Tucker su Twitter

Perché Carlson sceglie Musk. La resa dei conti (cannibale) tra i conservatori

Paola Peduzzi

Quanto durerà l’unione tra il famoso conduttore e Mr. Tesla? La caccia sregolata al pubblico conservatore, tra condanne e arresti

Milano. Che Tucker Carlson si fosse già stufato dell’esilio imposto dal licenziamento da Fox News era già chiaro da giorni, da quando i suoi avvocati si sono fatti ciarlieri e le indiscrezioni (comiche e rabbiose insieme) sul futuro dell’anchorman più influente d’America,  così dicono, si sono moltiplicate. Carlson non vuole correre il rischio di perdere anche solo un pezzetto del suo grande pubblico televisivo – il suo tesoro più prezioso che determina il suo potere contrattuale – e così ha scelto in fretta dove continuare a incantare i suoi seguaci: Twitter. Fra tutti i corteggiatori – i media conservatori grandi e piccoli, i blogger di destra senza portafoglio, i russi della propaganda putiniana che lo vorrebbero tantissimo ora che siamo in mezzo al più classico e il più serio degli scontri politici tra destra e sinistra: il tetto del budget – Tucker Carlson ha scelto Elon Musk. 

 

 

C’è stata una convergenza di tempi, necessità e ideologia. Carlson cerca una piattaforma che gli consenta di portare avanti il suo show, Musk cerca  nuovi content creator: domanda e offerta si sono incontrate e sposate veloci (secondo i ben informati, sono la convenienza e l’affinità ideologica ad aver sigillato l’unione: i due si sono incontrati per la prima volta soltanto poco tempo fa, non si conoscono). Carlson non vuole perdere tempo, sa che il pubblico è volubile e di poca memoria e ha già visto scomparire nei rigagnoli mediatici conservatori altri fuoriusciti famosissimi da Fox News: Twitter garantisce velocità e immediatezza. I tempi combaciano, e uno show sulla piattaforma di Musk permette a Carlson di continuare la sua trattativa con Fox News sui soldi – una trattativa che sta diventando una lotta nel fango. L’emittente vuole continuare a pagare il suo conduttore fino alla scadenza del contratto (gennaio 2025, 20 milioni di dollari l’anno), mantenendo così l’esclusiva e impedendogli di portarsi via il suo pubblico (che nel segmento occupato da Carlson dal 2016 è già molto diminuito).

 

Gli avvocati di Carlson dicono che il loro cliente è tenuto in ostaggio e va liberato e, poco prima dell’annuncio dello sbarco su Twitter, hanno inviato una lettera guerresca a Fox News in cui dicono: il contratto non vale più perché è stato violato prima da voi, che avevate dato garanzia sul fatto che le conversazioni private con Carlson non sarebbero mai diventate pubbliche e non l’avete rispettata (le conversazioni sono emerse durante il processo intentato dalla Dominion, un’azienda che produce le macchine elettorali, contro Fox News, finito con un patteggiamento imprevisto ed enorme, 787,5 milioni di dollari: poiché non si sa la ragione per cui Carlson è stato licenziato in tronco, molti dicono che sia stata Dominion a chiedere la sua testa negoziando il patteggiamento, ma Dominion smentisce). Quindi, in sostanza Carlson vuole essere pagato molto per il divorzio non consensuale, come è tradizione di Fox News, ed essere liberato, ma intanto ha trovato in Twitter l’ospite perfetto della sua urgenza comunicativa. Almeno per ora, perché tutti, corteggiatori rimasti a bocca asciutta ed esperti, dicono che questo sarà un matrimonio fugace.

 

Ci sono anche dei risvolti negativi: l’emorragia di investitori di Twitter, iniziata con l’arrivo di Musk alla guida del social, potrebbe aggravarsi. Ma l’imprenditore libertario sembra poco sensibile al danno finanziario (qualcuno lo definisce: autolesionista) così come lo è alle richieste di moderazione dei contenuti, e anzi sta cercando altre star televisive sufficientemente controverse e senza più una trasmissione per ampliare il suo club: i suoi sostenitori dicono che Twitter diventerà presto l’unica piattaforma in cui l’espressione è libera per davvero. Ma al di là di quanto sia strapazzata di recente questa idea di libertà, i “tecnici” sostengono che c’è un vincolo concreto al passaggio dalla tv a Twitter, che non vive di spettatori ma di gente che scrolla. Questa è un’altra ragione che fa dire: Carlson è soltanto di passaggio, intanto studia il modello di business per restare rilevante com’è ora. 

 

Si aspetta ancora la reazione di Fox News alla prima mossa del suo quasi ex, ma gli addetti ai lavori sono già pronti allo scontro tra Rupert Murdoch ed Elon Musk: finora i rapporti erano buoni, il tycoon aveva detto che Mr. Tesla stava facendo un “grande lavoro” con Twitter. Ma se ora la competizione diventa diretta, i toni potrebbero cambiare, perché non si tratta soltanto di gestire il fuoriuscito ma di controllare la nuova generazione del pubblico conservatore mentre si appresta a tornare a votare. La resa dei conti tra i repubblicani, politici e influencer, è appena iniziata: si svolge sui media e nei tribunali Donald Trump dovrà pagare cinque milioni di dollari a E. Jean Carroll per abusi sessuali e diffamazione; il senatore repubblicano George Santos è stato arrestato ieri con l’accusa di riciclaggio di denaro e frode –  perché il Partito repubblicano ha deciso finora di rimandare questo scontro finale. Avrebbe potuto farlo subito dopo l’elezione di Joe Biden, invece ha temporeggiato e ancora oggi vive ogni (prematuro) sondaggio con tormenti e sospiri, lasciando che le sue due anime, una tradizionale e una di derivazione trumpiana, si scannino tra di loro. Saranno infine gli elettori a decidere, intanto ci si azzanna l’uno con l’altro, cannibali. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi