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il personaggio

Jens Plötner, ecco chi è il consigliere della cautela di Scholz

Daniel Mosseri

Il diplomatico dalle pagine della Zeit lascia filtrare due nuovi concetti per relazionarsi con Mosca: “constrainment”, ossia vincolo, e “hedging”, ovvero copertura. Ossia frenare la Russia con la deterrenza militare ma anche attraverso partnership commerciali più diversificate 

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Berlino. Chi si ricorda come si chiamava l’ultimo ministro degli Esteri di Angela Merkel alzi la mano. E adesso dite il nome della guida attuale della diplomazia tedesca. Oggi Annalena Baerbock, ieri Heiko Maas. Lui è arrivato all’Auswärtiges Amt, la Farnesina tedesca, dopo essere stato ministro federale della Giustizia; lei  è partita quasi dal nulla e si è candidata a cancelliera alle elezioni del settembre 2021, diventando ben più riconoscibile del suo navigato collega. A Berlino, però, come  a Parigi e a Washington, i dossier strategici di politica estera sono dominio dei capi di governo, con i ministri competenti chiamati a restare un passo indietro. Così è stato quando il cancelliere Olaf Scholz ha imposto alla Germania un riarmo da 100 miliardi di euro: il rilancio di una Bundeswehr arrugginita è una condizione necessaria per contare di più sulla scena globale. In tema di sostegno all’Ucraina Scholz è stato invece titubante, il che ha permesso a Baerbock, sostenuta anche dal vicecancelliere Robert Habeck, di far sentire di più la propria voce.
 

Scholz ha però una carta da giocare per ripristinare il proprio primato: è il suo consigliere diplomatico Jens Plötner. Capo di gabinetto del ministro degli Esteri (e oggi presidente federale) Frank-Walter Steinmier fra il 2014 e il 2017 e poi per due anni ambasciatore in Grecia, nel 2019 Plötner diventa direttore politico dell’Auswärtiges Amt da dove a fine 2021 passa in cancelleria federale. Secondo la Zeit, quando il molto poco diplomatico ambasciatore ucraino a Berlino Andriy Melnyk si è lamentato “della rete di contatti con la Russia che oggi comanda dentro al governo tedesco” si riferiva proprio al 54enne Plötner, uomo di Steinmeier e perciò più filo Mosca che filo Kyiv. Eppure gli ucraini si sbagliano, spiega la Zeit, ricordando che se è vero che Plötner era portavoce di Steinmeier già nel lontano 2008, non si è  fatto le ossa in Russia ma in Grecia, in Sri Lanka e in Tunisia. Vero è, invece, che i russi Plötner li conosce bene per aver tentato insieme di salvare l’accordo per il nucleare iraniano silurato da Donald Trump.
 

Oggi il progetto tedesco – definirlo della Spd o di Steinmeier sarebbe limitativo – di costruire un’architettura di pace con la Russia fornitrice di energia è naufragato come tutti i formati Normandia e le formule Minsk nelle quali Berlino ha creduto per anni. Plötner però non demorde e dalle pagine della Zeit lascia filtrare due nuovi concetti per relazionarsi con Mosca: “constrainment”, ossia vincolo, e “hedging”, ovvero copertura. Una versione più modesta della politica di contenimento della Guerra Fredda  – la cortina di ferro non c’è più e il contenimento non è più possibile. Messi da parte i proclami atlantici di Baerbock e Habeck, Scholz prova con Plötner il nuovo approccio: frenare la Russia con la deterrenza militare ma anche attraverso partnership commerciali più diversificate. L’embrione di una ostpolitik 2.0.

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