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Show repubblicano

DeSantis, Musk e la foto di famiglia dei conservatori americani a trazione trumpiana

Paola Peduzzi

L'ultimo atto della resa dei conti dentro al Partito repubblicano è la candidatura del governatore della Florida, che si affida ai tre della PayPal Mafia. I nemici di Murdoch si stanno spostando da Fox News a Twitter

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Il governatore della Florida, Ron DeSantis, si candida alla presidenza degli Stati Uniti e per il momento possiamo ignorare sondaggi, curve di popolarità, dibattiti e discussioni e liti sulle sue chance di vittoria: è troppo presto, per lui, per la rosa degli altri candidati e anche per Donald Trump, ufficialmente in corsa dal novembre scorso, favoritissimo ma con parecchi accidenti legali da superare (quelli politici sarebbero ben più interessanti, ma gli sono costantemente perdonati sia dai suoi compagni di partito sia dagli elettori). E’ presto per capire come andrà questa corsa – le primarie iniziano nel gennaio del 2024 – ma non per fotografare l’ultimo atto della resa dei conti dentro al Partito repubblicano americano che è alle prese con il trumpismo, il post trumpismo, gli ispirati dal trumpismo e i succubi del trumpismo ormai dall’estate del 2016 (quando si ritrovò questo candidato ingestibile come suo nominato e poi come presidente)  e che non sembra in grado di uscirne con una nuova identità.

 

Lo scontro è in questo momento prevalentemente nel mondo legato a Trump, tutto quanto: politici, commentatori, media, imprenditori. DeSantis ha deciso di annunciare la sua prevedibile candidatura durante una conversazione su Twitter Space con il padrone di Twitter, Elon Musk, moderata da David Sacks, un influencer-donor che conduce un podcast molto popolare, “All-in”, è molto ricco ed è un sodale di Musk: fondò PayPal assieme a lui e a Peter Thiel, altro munifico burattinaio dei politici conservatori. Questi tre imprenditori non godono di buonissima fama – sono chiamati la PayPal Mafia – e soprattutto sono imprevedibili e bizzosi: molti hanno visto nella decisione di DeSantis di mettersi nelle mani di questa gang una certa disperazione. Come pensa di mantenere il controllo su di loro? E gli conviene dal punto di vista dell’attenzione degli elettori affidarsi a Twitter?

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Qualcuno azzarda le risposte e dice: il controllo, DeSantis, non ce l’ha in ogni caso, è in una posizione di debolezza perché finora non è riuscito a rivendersi come il Trump-giovane-sano-di-mente che aveva promesso e la popolarità dell’originale sembra inscalfibile da lui; così si è messo al servizio di Musk nella grande battaglia mediatica in corso, che è lo specchio del cannibalismo interno al mondo trumpiano: lo scontro con Fox News. Mike Allen di Axios ieri titolava la sua newsletter: “Musk, il nuovo Murdoch”, e anche un altro grande esperto di media come Ben Smith, fondatore del nuovo outlet Semafor, ha detto: la scelta di DeSantis è uno schiaffo a Murdoch. Ricapitoliamo brevemente: Fox News è il posto in cui i conservatori vanno per candidarsi, per avere visibilità, per essere protetti, ma l’ecosistema di destra (tendenza trumpiana) si sta spostando verso Twitter. C’è un movimento strutturale dell’industria dell’informazione: Fox News è il network più forte delle cable news, ma questo settore è in forte e costante declino, con solo 66 milioni di americani che oggi pagano un abbonamento per le tv via cavo.

 

I numeri di Twitter non sono pubblici, ma si stima che il numero di utenti attivi quest’anno sia di 55 milioni di americani. I numeri e anche l’utilizzo della tv e di Twitter non sono paragonabili, ma i trend sono piuttosto chiari, e non sono a favore dei Murdoch, i proprietari di Fox News. Per di più i nemici di Murdoch, che come si sa è considerato il più influente kingmaker della politica conservatrice d’America, si stanno spostando verso Musk, come ha fatto Tucker Carlson, licenziato in tronco dai Murdoch ora in attesa di partire con un suo show su Twitter che nel frattempo dice che le informazioni in tv non sono vere e secondo Gallup è il singolo personaggio più seguito d’America sulle news (questo forse ci dice molto dello stato della mente americana alla vigilia di un altro anno elettorale). Nel frattempo Trump, che pure è stato riaccolto su Twitter da Musk (assieme a una caterva di suprematisti bianchi), osserva: forse è l’unico che può permettersi di non corteggiare spudoratamente nessuno. Approfitta delle liti degli altri dopo aver aizzato tutti contro tutti, e  approfitta dell’assenza dell’ala tradizionale del Partito repubblicano. In questo clamore coi denti aguzzi, i conservatori dell’establishment prima della razzia trumpiana sembrano inerti. Forse si stanno organizzando dietro le quinte, come si augurano i neverTrump, ma nella foto di oggi della litigiosissima famiglia della destra americana non si vedono quasi.

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