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i tempi dell'Europa

L’Ue rimanda all’autunno le decisioni sull’energia

David Carretta

Mario Draghi spinge la Commissione a mobilitarsi su gas e petrolio. Alcuni tabù sono stati infranti e anche Germania e Olanda sono meno ostili al price cap, ma potrebbe essere tardi

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Bruxelles. In tempi normali Mario Draghi potrebbe rivendicare un successo nella sua campagna per mobilitare l’Unione europea sulla crisi dell’energia. Nel Consiglio europeo di oggi alcuni tabù sono caduti. La Commissione a settembre presenterà delle proposte per riformare il mercato dell’energia dell’Ue e un rapporto sulla possibilità di introdurre un price cap sul gas importato dalla Russia. I leader ne discuteranno al Consiglio europeo di ottobre. Ma questi non sono tempi normali. C’è la guerra militare contro l’Ucraina. E c’è la guerra del gas contro l’Ue. Draghi ha usato tutto il suo peso per convincere che è urgente agire. Ha chiesto un Consiglio europeo straordinario sull’energia in luglio. Ha provato a convincere la Commissione a presentare una proposta sul price cap già nelle prossime settimane. Nonostante alcuni movimenti di Germania e Paesi Bassi, alla fine ha prevalso quella che Draghi ha definito “paura”. E’ la paura di vedersi tagliare completamente il gas da Vladimir Putin. Per Draghi, per ora, è una missione incompiuta.

 

Nelle conclusioni del Consiglio europeo Draghi ha ottenuto gran parte di quello che voleva. C’è un riferimento all’uso del gas come arma da parte della Russia. C’è un nuovo invito (il secondo in un mese) alla Commissione a esplorare la fattibilità di un tetto temporaneo al prezzo delle importazioni di gas. C’è la richiesta di trattare con urgenza il dossier delle forniture energetiche a prezzi abbordabili. La Commissione sta lavorando “su diversi modelli” per intervenire sull’energia, compresa una “riforma del mercato elettrico” con il “disaccoppiamento di gas ed elettricità per la formazione dei prezzi”, ha detto la sua presidente Ursula von der Leyen: “Ne discuteremo in occasione del consueto Consiglio europeo di ottobre. Verso la fine dell’estate dovremmo essere in grado di presentare le proposte alternative su cui i leader potranno confrontarsi”. Sul price cap “vedremo queste proposte in autunno”, ha spiegato il tedesco Olaf Scholz.

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Date le posizioni di partenza a ottobre del 2021, quando i prezzi hanno iniziato a impennarsi, non sono risultati scontati. All’epoca la Commissione, la Germania e i Paesi Bassi rifiutavano anche solo di immaginare il disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas o un tetto sul gas russo. “La posizione della Germania è cambiata progressivamente muovendosi nella nostra direzione”, ha spiegato Draghi: “Da un’obiezione di principio è passata a un’apertura”, che c’è anche “da parte di altri paesi come l’Olanda che erano molto rigidi all’inizio”. Ma la svolta non c’è stata. Quando Draghi ha chiesto un Consiglio europeo straordinario a luglio, l’olandese Mark Rutte e la svedese Magdalena Andersson hanno risposto che sarebbe inutile in mancanza di proposte concrete della Commissione da discutere e concordare. L’Ue e Von der Leyen hanno tempi lunghi. Rischiano di non essere i tempi della guerra di Putin. Di price cap,  anche sul petrolio,  si tornerà a discutere al vertice del G7 di domenica. Ottobre “potrebbe essere tardi, soprattutto se avvengono altre cose sul fronte dell’energia”, ha detto Draghi: “Se la situazione dovesse aggravarsi, è chiaro che ci sarà un Consiglio europeo straordinario”.

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