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L'attentatore di New Orleans aveva una bandiera dell'Isis

Micol Flammini

L'uomo che ha investito e sparato nella via principale della città della Louisiana causando decine di vittime era un cittadino americano del Texas di quarantadue anni. Le reazioni politiche e i precedenti 

Erano passate da poco le tre del mattino, quando in una New Orleans ancora in festa e piena di musica, un pick up si è diretto a tutta velocità contro la folla di Bourbon Street, una delle strade principali del quartiere francese della città, sempre piena di turisti, fino a tarda notte. “Era determinato a compiere la carneficina che ha causato”, ha detto dell’attentatore Anne Kirkpatrick, capo della polizia di New Orleans. Dopo aver lanciato il pick-up contro i passanti, l’attentatore è sceso dal veicolo e con un fucile d’assalto ha iniziato a sparare. E’ stato eliminato dalla polizia, che la notte del primo dell’anno era più numerosa del solito per le strade di New Orleans. Il bilancio delle vittime è molto alto: più di dieci morti e oltre trenta feriti, portati  in cinque diversi ospedali della città. Dalle prime ore, le autorità hanno trattato l’attacco come attentato, la polizia ha escluso subito che potesse trattarsi di  un autista in stato di ebbrezza: tutto era pianificato per uccidere e l’uomo aveva anche studiato come aggirare le barricate per entrare nelle strade centrali della città e aveva caricato il pick-up con  esplosivi. Altri esplosivi sono stati trovati nel quartiere francese. Il nome del colpevole è Shamsuddin Jabbar, un uomo di 42 anni del Texas, armato e vestito in tenuta militare. Aveva affittato l’auto sul sito di autonoleggio Turo e si era preparato in modo meticoloso per l’assalto. L’Fbi ha riferito che dentro al pick-up è stata trovata anche una bandiera dello Stato islamico, probabilmente Shamsuddin Jabbar sapeva come agire, aveva studiato il piano e si era addestrato per realizzarlo. 


Il profilo dell’attentatore sta emergendo lentamente, secondo i registri del Texas era stato accusato per reati minori: nel 2002 per furto e tre anni dopo per guida senza patente  valida, ma non appaiono segnali che facciano pensare che fosse tenuto sotto osservazione per terrorismo. 

Le prime reazioni politiche hanno spostato l’attenzione sull’immigrazione, il presidente eletto Donald Trump, che si insedierà alla Casa Bianca il 20 gennaio, ha commentato: “Quando ho detto che i criminali che arrivano sono molto peggiori di quelli che abbiamo nel nostro paese, questa affermazione è stata costantemente smentita dai Democratici e dai Fake News Media, ma si è rivelata vera. Il tasso di criminalità nel nostro paese è a un livello che nessuno ha mai visto prima”. Trump intendeva dire che un crimine così efferato potesse essere stato organizzato soltanto da una persona che veniva da fuori, ma poche ore dopo è arrivata la notizia che Jabbar era un cittadino americano, nato e cresciuto in Texas, per anni responsabile di un gruppo immobiliare e in passato  avrebbe prestato servizio come specialista in risorse umane presso l’esercito americano. 


L’attacco a New Orleans è il sesto collegato allo Stato islamico sul territorio americano. Nel 2015 ci furono due attentati, il primo a Dallas – due uomini aprirono il fuoco a una mostra di immagini satiriche in cui erano esposte anche vignette su Maometto, lo Stato islamico rivendicò, ma secondo le autorità americane non fu l’organizzazione a dirigerlo direttamente – il secondo a San Bernardino, quando una coppia aprì il fuoco in un centro per disabili, non ci fu alcuna rivendicazione da parte dell’Isis ma  l’attacco venne  lodato dall’organizzazione. Nel 2016, a Orlando, un uomo iniziò a sparare in un locale e chiamò la polizia per dire che aveva giurato fedeltà allo Stato islamico, ma nel suo passato, le autorità non hanno trovato veri legami con l’organizzazione. Nel 2017 venne colpita prima New York, nella giornata di Halloween, quando un furgone percorse una pista ciclabile investendo i passanti: l’attentatore aveva lasciato un biglietto e due giorni dopo l’Isis rivendicò. Nello stesso anno ci fu un secondo attentato a Las Vegas, quando un uomo iniziò a sparare dal Mandalay Bay Resort contro la folla durante il concerto di Jason Aldean: morirono 59 persone, lo Stato islamico rivendicò, ma le autorità non hanno mai confermato un legame tra l’attentatore e l’organizzazione. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)