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istituzioni europee

Dove può arrivare l’offensiva dell’Ue contro l’Iran

Pietro Guastamacchia

Gli eurodeputati hanno un programma contro il regime di Teheran. E la fine dell’accordo sul nucleare è solo una parte. In calendario per oggi c'è il colpo finale (un voto) sul Jcpoa

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Strasburgo. Pressioni diplomatiche, sanzioni e condanne a Teheran non bastano a fermare le esecuzioni e le repressioni e a Bruxelles sale la frustrazione perché le armi in campo contro gli ayatollah per ora sembrano tutte spuntate. Il dossier Iran inoltre sta diventando sempre più un problema nelle relazioni tra Parlamento e Commissione: mentre l’Eurocamera chiede nuovi mezzi per intimidire Teheran, il capo della diplomazia Ue Josep Borrell è ancora convinto che il negoziato sul Jcpoa (l’accordo sul nucleare iraniano) possa rimanere su una corsia separata. A inizio settimana infatti, tramite il suo portavoce, Borrell aveva fatto sapere che “il Jcpoa non è morto”, negando quanto aveva detto il presidente americano Joe Biden lo scorso dicembre.

 

Proprio su Borrell però all’Europarlamento si scatena la polemica, “negli ultimi tre dibattiti sull’Iran l’Alto rappresentante non si è presentato in aula”, ha accusato l’eurodeputata verde Hannah Neumann, “so che non possiamo costringerlo fisicamente ma questa situazione è insostenibile”, ha continuato rivolgendosi alla presidente Roberta Metsola.

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Dall’Eurocamera, che lunedì ha aperto i lavori della plenaria a Strasburgo circondata da migliaia di manifestanti iraniani che chiedevano azioni concrete contro Teheran, in settimana sono arrivate ulteriori pressioni sulla Commissione per fare di più. Metsola, uscita in strada lunedì mattina per incontrare i manifestanti a Strasburgo, ha promesso che “le istituzioni europee non lasceranno soli i giovani iraniani”. Il giorno seguente l’aula ha sostenuto a larga maggioranza la relazione sulla violazione dei diritti umani in Iran che include l’iscrizione del corpo delle guardie della rivoluzione dell’Iran nella lista europea delle organizzazione terroristiche.

 

La mossa proposta è un primo passo verso una strategia più aggressiva, specialmente se coordinata con un incremento delle sanzioni contro l’Iran promesso la settimana scorsa dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per la collaborazione militare di Teheran con Mosca nella fornitura di droni usati dalle forze russe nel conflitto in Ucraina, sanzioni su cui gli eurodeputati hanno già espresso più volte il sostegno. Ma sul Jcpoa la comunicazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio continua a incepparsi. Sempre a Strasburgo, durante la conferenza stampa di presentazione della presidenza di turno svedese, il premier Ulf Kristersson ha schivato una domanda diretta sulla necessità di interrompere i negoziati, dicendosi “in linea con le azioni della Commissione sul tema”. Gira intorno all’argomento anche il commissario alla giustizia Didier Reynders, chiamato a rimpiazzare Borrell e a rispondere alle ripetute richieste dell’aula di abbandonare i negoziati.

 

L’Iran inoltre ha fatto capolino anche nello scandalo corruzione che ha colpito il Parlamento. Sebbene Teheran non appaia direttamente nelle indagini, una delle pagine più misteriose riguarda il licenziamento del consigliere socialista nella commissione Affari esteri, Eldar Mamedov. La collaborazione tra il gruppo dei socialisti e il lituano di origine caucasica infatti è stata terminata senza alcuna spiegazione, ma nei corridoi dell’Europarlamento era nota la vicinanza di Mamedov all’Iran e il suo strenuo sostegno per la prosecuzione dei negoziati.

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Ma davanti all’aggravamento della situazione in Iran gli eurodeputati vogliono certificare la morte dell’accordo e hanno scelto di mettere in calendario per oggi il colpo finale: un voto per chiedere ufficialmente alla Commissione l’interruzione dei negoziati sull’accordo sul nucleare iraniano.

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