Il manifesto di David Sassoli per una nuova Europa

L'eurodeputato Pd nuovo presidente del Parlamento europeo: “Nessuno può accontentarsi di conservare l'esistente”

[Al secondo scrutinio, con 345 voti a favore, l'eurodeputato del Pd, David Sassoli, è stato eletto presidente del Parlamento europeo. Giornalista, già vicedirettore del Tg1 tra il 2006 e il 2009, Sassoli è stato vicepresidente del Parlamento europeo nella passata legislatura (2014-2019) e capodelegazione del Pd in quella precedente (2009-2014). Di seguito pubblichiamo il testo del suo discorso di insediamento]


 

Cittadine e cittadini dell'Unione europea, signore e signori parlamentari, colleghe e colleghi, cari amici, rappresentanti delle istituzioni, dei governi, donne e uomini di questa amministrazione. Tutti voi capirete la mia emozione in questo momento nell'assumere la presidenza del Parlamento europeo e di essere stato scelto da voi a rappresentare l'istituzione che più di ogni altra ha un legame diretto con i cittadini, che ha il dovere di rappresentarli e difenderli. E di ricordare sempre che la nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare e della solidarietà che sapremo dimostrare.

 

Permettetemi di ringraziare il presidente Antonio Tajani per il lavoro che ha svolto, per il suo grande impegno, la sua dedizione a questa istituzione. Voglio anche dare il benvenuto ai parlamentari confermati e alle donne che rappresentano il 40 per cento di tutti noi. È un buon risultato ma noi vogliamo di più.

  

In questo momento al termine di un'intensa campagna elettorale ha inizio una legislatura che gli avvenimenti caricano di grande responsabilità perché nessuno può accontentarsi di conservare l'esistente. Ce lo dice il risultato elettorale, ce lo testimonia anche la composizione di questa Assemblea. Siamo immersi in trasformazioni epocali. Disoccupazione giovanile, migrazioni, cambiamenti climatici, rivoluzioni digitali, nuovi equilibri mondiali, solo per citare alcune delle grandi questioni che, per essere tutte governate, hanno bisogno di nuove idee. Del coraggio di sapere coniugare grande saggezza e il massimo di audacia. 

 

Dobbiamo recuperare lo spirito dei padri fondatori, lo spirito di Ventotene, di coloro che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza. In questi mesi in troppi hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando anche divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia. I cittadini invece hanno dimostrato di credere ancora in questo straordinario progetto. L'unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo di fronte. Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento

La difesa e la promozione dei nostri valori fondanti di libertà, dignità, solidarietà deve essere perseguita ogni giorno. Dentro e fuori l'Unione europea.  

 

Care colleghe e cari colleghi, pensiamo più spesso al mondo che abbiamo il dovere di vivere e alle liberà di cui godiamo. E diciamolo noi, visto che altri ad Est, a Ovest, a Sud fanno fatica a riconoscerlo, che tante cose ci fanno diversi, non migliori, ma diversi. E che noi europei siamo orgogliosi delle nostre diversità. Ripetiamolo. Perché sia chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere e questa non è una cosa banale. Che il valore della persona e la sua dignità sono il modo di misurare le nostre politiche. Che da noi in Europa nessuno può tappare la bocca agli oppositori. Che i nostri governi e le istituzioni che ci rappresentano sono il frutto della democrazia, di libere scelte, libere elezioni. Che nessuno può essere condannato per la propria fede religiosa, politica, filosofica. Che da noi ragazzi e ragazze possono viaggiare, studiare, amare senza costrizioni. Che nessun europeo può essere umiliato, emarginato per il suo orientamento sessuale. Che nello spazio europeo, con modalità diverse, la protezione sociale è parte della nostra identità.    

 

Il nostro modello di economia sociale di mercato va rilanciato. Le nostre regole economiche devono saper coniugare crescita, protezione sociale, rispetto dell'ambiente. Dobbiamo dotarci di strumenti adeguati per contrastare le povertà, dare prospettive ai nostri giovani, rilanciare investimenti sostenibili, rafforzare il processo di convergenza tra le nostre regioni e i nostri territori.

