per cento è stata una cattiva idea disperata), e dopo la rissa De Micheli-Azzolina sulle lezioni a distanza nelle superiori, ieri sono stati convocati a Roma i rappresentanti delle Aziende di trasporto locale per trovare una soluzione. Perché il riempimento all’80 per cento non è più proponibile. Anche perché i comitati scientifici, a tutte le latitudini, hanno sempre raccomandato di non superare il 50. Ma le aziende sono in sofferenza, anche quelle con le spalle large come Atm, e Trenord che ha pur sempre alle spalle una regione con i bilanci in ordine, a differenza di altre reti territoriali italiane: i mancati introiti nel lockdown sono difficili da recupare. Ma i bilanci non sono l’unico ostacolo sulla via della riduzione del rischio-passeggeri.

 

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Nessuno riesce a mettere mano agli orari scaglionati di uffici e scuole, come chiedono i governatori, a partire da Attilio Fontana, e anche Beppe Sala, fin dalla fine del lockdown, mesi fa. Negli allegati all’ultimo dpcm viene così confermata una capienza massima per il trasporto pubblico “non superiore all’80 per cento” che però, fanno notare i tecnici, in molti casi si è già tradotta nel 100 per cento. Secondo gli scienziati si dovrebbe tornare ad un’occupazione del 50 per cento, ma è una percentuale che, secondo le Aziende di trasporto (riunite in Asstra), penalizzerebbe gli utenti. Soprattutto in un’area estremamente interconnessa e popolata come la Lombardia padana e la Città metropolitana. Il Cts, nell’ultima riunione con il ministro Speranza, ha ribadito “l’“assoluta necessità” dei controlli su bus e metro rilanciando una serie di proposte fatte già a maggio, come lo scaglionamento degli ingressi e l’apertura delle ztl, misure che questa volta forse verranno prese in considerazione. E la scelta dell’amministrazione meneghina di ripristinare le aree C e B è stata da più parti criticata. D’altra parte, le uniche medicine alternative sono gli orari di ingresso e uscita scaglionati per uffici e scuole superiori, e l’ulteriore potenziamento dello smart working, che però rischia di dare il colpo di grazia al commercio.

Ieri sera c’era il tavolo del Tpl, con la ministra delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli e le associazioni di categoria, i rappresentanti della Conferenza delle regioni, Anci e Unione delle province. Al centro del confronto anche la questione relativa alla scuola e, soprattutto, gli orari di ingresso negli istituti. Il possibile ritorno alla didattica a distanza è fortemente osteggiato dalla ministra dell’Istruzione Azzolina, dai sindacati e dai presidi (che accettano come orario limite le 9 del mattino) ma i presidenti delle regioni del Nord insistono, almeno per i ragazzi più grandi, tanto da non creare problemi ai genitori che lavorano. L’incontro interlocutorio ha messo a fuoco la necessità di nuove risorse per le aziende. Atm, già dalla fine del lockdown, ha messo in campo tutte le forze e viaggia a pieno regime: in metropolitana, nelle ore di punta, un treno ogni 3 minuti, con particolare attenzione alle prime corse del mattino. Per ora si marcia così. 

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