Europa Ore 7

Il modello Italia per confiscare i beni degli oligarchi

Gli europei a favore del sostegno all'Ucraina, le trattative sull'embargo petrolifero aspettando Orbán e Steinmeier fa la pace telefonica con Zelensky. Il Pe chiede protezione per le rifugiate ucraine, chiede indietro gli aerei rubati dalla Russia e lo status di candidato per la Moldavia

David Carretta

Il problema di cosa fare con gli asset delle persone che finiscono nella lista nera dell'Ue è diventato palese con la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina. Con il sesto pacchetto di sanzioni il totale dei funzionari, militari e oligarchi sanzionari salirà a 1.168

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ieri ha detto di essere favorevole a fare in modo che i beni che appartengono ai funzionari e oligarchi russi sanzionati dall'Unione europea non siano solo congelati, ma anche confiscati per destinare le risorse alla ricostruzione dell'Ucraina. “Personalmente sono assolutamente convinto che sia estremamente importante non solo congelare i beni, ma anche renderne possibile la confisca, per metterli a disposizione della ricostruzione del paese”, ha detto Michel in un'intervista a Interfax-Ucraina. Dal punto di vista giuridico “non è così semplice”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo: “Ci sono 27 sistemi legali in tutta l'Ue e in molti stati membri è necessaria una decisione da parte di un tribunale” per procedere alla confisca. “Ci vuole tempo” ed “è un processo difficile e lungo”. Ma confiscare i beni di funzionari e oligarchi russi “per mettere questi soldi a disposizione delle autorità ucraine (…) è una questione di equità e di giustizia”, ha spiegato detto Michel.

Il problema di cosa fare con gli asset delle persone che finiscono nella lista nera dell'Ue è diventato palese con la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina. Fino al 24 febbraio, le sanzioni dell'Ue avevano colpito centinaia di persone in decine di paesi al mondo. Ma i ventisette non avevano mai voluto andare oltre il congelamento dei beni. Decine di sanzionati, del resto, non avevano conti o case nell'Ue. Metterli sulla lista nera era più un gesto simbolico che altro. Nel caso della Russia, dati la gravità della guerra per la sicurezza europea e i danni materiali all'Ucraina, tutto è cambiato. Con il sesto pacchetto di sanzioni che dovrebbe essere adottato nei prossimi giorni, il totale dei funzionari, militari e oligarchi sanzionati salirà a 1.168. Centinaia hanno conti correnti e titoli nell'Ue, oltre a ville, appartamenti o yacht. “Per come è costruito l'attuale regime del congelamento dei beni, gli oligarchi hanno il tempo dalla loro parte: date le loro ricchezze in Russia, possono permettersi di aspettare”, ci ha spiegato un diplomatico europeo. Ora vanno in vacanza a Doha o Dubai, in attesa del ritorno nell'Ue. Qualche anno dopo la fine della guerra, le sanzioni saranno cancellate. Alcuni di loro avranno anche chiesto alla Corte di giustizia dell'Ue di cancellarle. “Con il congelamento dei beni, alla fine rimangono loro i proprietari e torneranno in possesso di ville e yacht”, ci ha detto il diplomatico.

Michel ha annunciato di aver chiesto al servizio giuridico del Consiglio di “preparare possibili idee per trovare una soluzione legale in linea con i principi dello stato di diritto in linea con i principi dello stato di diritto, che faciliterebbero e renderebbero possibile la confisca dei beni delle persone sanzionate dall'Ue o da altri paesi del mondo”. Un'idea che era circolata nelle scorse settimane sono linee guida per chiarire che gli stati membri possono confiscare i beni, ma la sua portata giuridica sarebbe molto limitata. Alcuni stati membri, in realtà, si stanno già muovendo. Un modello che viene preso sempre più in considerazione è il regime di confisca dei beni della mafia introdotto dall'Italia, che permette di usare il ricavato della vendita a fini sociali. Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ne ha discusso con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante il loro incontro a Roma a inizio aprile. Il suo ministro della Giustizia, Dilan Yeşilgöz-Zegerius, sta pensando di copiare la legislazione anti-mafia italiana. Altri paesi potrebbero fare altrettanto. In un editoriale Il Foglio spiega che, anche se le risorse non sarebbero sufficienti alla ricostruzione, la confisca infliggerebbe una punizione seria agli oligarchi che sostengono Putin e la sua guerra.

A proposito di ricostruzione (ma anche di guerra), ieri a Varsavia si è riunita una conferenza dei donatori per l'Ucraina. “Abbiamo bisogno di un piano di sostegno internazionale strategico per l'Ucraina che sia un analogo moderno dello storico piano Marshall”, ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un messaggio in videoconferenza. Nelle scorse settimane, Michel aveva lanciato l'idea di un Trust fund di solidarietà con l'Ucraina per finanziare la resistenza e la ricostruzione. Ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha stanziato 200 milioni di euro di aiuti umanitari ulteriori. “Con questo nuovo impegno diciamo al popolo ucraino: la vostra lotta è la nostra lotta. Noi siamo con voi”, ha detto von der Leyen. Draghi ha annunciato di aver portato gli stanziamenti dell'Italia per l'Ucraina da 500 a 800 milioni. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha messo altri 300 milioni per un totale di 2 miliardi di aiuti. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha annunciato che la conferenza ha raccolto “oltre 6 miliardi di euro”.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 6 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Gli europei a favore del sostegno all'Ucraina (e dell'adesione) - Un sondaggio Flash Eurobarometro, pubblicato ieri dalla Commissione e realizzato in tutti gli stati membri, mostra un ampio consenso tra i cittadini a favore della risposta dell'Ue all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.  La maggior parte dei cittadini europei ritiene che, dall'inizio della guerra, l'Ue abbia dato prova di solidarietà (79 per cento) e sia stata unita (63 per cento) e rapida (58 per cento) nella sua reazione. Oltre nove intervistati su dieci (il 93 per cento) approvano la fornitura di aiuti umanitari alle persone colpite dalla guerra. L'88 per cento approva l'idea di accogliere nell'Ue le persone in fuga dalla guerra. L'80 per cento approva il sostegno finanziario fornito all'Ucraina. Due terzi degli europei (il 67 per cento) approvano il finanziamento da parte dell'Ue dell'acquisto e della fornitura di attrezzature militari all'Ucraina. Anche il sostegno alle sanzioni imposte alla Russia è molto elevato. L'80 per cento dei cittadini approva le sanzioni economiche nei confronti della Russia. Il 79 per cento approva le sanzioni imposte agli oligarchi. Una maggioranza consistente di europei è a favore dell'adesione dell'Ucraina all'Ue: il 66 per cento concorda sul fatto che "dovrebbe aderire all'UE quando sarà pronta", mentre il 71 per cento ritiene che faccia parte della famiglia europea.

Gli italiani (quasi) in linea con gli europei sull'Ucraina - Siamo andati a spulciare i risultati del sondaggio Flash Eurobarometro paese per paese e abbiamo scoperto che per una volta gli italiani sono in linea con il resto dell'Ue, o quasi. Il 49 per cento si dice soddisfatto della risposta dell'Ue (contro una media del 51 per cento nell'Ue). Il 63 per cento dice che la risposta dell'Ue è stata unita (contro il 62 per cento nell'Ue). Il 46 per cento si sente più europeo da quando la guerra è iniziata (contro il 43 per cento nell'Ue). L'88 per cento si dice simpatetico verso l'Ucraina (contro l'89 per cento nell'Ue). Il 68 per cento degli italiani ritiene che l'Ucraina faccia parte della famiglia europea (contro il 71 per cento nell'Ue). Il 70 per cento vuole che aderisca all'Ue appena pronta (contro il 66 per cento nell'Ue). Il 77 per cento approva le sanzioni dell'Ue (contro l'82 per cento nell'Ue). Le divergenze più forti riguardano la soddisfazione della risposta della Nato (39 per cento contro il 49 per cento nell'Ue) e degli Stati Uniti (32 per cento contro il 47 per cento nell'Ue), e il finanziamento dell'Ue per le forniture di armi (59 per cento contro il 67 per cento nell'Ue). In ogni caso, gli italiani sono quelli che parlano di più della guerra: il 58 per cento ha detto di parlarne più volte al giorno (contro il 41 per cento della media dell'Ue) e il 26 per cento una volta al giorno (contro il 29 per cento della media dell'Ue).

Trattative sull'embargo petrolifero aspettando Orbán - Contrariamente alle aspettative (e a quanto abbiamo scritto qui) ieri gli ambasciatori dei ventisette stati membri non si sono riuniti per discutere il sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue contro la Russia. La presidenza francese del Consiglio non ha ritenuto che ci fossero le condizioni per tentare di trovare un accordo. Il Coreper - l'organismo che riunisce gli ambasciatori - è convocato per questa mattina alle 9 e 30. Il problema principale riguarda l'embargo sul petrolio. Ieri ci sono stati contatti tra la presidenza francese, la Commissione e gli stati membri che hanno sollevato obiezioni. Tra loro c'è l'Ungheria. Il premier Viktor Orbán ha convocato a Budapest una riunione con gli esperti del settore energetico. A Bruxelles diverse fonti ci hanno detto che una soluzione sull'embargo si troverà. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega tutti i modi che sta trovando l'Ungheria per mettersi di traverso sulla Russia: non solo le sanzioni contro il petrolio, ma anche le forniture di armi. Sempre sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega perché l'embargo è un'opportunità per l'Italia che farà più male a Putin che a noi.

Steinmeier fa la pace telefonica con Zelensky - Il presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, ieri ha finalmente parlato al telefono Volodymyr Zelenskyy per "mettersi alle spalle" le tensioni dovute al rifiuto del presidente ucraino di una visita a Kyiv. Le polemiche avevano spinto il cancelliere, Olaf Scholz, ad annunciare che non avrebbe compiuto una visita nella capitale ucraina. "Il presidente tedesco ha espresso la sua solidarietà, rispetto e sostegno per la coraggiosa lotta del popolo ucraino contro gli aggressori russi", ha affermato un portavoce di Steinmeier. "Le irritazioni del passato sono state chiarite". In un tweet, Zelensky ha affermato che quella con Steinmeier è stata una "conversazione buona, costruttiva e importante", di aver ringraziato per "il forte sostegno all'Ucraina" e di aspettarsi che sia "intensificato". Zelensky aveva rifiutato la visita di Steinmeier perché, da ministro degli Esteri, aveva offerto interpretazioni degli accordi di Minsk molto favorevoli alla Russia. Fonti della presidenza tedesca hanno detto che Zelensky ha invitato Steinmeier e Scholz a Kyiv. Ma sarà il ministro degli Esteri, Annalea Baerbock, la prima ad andare. Sul Foglio Daniel Mosseri spiega Il controappello liberal-verde del think tank Zentrum Liberale Moderne, che dice a Scholz: Putin non deve vincere.

Il Pe chiede protezione per le rifugiate ucraine (aborto compreso) - Il Parlamento europeo ieri ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione di condanna dell'uso della violenza sessuale e di genere come arma di guerra in Ucraina. Il testo è stato approvato con 462 voti favorevoli, 19 contrari e 89 astensioni. In teoria il tema non dovrebbe essere controverso, ma   l'elevato numero di astensioni mostra che c'è stato qualche problema. Nelle scorse settimane si sono moltiplicate le notizie di donne ucraine rifugiatesi in Polonia che non hanno potuto abortire. Nella risoluzione, i deputati chiedono all'Ue e a tutti i paesi di accoglienza e transito di garantire l'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi, comprese la contraccezione di emergenza e l'assistenza all'aborto, anche per le vittime di stupro. Per le donne che si trovano ancora in Ucraina, il Parlamento europeo sollecita l'Ue a utilizzare tutte le risorse e i fondi a disposizione per rispondere ai bisogni in materia di salute sessuale e riproduttiva, e a inviare kit per una salute dignitosa, contraccettivi e kit per la salute riproduttiva sessuale, attraverso pacchetti e convogli umanitari.

Il Pe chiede indietro gli aerei rubati dalla Russia - Il Parlamento europeo ieri ha adottato una risoluzione sull'impatto della guerra illegale di aggressione russa contro l'Ucraina sui settori dei trasporti e del turismo dell'Ue, accusando la Russia di Vladimir Putin di aver rubato gli aerei affittati a compagnie straniere dopo il primo pacchetto di sanzioni. “Questo furto non può essere tollerato”, dice il testo della risoluzione, che denuncia una “chiara violazione delle regole internazionali dell'aviazione civile. I deputati hanno chiesto l'immediata restituzione degli aerei ai loro legittimi proprietari. Nel testo, i deputati propongono anche di inasprire ulteriormente le sanzioni contro il settore marittimo russo e di rifiutare l'ingresso nei porti dell'Ue alle navi che hanno attraccato in Russia durante il loro viaggio.

Il Pe chiede lo status di candidato per la Moldavia – Il Parlamento europeo ieri ha chiesto a Commissione e Consiglio di concedere lo status di paese candidato alla Moldavia, esprimendo la sua preoccupazione per i recenti "incidenti di sicurezza" in Transnistria che rischiano di trascinare il paese nella guerra della Russia contro l'Ucraina. Il testo, approvato per alzata di mano, afferma che la Moldavia è stata colpita in modo sproporzionato dalla guerra russa, in particolare per l'arrivo di oltre 450 mila rifugiati, la perdita di scambi commerciali e l'aumento dei prezzi dell'energia e dei trasporti. I deputati chiedono all'Ue di fornire maggiore sostegno al paese, ad esempio attraverso una nuova assistenza macrofinanziaria. Il Parlamento accoglie con favore la domanda formale di adesione della Moldavia e ritiene che l'Ue dovrebbe concedere lo status di candidato, in linea con l'articolo 49 del trattato e "sulla base del merito". I deputati ritengono che le autorità moldave siano indubbiamente sulla strada giusta sulle riforme fondamentali, in particolare in materia di democrazia, stato di diritto e diritti umani. Nel frattempo, l'Ue e la Moldavia dovrebbero continuare a lavorare per integrare il paese nel mercato unico e rafforzare la cooperazione settoriale.

Il Pe approva la proroga di un anno del Certificato digitale Covid dell'Ue - Il Parlamento europeo ieri ha appoggiato la proposta della Commissione di prorogare di un anno il regolamento sul Certificato digitale Covid dell'Ue. L'obiettivo è di assicurare che i cittadini europei possano beneficiare del diritto alla libera circolazione indipendentemente dall'evoluzione della pandemia. Oltre a prorogare la validità del certificato fino al 30 giugno 2023, le modifiche consentiranno agli stati membri di rilasciare certificati relativi anche a nuovi tipi di test antigenici. Nella loro posizione negoziale, i deputati vogliono che la Commissione valuti, sei mesi dopo la proroga, l’utilità e la conformità del certificato per procedere alla revoca non appena la situazione epidemiologica lo permetterà. Il mandato negoziale, che permette di avviare la trattativa con il Consiglio dell'Ue, è stato approvato con 432 voti a favore, 130 contrari e 23 astenuti. Tra i contrari ci sono i deputati della Lega, quelli di Fratelli d'Italia e l'ex M5s passata ai Verdi, Rosa D'Amato.

Anche le colombe della Bce vogliono alzare i tassi a luglio - Olli Rehn, il governatore della Banca centrale finlandese conosciuto per le sue posizioni da colomba dentro la Bce, si è espresso a favore di un rialzo dei tassi di interesse già a luglio e di un ulteriore aumento a settembre. "Sarebbe giustificato alzare il tasso sui depositi dello 0,25 per cento e arrivare a zero quando arriva l'autunno", ha detto Rehn al quotidiano Helsingin Sanomat. "Dopo questo, la normalizzazione della politica monetaria potrebbe proseguire in modo graduale", ha aggiunto Rehn. Nel frattempo, il capo-economista della Bce, Philip Lane, ha segnalato la volontà di muoversi sui tassi "non solo una volta, ma di più".

Per la Corte i commercianti su Amazon devono fornire informazioni sulla garanzia - Un commerciante che propone su siti come Amazon un bene che non è da lui stesso prodotto deve informare il consumatore della garanzia del produttore se ne fa un elemento centrale o determinante della sua offerta. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Unione europea in una sentenza che riguarda l'offerta di prodotti di un fabbricante svizzero da parte di una società tedesca sulla piattaforma di commercio online Amazon. La pagina del sito Amazon che presentava questa offerta non conteneva informazioni sulla garanzia offerta dalla società tedesca o da un terzo, ma conteneva in una rubrica intitolata "Altre informazioni tecniche" un collegamento mediante il quale l’utente poteva accedere a una scheda informativa redatta dal produttore. Secondo i giudici di Lussemburgo, oltre alle informazioni precontrattuali sulla garanzia commerciale del produttore, devono essere presenti le condizioni di applicazione e di esecuzione della garanzia.

Gli stati membri possono essere responsabili dei danni da inquinamento - Secondo l'Avvocato generale della Corte di giustizia dell'Ue, Juliane Kokott, gli Stati membri possono essere tenuti responsabili di danni alla salute causati da inquinamento atmosferico eccessivo, ma rimane difficile provare il nesso causale. La causa riguarda un abitante dell'agglomerato di Parigi che ha chiesto allo stato francese la somma di 21 milioni di euro a titolo di risarcimento danni, adducendo come motivazione che l'aumento dell'inquinamento atmosferico avrebbe compromesso la sua salute. Lo stato francese sarebbe responsabile di tali danni in quanto non avrebbe garantito il rispetto dei valori limite applicabili in modo uniforme in tutta l'Ue. Per l'Avvocato generale, i valori limite dell'Ue e gli obblighi degli stati membri di migliorare la qualità dell'aria sono preordinati a proteggere la salute umana e a conferire diritti ai singoli. Tuttavia l'esercizio di un diritto al risarcimento dei danni è reso difficile dalla dimostrazione di un nesso causale diretto tra la violazione qualificata delle norme in materia di qualità dell'aria e i danni concreti alla salute. L'Avvocato generale ha anche rilevato che lo stato membro potrebbe far valere a propria discolpa la dimostrazione che tali superamenti avrebbero avuto comunque luogo, anche se avesse adottato in tempo utile piani per la qualità dell'aria conformi ai requisiti della direttiva.

 


Accade oggi in Europa

– Parlamento europeo: la presidente Metsola partecipa allo Stato dell'Unione dell'Istituto universitario europeo di Firenze

– Commissione: discorso della presidente von der Leyen al Leserkongress 2022 della Faz

– Commissione: i commissari Hahn, Sefcovic e Gentiloni partecipano al "Global Europe Seminar" di Salisburgo

– Commissione: i commissari Borrell e Ferreira partecipano allo Stato dell'Unione dell'Istituto universitario europeo di Firenze

– Consiglio: riunione del Coreper

– Eurostat: dati sull'occupazione nel turismo nel 2019; dati sull'aspettativa di vita nel 2021