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il conto dei danni

Così l’Ue s’è ritrovata senza voce nel dialogo tra America e Russia

David Carretta

L’Europa non partecipa agli incontri di Ginevra, Bruxelles e Vienna. Il buffetto americano e le paure interne

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Bruxelles. Vladimir Putin ha già ottenuto una vittoria significativa usando la minaccia di invadere l’Ucraina per costringere gli Stati Uniti a negoziare una nuova architettura di sicurezza in Europa: l’Unione europea in quanto tale è assente dai tre tavoli delle discussioni di questa settimana. A Ginevra ieri, a Bruxelles domani e a Vienna giovedì, sono gli Stati Uniti, la Nato e l’Ocse a trattare con i rappresentanti di Putin. L’Ue e i suoi stati membri possono  dare la colpa a se stessi: malgrado anni di discussioni, concetti come “sovranità europea”, “autonomia strategica”, “difesa dell’Ue” e “Commissione geopolitica” sono rimasti slogan privi di contenuto. La forza di Putin deriva dalla debolezza dell’Ue.

Wendy Sherman, il vicesegretario di stato che l’Amministrazione Biden ha inviato a Ginevra ieri per discutere con il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha dovuto pubblicare un tweet per rassicurare gli europei sulle intenzioni dell’America. “Gli Stati Uniti ascolteranno le preoccupazioni della Russia e condivideremo le nostre, ma siamo stati chiari che non discuteremo di sicurezza europea senza i nostri alleati e partner”. Da settimane, l’Ue si lamenta di essere esclusa dai negoziati. Prima dell’incontro in videoconferenza tra Joe Biden e Vladimir Putin del 7 dicembre aveva espresso il timore di un accordo concluso alle sue spalle per evitare una conflagrazione in Ucraina. Un mese dopo la preoccupazione è sempre la stessa. “Al di là dell’Ucraina, l’intera architettura di sicurezza europea è in gioco”, ha scritto domenica sul suo blog l’Alto rappresentante, Josep Borrell: “La leadership russa, escludendo deliberatamente ogni riferimento all’Ue dalle bozze di trattato che ha presentato a dicembre, sembra voler riportare l’orologio indietro ai vecchi temi della logica della Guerra fredda”. 

Lo spettro che perseguita gli europei è quello di vedere Washington e Mosca decidere i destini dell’Ue. “Niente sarà discusso sulla sicurezza in Europa senza gli europei”, ha detto Borrell. Ma le immagini di ieri di Sherman e Ryabkov di fronte alle bandiere di Stati Uniti e Russia parlano da sole. Altrettanto significativa è la riunione del Consiglio Nato-Russia di domani a Bruxelles, nel momento in cui i ministri della Difesa dell’Ue si riuniscono a 800 chilometri di distanza, a Brest, per un incontro informale organizzato dalla presidenza francese. In gran parte gli stati membri dell’Ue sono nell’Alleanza atlantica. Ma è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a condurre la trattativa con i russi. Eppure, al di là dell’Ucraina, ci sono due stati membri dell’Ue che non sono nella Nato – Finlandia e Svezia – e rischiano di rimanere vittime della trappola di Putin per ottenere l’impegno di escludere ulteriori allargamenti dell’Alleanza. “In questa situazione, l’Europa non può semplicemente ascoltare”, ha detto il presidente finlandese, Sauli Niinistö, nel suo discorso di fine anno: “La sovranità di diversi stati membri, anche di Svezia e Finlandia, è contestata dall’esterno” e “in questo contesto l’Ue non può accontentarsi del semplice ruolo di coordinatore tecnico delle sanzioni”. Invece, Borrell e i ministri della Difesa dei Ventisette (giovedì e venerdì ci saranno anche quelli degli Esteri) trascorreranno i prossimi giorni a discutere soprattutto della “Bussola strategica”. Cioè del documento che dovrebbe guidare la politica di difesa e sicurezza dell’Ue negli anni a venire.

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Il presidente francese, Emmanuel Macron, è stato il grande sponsor della sovranità strategica dell’Ue. Venerdì a Parigi, incontrando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, Macron ha annunciato che l’Ue farà una proposta di architettura di sicurezza, “perché siamo una potenza geopolitica”. Ma nessuna data è stata fissata. Macron si è limitato a parlare di una nuova riunione del formato Normandia (Germania, Francia, Russia e Ucraina) “nelle prossime settimane”. Il problema è che i Ventisette sono divisi su come disegnare l’architettura di sicurezza dell’Europa. Macron rimane favorevole a una forma di appeasement con Putin. I paesi dell’est vogliono sanzioni più dure preventive e non intendono rinunciare alla protezione degli Stati Uniti. Nonostante la fine del regno di Angela Merkel e l’arrivo al governo dei Verdi, la Germania non è uscita dalla sua ambiguità sul gasdotto Nord Stream 2 e sulle sue relazioni commerciali con la Russia.

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La fuga di notizie su un possibile incontro tra Olaf Scholz e Putin per un “nuovo inizio” nelle relazioni russo-tedesche ha irritato le capitali dell’est. Nonostante un mese di discussioni tra gli stati membri, l’Ue è divisa sulla proposta  americana di sanzioni “massicce” da imporre a Mosca in caso di invasione dell’Ucraina. I paesi occidentali temono per le ripercussioni economiche sulle loro economie e una rappresaglia di Putin con il gas. Di fronte a tutto questo, Wolfgang Ischinger, ex ambasciatore tedesco e attuale presidente della Conferenza di Monaco sulla sicurezza, ieri ha commentato così: “Se Mosca discute bilateralmente con gli Stati Uniti di sicurezza europea è colpa nostra, non americana. Ci piace chiacchierare di come imparare il linguaggio della potenza, ma ci mancano tutti gli strumenti basilari della potenza: capacità militari, una visione strategica e volontà politica”.

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