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Vita di David Sassoli, “europeista sincero e appassionato”

David Carretta

Sempre attento ai temi del sociale e dei giovani, le sue priorità erano la lotta al cambiamento climatico, la necessità di una politica più vicina ai cittadini e l'urgenza di rafforzare la democrazia parlamentare e di promuovere i valori europei. Sotto la sua presidenza, il Parlamento europeo ha lanciato l'idea dei Recovery bond, che poi hanno preso la forma di “Next Generation Eu”

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David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo, è morto l'11 gennaio 2022 poco dopo l'una del mattino al Centro di riferimento oncologico di Aviano, dove era stato ricoverato il 26 dicembre a causa di una grave complicazione dovuta a una disfunzione del sistema immunitario. Mancava appena una settimana alla fine del suo mandato come presidente del Parlamento europeo, incarico che aveva assunto il 3 luglio del 2019. Nato a Firenze il 30 maggio del 1956, giornalista con una lunga carriera di alto profilo che lo aveva portato alla vicedirezione del Tg1 e alla presidenza dell'Associazione della Stampa romana, Sassoli era entrato in politica con il Partito democratico nel 2009, quando venne eletto deputato europeo con più di 400 mila voti. Dieci anni fa aveva subito un intervento di trapianto di midollo per un mieloma, che lo aveva costretto a restare lontano dalle aule di Bruxelles e Strasburgo per diversi mesi. A settembre del 2021 era stato ricoverato d'urgenza a Strasburgo a seguito di una polmonite provocata dal batterio della legionella. Dopo un'assenza di quasi due mesi, a novembre era tornato al Parlamento europeo con l'ambizione di essere rieletto per un altro mandato nella seconda metà della legislatura. Nonostante la sua combattività, era stato costretto a rinunciare per la decisione del gruppo Renew di rispettare un accordo che era stato sottoscritto a inizio legislatura con il Partito Popolare Europeo e i Socialisti&Democratici che prevedeva di eleggere un esponente del Ppe. “David Sassoli è stato un giornalista appassionato, uno straordinario presidente del Parlamento europeo e soprattutto un caro amico”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

 

Sassoli era arrivato sullo scranno più alto del Parlamento europeo un po' per caso. Nel luglio del 2019 i capi di stato e di governo avevano scelto un'altra personalità del gruppo socialista per presiedere la plenaria di Strasburgo e Bruxelles, l'ex premier bulgaro Sergey Stanishev. Il Parlamento europeo e una parte dei Socialisti&Democratici si rivoltarono contro una candidatura considerata non solo poco credibile, ma anche a rischio di scandali di corruzione. In mezza giornata, con una campagna discreta ma efficace, grazie a un'alleanza con la delegazione dei socialisti spagnoli, Sassoli riuscì a imporsi come unica alternativa credibile. Il 3 luglio del 2019 fu eletto con 345 voti al secondo scrutinio contro la candidata dei Verdi, Ska Keller, e dei Conservatori e riformatori europei, Jan Zahradil. Ma per molti aspetti la sua è stata l'esperienza più sfortunata e difficile come presidente del Parlamento europeo. Sette mesi dopo la sua elezioni, la pandemia di Covid-19 ha costretto l'Unione europea ai lockdown. Pur introducendo immediatamente restrizioni, sin da subito Sassoli si è battuto per non chiudere completamente il Parlamento europeo. In poche settimane ha garantito il funzionamento della plenaria e delle commissioni parlamentari attraverso innovazioni come le sedute in videoconferenza e le votazioni a distanza. Alcune decisioni difficili, come quella di trasferire le sedute plenarie ordinarie da Strasburgo a Bruxelles, gli sono costate un duro scontro con alcuni deputati così come con il presidente francese, Emmanuel Macron. Ma Sassoli è riuscito nel suo intento di tenere aperta la “casa della democrazia europea” nel momento peggiore della pandemia di Covid-19.

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Per il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, Sassoli era un “europeista sincero e appassionato”. Nel suo discorso di insediamento il 3 luglio del 2019, Sassoli aveva chiesto a tutti i deputati di recuperare "lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza". Sempre attento ai temi del sociale e dei giovani, le sue priorità erano state la lotta al cambiamento climatico, la necessità di una politica più vicina ai cittadini e ai loro bisogno e l'urgenza di rafforzare la democrazia parlamentare e di promuovere i valori europei. Subito dopo l'inizio della pandemia, Sassoli si è battuto per una risposta straordinaria da parte dell'Unione europea. Sotto la sua presidenza, il Parlamento europeo ha lanciato l'idea dei Recovery bond, che poi hanno preso la forma di “Next Generation Eu”. Autorevole ma mai autoritario, discreto anche se ambizioso, apparentemente timido ma sempre combattivo, David Sassoli lascia in eredità anche il suo lato straordinariamente umano. “Il suo calore umano, la sua generosità, la sua convivialità e il suo sorriso ci mancano di già”, ha detto Michel.

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