Ansa

Ruggiero, storico pm di Trani, a giudizio per falso e violenza sui testimoni

Luciano Capone

Il magistrato dei complotti delle agenzie di rating (tutte assolte) va a processo per aver falsificato i verbali e minacciato i testimoni, costringendoli ad accusare due indagati (arrestati). Ruggiero ha già una condanna analoga in appello e continua a svolgere la sua funzione

Doppio rinvio a giudizio, per violenza privata e falso in atto pubblico. La particolarità è che l’imputato è un pm e le vittime i suoi imputati. Il protagonista di questa vicenda è Michele Ruggiero, ora sostituto procuratore a Bari, ma all’epoca dei fatti punta di diamante della procura di Trani per le clamorose inchieste sui presunti complotti contro l’Italia delle agenzie di rating (finite tutte con archiviazioni e assoluzioni). Il Gup di Lecce ha accolto la richiesta della procura che accusa Ruggiero di aver falsificato i verbali di alcuni testimoni in un caso, e di aver falsificato i verbali e minacciato altri testimoni in un altro.

 

In un caso la deposizione, manipolata assemblando affermazioni rese in momenti diversi in modo da stravolgere il senso delle dichiarazioni, è stata determinante per l’arresto nel 2014 dell’allora vicesindaco di Trani Giuseppe Di Marzio all’interno di una clamorosa inchiesta per associazione a delinquere e concussione che travolse anche il sindaco. In un altro caso, diverso ma legato allo stesso mega processo su un presunto “Sistema Trani”, secondo l’accusa Ruggiero oltre a falsificare i verbali avrebbe costretto con modalità intimidatorie e violenze verbali un testimone a dichiarare di essere a conoscenza di tangenti pagate a un funzionario del comune di Trani, Sergio De Feudis, che poi per queste accuse è stato arrestato. “Voglio sapere la tua versione perché noi ti stavamo per arrestare... anche solo un’indagine ti creerebbe un casino di problemi per la laurea, il futuro, perché ti devo rovinare?”. “Te ne andrai in carcere pure tu, come se ne è andato l’anno scorso il tuo sindaco”. “Ci vedremo tra un mesetto, però in una diversa posizione: tu stai dietro le sbarre e io sto da un’altra parte”. “Tu sei un professionista, devi far rispettare la legge... e cazzo e queste cose non devi farmi sudare... ma perché devo minacciarti di arrestarti per farti dire la verità, porca puttana”. Sono alcune delle frasi di Ruggiero rivolte al testimone che negava di essere al corrente di dazioni di denaro, prima di cedere (“cosa vuole che le dica”) dichiarando ciò che il pm voleva.

 

Anche la genesi di questa inchiesta è singolare. Durante il processo “Sistema Trani” nel 2019, cinque anni dopo l’arresto del sindaco e di tante altre persone, dopo che le principali accuse erano già cadute in udienza preliminare (non è mai esistito un “comitato politico-affaristico”, come disse in conferenza stampa il procuratore capo di Trani Carlo Maria Capristo, ora indagato per corruzione a Potenza), il nuovo pm Marcello Catalano, che sostituiva Ruggiero trasferito a Bari, ha tirato fuori un cd mai depositato con le fonoregistrazioni di alcuni interrogatori. Dall’ascolto, le difese hanno scoperto le enormi incongruenze rispetto ai verbali e le minacce ai testimoni. Non si tratta neppure degli unici casi.

 

Nell’ambito dello stesso processo, Ruggiero e il collega Alessandro Pesce sono già stati condannati per tentata violenza privata: i due pm, secondo la Corte d’appello di Lecce, avevano minacciato in un interrogatorio i titolari di un’impresa per spingerli a incolpare l’ex capo della polizia municipale di aver preso tangenti. A otto anni dall’inchiesta che travole il comune di Trani, presentandolo come un “Sistema” dominato da un’associazione a delinquere politico-affaristica, tutto si è ribaltato. Al momento, gli unici condannati risultano essere i pm che hanno condotto l’inchiesta, mentre gli imputati che si erano fatti anticipatamente gli arresti sono stati prosciolti delle accuse più gravi. Ora alla condanna in Appello per il pm Ruggiero, quello della cravatta tricolore che sfidava le agenzie di rating, invitato come una star da tutti i partiti di destra e sinistra (Fratelli d’Italia ad Atreju lo incoronò come “testimonial” del patriottismo e il M5s lo indicò consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche), si aggiungono due rinvii a giudizio per falso e violenza privata.

 

La vicenda giudiziaria di Trani segnala però qualcosa che non va in questo “sistema”: l’ex sindaco Luigi Riserbato (insieme ad altri) da indagato fu arrestato perché poteva reiterare il reato, e pertanto costretto alle dimissioni, mentre il pm Ruggiero nonostante condanna in Appello e rinvii a giudizio continua a svolgere il suo lavoro (che consiste nell’interrogare testimoni, senza minacciarli, e redigere verbali, senza falsificarli). Ruggiero è anche autore per PaperFirst, la casa editrice del Fatto quotidiano, del libro “Sotto attacco”, che parla delle sue inchieste fallimentari. Il titolo evoca l’isolamento che il pm avrebbe subìto per le sue inchieste “scomode”. In realtà, da quanto emerge, a essere sotto attacco non era Ruggiero ma lo erano i cittadini coinvolti nelle sue inchieste, sia che fossero indagati sia che fossero testimoni.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali