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Nella biblioteca di Dnipro, per capire che cosa significa “derussificare” i libri

Pietro Guastamacchia

Nessuno brucerà Tolstoj, ma verranno eliminati libri il cui contenuto nega l'indipendenza dell'Ucraina, come "Kiev Kaputt" di Limonov e "Intervista con Putin" di Oliver Stone

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Dnipro. “Nessuno leverà Tolstoj o Lermontov dagli scaffali”, dice al Foglio Roman Sergiy, il direttore della biblioteca civica di Dnipro, “ma alla luce del conflitto in corso il catalogo delle nostre biblioteche pubbliche ha bisogno di essere aggiornato”. Un aggiornamento in cui potrebbero finirci di mezzo autori come Eduard Limonov o Oliver Stone, stando ai criteri presentati dalle autorità cittadine. “Guardi qui non si vuole bruciare nessun libro però io non vedo perché debba commissionare l’acquisto di volumi che negano l’esistenza del mio paese pagandoli con i fondi della mia città”, taglia secco Sergiy.
Il processo richiesto dal consiglio cittadino di Dnipro alle proprie biblioteche con circolare ufficiale si chiama “aktualizacja”, ovvero modernizzazione del catalogo, ma già alla terza riga della comunicazione ufficiale diramata dal sindaco della città Borys Filatov si parla di “derussificazione”.

 

“Le ripeto qui non si parla di romanzi, ma di libri propagandistici. I libri sono armi e noi dobbiamo proteggerci”, insiste Sergiy dal suo ufficio su via Voskreseniaja, dove i primi piani della biblioteca civica sono ora adibiti alla ricezione dei profughi da Mariupol. La trincea  arriva tra i libri e la circolare emessa dal consiglio cittadino parla chiaro: “Le risorse delle biblioteche richiedono un’attenzione particolare per la  prevenzione della diffusione di influenze informative ostili” ed include un  elenco di criteri di valutazione dei volumi ostili. Pagine di postille che Sergiy ha cosparso di note aggiuntive e commenti scritti a penna per il personale della sua biblioteca. 
Il primo punto della circolare è lapidario: “Rivedere la disponibilità delle pubblicazioni che promuovono la guerra e che mirano a sovvertire con la violenza l’ordine costituzionale o l’integrità territoriale dell’Ucraina”. Ancora più secco il secondo criterio pensato per imbrigliare i manuali di storia scritti all’ombra del Cremlino e che chiede la revisione dei volumi “che negano l’aggressione armata della Federazione russa contro l’Ucraina presentandola come un conflitto interno o guerra civile”. 

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“Vede il mercato editoriale russo presenta una quantità enorme di libretti di narrativa militare e saggistica basata su falsità storiche che trovano una grande diffusione e che noi dobbiamo fermare”, giustifica Sergiy. Tra le maglie dei criteri di revisione però ci finiscono anche libri per bambini, come ad esempio le fiabe dell’autore sovietico Viktor Dragunsky, molto popolari in Ucraina. “Questo è un caso che ci hanno fatto presente in molti però le faccio vedere il libro, le pare normale che i nostri bambini debbano leggere fiabe che hanno il tricolore russo in copertina?”, spiega il direttore sottolineando che non verrà vietato il libro ma solo questa edizione.
Più in basso nella circolare arriva anche la richiesta di rivedere i libri “inclusi nell’Elenco statale delle pubblicazioni il cui contenuto è volto a eliminare l’indipendenza dell’Ucraina”, una dozzina di pagine allegate in cui figurano ad esempio “Kiev Kaputt” di Eduard Limonov e “Intervista con Putin” di Oliver Stone. Da rivedere inoltre anche le pubblicazioni di celebrità “incluse nell’Elenco delle persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale”, altra lista chilometrica allegata alla circolare e in cui figurano diversi politici russi ma anche amici  occidentali del Cremlino come Gérard Depardieu e Steven Seagal.

 

“Del milione e passa di libri a catalogo nelle 34 librerie pubbliche della città di Dnipro per ora ne abbiamo selezionati 25.000 di cui dobbiamo rivedere la situazione” continua Sergiy. I libri attendono ora il loro iter processuale ammassati in scatoloni impilati nei corridoi, “qui nessuno brucia niente sia chiaro”, scherza il direttore passando in rassegna i volumi in attesa di giudizio, “la decisione finale spetta a una commissione apposita che valuterà libro per libro”. Qualora i volumi dovessero rispondere ai criteri elencati nella circolare però le regole sono chiare: eliminazione dagli scaffali.

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