 

La rivoluzione digitale sta cambiando in profondità i nostri stili di vita. Il nostro modo di produrre, di consumare. Abbiamo bisogno di regole che sappiano coniugare progresso tecnologico, sviluppo delle imprese, tutela dei lavoratori e delle persone. Il cambiamento climatico ci espone a rischi enormi, ormai evidenti. Servono investimenti in tecnologie pulite per rispondere ai milioni di giovani che sono scesi in piazza. Alcuni sono venuti anche qui, in quest'aula, per ricordarci che non esiste un altro pianeta. 

 

Dobbiamo lavorare per una sempre più forte parità di genere. E per un ruolo sempre maggiore delle donne ai vertici della politica, dell'economia e del sociale. Signore e signori, questo è il nostro biglietto da visita per un mondo che non ha regole, che deve trovare regole e che noi dobbiamo aiutare ad avere regole. 

 

Ma tutto questo non è avvenuto per caso. L'Unione europea non è un incidente della storia. Io sono figlio di un uomo che a vent'anni ha combattuto contro altri europei. E sono figlio di una mamma. Anche lei, a vent'anni, ha lasciato la propria casa e ha trovato rifugio presso altre famiglie. Io so che questa è anche la storia di tante vostre famiglie e se mettessimo in comune le nostre storie e ce le raccontassimo davanti a un bicchiere di birra, non diremmo mai che siamo figli e nipoti di un incidente della storia. Ma diremmo che la nostra storia è scritta sul dolore. Sul sangue dei giovani britannici sterminati sulle spiagge della Normandia. Sul desiderio di libertà di Sofia e Hans Scholl. Sull'ansia di giustizia degli eroi del Ghetto di Varsavia. Sulle primavere represse con i carri armati nei nostri paesi dell'est. Sul desiderio di fraternità che ritroviamo ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l'obbedienza non può considerarsi una virtù. 

 

Non siamo un incidente della storia. Ma i figli dei nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo tutti innamorati dei nostri paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che possono produrre conflitti distruttivi. 

 

Colleghi e colleghe, abbiamo bisogno di visione. E per questo serve la politica. Sono necessari partiti europei sempre più capaci di essere l'architrave della nostra democrazia, ma dobbiamo dare loro anche nuovi strumenti. Quelli che abbiamo sono insufficienti. Questa legislatura dovrà rafforzare le procedure per rendere il Parlamento europeo protagonista di una completa democrazia europea. Ma non partiamo da zero, non nasciamo dal nulla. L'Europa si fonda sulle sue istituzione che, seppure imperfette e da riformare, ci hanno garantito le nostre libertà, la nostra indipendenza. Con le nostre istituzioni saremo in grado di rispondere anche a tutti coloro che sono impegnati a dividerci. E allora diciamolo oggi, in quest'aula, all'inizio di questa legislatura che il Parlamento sarà garante dell'indipendenza dei cittadini europei. E che solo loro sono abilitati a scrivere il loro destino. Nessuno per loro, nessuno al posto nostro. 

 

In quest'aula, insiemi a tanti colleghi e colleghe con molta esperienza, ci sono anche tanti colleghi alla prima legislatura. A loro un cordiale saluto di benvenuto. Ho letto molte delle loro biografie e mi sono convinto si tratti di una presenza molto positiva. Il 63 per cento di questo Parlamento sono parlamentari di prima legislatura. Molti di loro sono impegnati in attività sociali, hanno grandi competenze, grandi professionalità. Tanti sono impegnati anche nella protezione delle persone e questo è un campo su cui l'Europa deve migliorare perché abbiamo il compito di governare fenomeni nuovi.

