Nel Regno Unito

Il discorso della Regina e i progetti di normalità di BoJo

La strategia del governo di Londra gira attorno a due cardini: rivalorizzare le aree del nord più impoverite e formazione anche per gli adulti. Poi ci sono molte questioni culturali, tra campus, libertà d'espressione e polizia

Paola Peduzzi

Senza la carrozza e senza l’abito da cerimonia, la regina Elisabetta  si è presentata  al Parlamento inglese per il suo “Queen’s Speech”, che inaugura l’anno parlamentare e serve al governo in carica per definire e annunciare le sue priorità

Senza la carrozza e senza l’abito da cerimonia, la regina Elisabetta  si è presentata  al Parlamento inglese per il suo “Queen’s Speech”, che inaugura l’anno parlamentare e serve al governo in carica per definire e annunciare le sue priorità. Ogni cosa era meno trionfale del solito a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma il tono più mesto si attagliava bene alla  prima uscita pubblica della regina dai funerali del principe Filippo – ad accompagnarla c’erano Carlo e Camilla. Il fascino di questo rito, con la corona e la spada che viaggiano su auto separate e con il parlamentare che resta a Buckingham Palace fino a che la regina non torna a palazzo sana e salva (quest’anno è toccato al conservatore Marcus Jones), è rimasto intatto, almeno per quei nove minuti che è durato il discorso, poi sono iniziate le tradizionali polemiche tutte politiche, rito nel rito.

Boris Johnson ha costruito questo discorso attorno ai cardini del suo progetto: la cosiddetta “levelling up  agenda” che vuole portare valore nelle aree del Regno che più si sono impoverite dopo la deindustrializzazione e diminuire le diseguaglianze che da geografiche sono diventate sociali, e l’investimento sulle “skill”, non solo dei giovani ma anche degli adulti, che secondo il governo devono poter continuare a formarsi e a studiare per poter mantenere i loro posti di lavoro, o accedere a nuovi. Questi due obiettivi sono complementari e vogliono combattere il cosiddetto esodo verso sud, la parte più ricca del paese, che contribuisce a impoverire il nord. Il discorso della regina ha confermato queste priorità, assieme agli incentivi per costruire case nelle zone  più povere, anche se le misure proposte sono state considerate dall’opposizione piuttosto vaghe, in particolare per quel che riguarda la riforma del “social care” (pensioni e sussidi) e gli aiuti ai lavoratori. A far discutere però sono state altre misure, in particolare la necessità di presentare un documento con foto quando si va a votare, che è stata definita “un’americanata” perché assomiglia a quel che sta avvenendo in alcuni stati americani: chi propone questa misura dice di voler evitare brogli alle urne; chi la critica dice che è un modo per disincentivare il voto, o soffocarlo. La Commissione elettorale inglese sostiene che i brogli elettorali sono storicamente molto pochi e anzi alcuni esperimenti già fatti in alcune aree hanno fatto sì che molte persone non votassero perché avevano i  documenti in regola (o non avevano proprio i documenti). In Irlanda del nord, dove l’identificazione al seggio già avviene, si dice che in realtà la transizione è stata facile e senza effetti collaterali.

C’è poi il capitolo della “guerra alla cancel culture”. Il governo ha aperto un nuovo fronte con il Freedom of Speech Bill che vuole promuovere “un dibattito intellettuale robusto” nei campus e quindi evitare che gli ospiti controversi siano estromessi o disinvitati a causa delle proteste di studenti e insegnanti: chi viene escluso può chiedere di essere risarcito. Questo tema crea enormi polemiche da tempo e ieri ce ne sono state ancora di più, non soltanto perché si litigava sulla differenza tra pensiero libero e pensiero offensivo ma anche perché contestualmente a questa norma, il governo ha anche confermato quella relativa alla polizia, che ha fatto molto discutere durante le ultime proteste. La legge amplia le ragioni per cui le manifestazioni possono essere limitate o vietate e questo aumenta il potere discrezionale della polizia che è già molto criticata per i suoi metodi. Alcuni commentatori dicono che il pendolo della libertà d’espressione nel governo Johnson si muove tra la lotta contro la cancel culture e le attività di censura delle forze dell’ordine, ma ancora non si è capito dove voglia far fermare questa oscillazione.
Il fronte culturale è stato quello più discusso ieri e questo in realtà è già un risultato per Johnson che con questo discorso della regina voleva inaugurare non soltanto l’anno parlamentare ma anche la sua prospettiva post Covid e post Brexit. Vuole discorsi da paese tornato alla normalità, Johnson, come gli abbracci  che dal 17 maggio saranno, nel Regno Unito, di nuovo permessi.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi