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"Non fare come Orbán". L'Ue vuole cooperare con Meloni, ma conta sulla reciprocità 

David Carretta

Dietro alle formule diplomatiche, è questo il messaggio che i leader europei hanno cercato di trasmettere alla premier. Le incognite riguardano il Mes e le migrazioni

Bruxelles. “Non fare come Viktor Orbán”. Dietro alle formule diplomatiche, è questo il messaggio che i leader delle istituzioni dell’Unione europea hanno cercato di trasmettere ieri al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il primo incontro con Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel è servito a conoscersi (solo la presidente del Parlamento europeo aveva incontrato Meloni in un’altra occasione), discutere le priorità del nuovo governo italiano sui principali temi nell’agenda dell’Ue, vagliare le eventuali richieste e la compatibilità con regole ed equilibri europei.

 

È servito soprattutto a capire se la trasformazione di Meloni da leader nazionalista e anti europea in capo di governo pragmatico e responsabile è reale e duratura. Le rassicurazioni in pubblico e in privato sul continuo sostegno all’Ucraina e sul rispetto delle regole di bilancio hanno creato un clima propizio alla collaborazione. Dietro al “non fare come Orbán” c’è un altro messaggio: l’Ue vuole cooperare con l’Italia di Meloni, se l’Italia di Meloni non si lancerà in scontri frontali come quelli che avevano caratterizzato i rapporti con il governo Conte 1 nel 2018-19. Con la guerra della Russia e la crisi energetica, nessuno può permetterselo. “L’Italia ha sempre avuto un ruolo centrale nell’Ue. Più che mai – con l’invasione russa dell’Ucraina, prezzi dell’energia alle stelle e inflazione in aumento – dobbiamo rimanere uniti”, ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, dopo il suo faccia a faccia con Meloni: “Siamo più forti, se stiamo insieme”. 

 

Non sono solo parole di circostanza. In un contesto geopolitico incerto, con la chiusura della Cina di Xi Jinping e il possibile cambio di maggioranza al Congresso americano che si sommano agli effetti della guerra della Russia, le fratture interne ai ventisette indeboliscono tutti. Il principio sacro dell’Ue è il rispetto della democrazia: si lavora con tutti i leader eletti democraticamente, anche con chi viene da un passato post fascista. Spetta a ciascuno capo di governo decidere cosa fare, ma nel rispetto dei trattati e delle regole dell’Ue. Agli occhi di Bruxelles, “prima gli italiani” significa non isolare l’Italia, ma lavorare con gli altri partner europei a soluzioni pragmatiche sui temi più urgenti. Orbán può fare molto rumore e dare qualche fastidio con i suoi veti ai vertici e le sue sparate pubbliche contro l’Ue. Ma, alla fine, la sua strategia è controproducente per l’Ungheria. Il paese sta attraversando una crisi sui mercati finanziari, con il fiorino ai minimi storici. La Commissione non ha ancora dato il via libera al Pnrr di Budapest e ha proposto la sospensione di altri fondi comunitari per la deriva sullo stato di diritto.

 

La speranza dell’Ue è che Meloni si europeizzi. Metsola ha invitato il presidente del Consiglio a un dibattito davanti alla plenaria del Parlamento europeo. Il governo italiano ha priorità che sono condivise, come il prezzo dell’energia. Ma sulle soluzioni – dal price cap alla solidarietà finanziaria – ci sono ancora profonde divisioni tra i ventisette stati membri. I primi segnali che sono venuti da Meloni e da alcuni esponenti del suo governo sono giudicati “molto positivi”, spiega una fonte europea. E’ stata apprezzata la decisione di compiere il primo viaggio all’estero a Bruxelles. Le rassicurazioni che contano di più riguardano il sostegno all’Ucraina e il rispetto delle regole di bilancio. “Siamo totalmente allineati sull’Ucraina. Continueremo a essere fermi sulle sanzioni”, ha detto Metsola. Sui conti pubblici ci sono “una chiara volontà di dialogare e una chiara volontà di giocare secondo le regole del gioco”, dice la fonte europea. “La prima opportunità” per dimostrarlo sarà il processo di adozione della legge di bilancio. Sarà il primo vero test per l’Ue.

 

Tutti sono coscienti che ci saranno problemi e conflitti. Uno è già in corso e riguarda le migrazioni. La decisione del nuovo governo di non concedere lo sbarco a tre navi delle ong con circa mille migranti a bordo ha risvegliato i brutti ricordi del 2018-19. “Stiamo seguendo la situazione da vicino”, ha detto un portavoce della Commissione: “E’ necessario sottolineare che è un obbligo morale e legale” salvare persone in mare. Ma c’è una strada per un compromesso, sempre che il governo Meloni accetti di seguirla. Nei negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo, un gruppo di paesi (tra cui Germania e Francia) ha firmato una dichiarazione sulla solidarietà che prevede di ricollocare fino a 8 mila richiedenti asilo. Finora dall’Italia ne sono stati trasferiti appena 38 in Francia e 74 in Germania. “Questo sistema volontario di solidarietà era stato adottato per tutti i paesi del Mediterraneo che hanno bisogno di sostegno anche a seguito di operazione di ricerca e salvataggio”, ha detto il portavoce della Commissione. Può servire per i richiedenti asilo bloccati sulle navi delle ong? “Questo meccanismo è dedicato a questo”, ha spiegato il portavoce.

 

Un altro esempio è la ratifica del nuovo trattato del Meccanismo europeo di stabilità (il fondo salva-stati Mes) per andare avanti con il completamento dell’unione bancaria. Tre anni fa Meloni era volata a Bruxelles per una manifestazione di protesta contro il nuovo Mes davanti alle sedi dei palazzi di Consiglio e Commissione dove è stata accolta ieri. La ratifica “è un impegno che l’Italia ha già preso. Ci aspettiamo che il nuovo governo italiano rispetti l’impegno, come tutti i governi”, ricorda una fonte dell’Eurogruppo. Ma c'è la consapevolezza che non c'è stato ancora “il tempo” per Meloni di “concordare una posizione su questo. Lasceremo un po’ tempo per organizzare la loro posizione”, dice la fonte dell’Eurogruppo.
 

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