 

Sull'immigrazione vi è troppo scaricabarile tra governi. E ogni volta che accade qualcosa siamo impreparati e si ricomincia daccapo. Signori del Consiglio europeo, questo Parlamento crede che sia arrivato il momento di discutere la riforma del regolamento di Dublino. Quest'aula, a stragrande maggioranza, lo ha proposto nella scorsa legislatura. A stragrande maggioranza. Lo dovete ai cittadini europei che chiedono più solidarietà fra gli stati membri. Ma lo dovete anche alla povera gente per quel senso di umanità che non vogliamo smarrire e chi ha fatto grandi agli occhi del mondo. Molto, signori del Consiglio, è nelle vostre mani. E con responsabilità non potete continuare a rinviare le decisioni alimentando sfiducia nelle nostre comunità. Con i cittadini che continuano a chiedersi, a ogni emergenza, dov'è l'Europa? Cosa fa l'Europa? Questo sarà un banco di prova per superare e sconfiggere tante pigrizie e troppi egoismi. 

 

E ancora, Parlamento, Consiglio e Commissione devono sentire il dovere di rispondere con più coraggio alle domande dei nostri giovani quando chiedono a gran voce che dobbiamo svegliarci, aprire gli occhi, salvare il pianeta. Mi rivolgo a loro: considerate questo Parlamento che oggi inizia la sua attività come il vostro punto di riferimento. Aiutateci a essere più coraggiosi per affrontare le sfide del cambiamento. Voglio assicurare al Consiglio e alle presidenze di turno la nostra massima collaborazione. E lo stesso rivolgo alla Commissione e al suo presidente. Le istituzioni europee hanno la necessità di ripensarsi e non essere considerate un intralcio alla costruzione di un'Europa più unita. Tramite il presidente del Consiglio europeo voglio rivolgere anche un saluto a nome di quest'aula ai capi di stato e di governo. Ventotto paesi che fanno grande l'Unione europea. E si tratta di 28 stati, dal più grande al più piccolo, che custodiscono tesori unici al mondo. Tutti vengono da lontano, posseggono lingua, cultura, arte, paesaggio, poesia che sono inimitabili e inconfondibili. Sono il nostro grande patrimonio. Il patrimonio che merita il rispetto di tutti. Ecco perché quando andrò a visitarli a nome loro, non sarò mai distratto. E davanti alle loro bandiere e ai loro inni sarò sull'attenti anche a nome di coloro che in quest'aula non mostrano analogo rispetto.  

 

Lasciatemi infine rivolgere un saluto ai parlamentari britannici, comunque la pensino sulla Brexit. Per noi immaginare Parigi, Madrid, Berlino, Roma lontane da Londra è doloroso. Sì, sappiatelo, con tutto il rispetto che dobbiamo per le scelte dei cittadini britannici. Per noi europei si tratta di un passaggio politico che deve essere portato avanti con ragionevolezza, nel dialogo e con amicizia, ma sempre nel rispetto delle regole e delle rispettive prerogative.   

 

Voglio salutare anche i rappresentanti dei paesi che hanno chiesto di aderire all'Unione europea. Il loro percorso è avviato per loro libera scelta. Tutti capiscono quanto sia conveniente far parte dell'Unione europea e le procedure di adesione proseguono e il Parlamento si è detto più volte soddisfatto dei risultati raggiunti.

 

Infine un in bocca al lupo a tutta l'amministrazione e ai lavoratori di questo Parlamento. Ci siamo dati un obiettivo nella scorsa legislatura: far diventare il Parlamento europeo la casa della democrazia europea. Per questo abbiamo bisogno di riforme, di trasparenza, di innovazione. Molti risultati sono stati raggiunti, specie sul bilancio, ma questa legislatura dovrà dare impulso maggiore. Per fare questo c'è bisogno di maggiore dialogo tra parlamentari e amministrazione e sarà mia cura svilupparlo. 

 

Care colleghe e cari colleghi, l'Europa ha ancora molto da dire se noi e voi sapremo dirlo insieme. Se sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini. Se il Parlamento ascolterà i loro desideri, le loro paure, anche la loro rabbia. Ma soprattutto le loro necessità. Sono sicuro che tutti voi saprete dare il massimo contributo per un'Europa migliore. Che può nascere con noi, con voi, se sapremo metterci cuore e soprattutto ambizione.

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