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Putin come il Duce

L’invasione dell’Ucraina rievoca le guerre di Mussolini, dalla Grecia all’Etiopia

Luciano Bozzo

Le analogie tra il conflitto scatenato da Putin e le campagne del Duce sono sorprendenti: stesse umiliazioni, identica sottovalutazione dell'esercito avversario e, probabilmente, medesime conseguenze alla fine dello scontro

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Le analogie storiche vanno maneggiate con cura, il rischio di interpretazioni equivoche o strumentalizzazioni è alto. Sono tuttavia uno strumento potente per meglio leggere la realtà e i suoi possibili sviluppi. Difficile, oggi, sfuggire al richiamo delle analogie tra la guerra di Putin e due di quelle del Duce. Il 28 ottobre 1940, anniversario della marcia su Roma, l’Italia attaccò la Grecia. Quella che era ancora considerata una potenza militare europea, con una popolazione di oltre 40 milioni di abitanti, un impero coloniale, un’industria nascente, aggrediva per ragioni di prestigio e rivalsa verso i tedeschi un piccolo paese di 7 milioni di abitanti. La decisione fu presa sulla base di informazioni insufficienti sull’esercito avversario, avendo una percezione errata della determinazione del popolo greco a difendersi e persino contando sulla complicità del governo ellenico. L’attacco avvenne nel momento peggiore dal punto di vista meteorologico, con truppe dalla scarsa motivazione e avendo consentito per mesi ai greci, insospettiti, di preparare la difesa. L’offensiva s’infranse su reparti decisi a lottare per la propria terra, spesso reclutati nelle regioni in cui si combatteva, ed equipaggiati meglio degli italiani, grazie ai rifornimenti inglesi di armi. L’esito della campagna fu rovinoso. Dalla metà di novembre le truppe italiane vennero ricacciate fin dentro i confini albanesi, subendo pesanti perdite. Solo l’intervento di Hitler chiuderà la partita e l’offensiva tedesca dell’inizio di aprile 1941 si concluderà con la resa greca. 


Le analogie con quanto accaduto in Ucraina nella prima fase dell’attacco russo sono sorprendenti. Anche i russi hanno dato modo all’avversario di prepararsi all’attacco, hanno sottovalutato la sua capacità e volontà di resistenza, la tenuta di Zelensky, impiegato truppe non sufficientemente motivate, scelto la stagione sbagliata – che ha reso il terreno pesante per le forze corazzate – sottovalutato quantità e qualità degli armamenti di cui gli ucraini sono riforniti dai paesi della Nato. Anche i russi, oltre ad aver pagato un prezzo alto in termini di perdite di uomini e mezzi, hanno subito un’umiliazione simile a quella patita dagli italiani, con un’analoga perdita di prestigio. L’affondamento dell’incrociatore Moskva richiama su scala minore quella che la marina inglese celebra ancora come “Taranto night”: l’affondamento nel porto pugliese la notte del 12 novembre 1940, con un attacco di aerosiluranti, di tre delle sei corazzate della Regia Marina. Gli effetti più significativi della campagna di Grecia si ebbero tuttavia sul piano internazionale. Ha scritto lo storico britannico John Keegan che ebbe “un’importanza decisiva per determinare il corso successivo della seconda guerra mondiale”. Non sarà diverso per la guerra in atto. Con l’intervento nei balcani Hitler allarmò i sovietici quando, in vista dell’operazione Barbarossa decisa a fine 1940, era la peggior cosa da fare. 


In quest’ottica più ampia risulta illuminante la seconda analogia. Tra il 2 e il 3 ottobre 1935 l’Italia fascista attaccò l’Etiopia. Revanscismo e prestigio nazionale erano i motivi dell’aggressione. Il successivo 18 novembre entrarono in vigore le sanzioni imposte dalla Società delle Nazioni e l’isolamento internazionale fu sfruttato dal regime per suscitare un’ondata di entusiasmo nazionalistico. La coraggiosa resistenza degli etiopi spinse Mussolini all’escalation: tra dicembre e gennaio gli italiani iniziarono a fare uso esteso di armi chimiche. Le conseguenze più rilevanti della guerra si ebbero a conflitto terminato, quando l’Italia modificò l’orientamento della propria politica estera. Prima della campagna d’Etiopia la Germania era ancora vista nell’ottica della Grande guerra: un potenziale, pericoloso nemico, contro il quale nel 1934 Mussolini aveva mobilitato alcune divisioni per impedire l’Anschluss. La guerra portò al totale isolamento internazionale dell’Italia, spingendola tra le braccia di Hitler. L’analogia è nuovamente stringente. Quando ci sarà un cessate il fuoco in Ucraina la Russia si troverà, a tutto danno suo e non solo suo, stretta nell’abbraccio fatale con la Cina. Sarà la più importante e peggiore delle conseguenze della guerra.

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