EPA/Evert Elzinga

Legge contro stato

In Olanda è "coprifuoco illegittimo". Il Tribunale dell'Aia chiede la revoca al governo

Francesco Gottardi

La giustizia dei Paesi Bassi frena le ultime misure restrittive contro la pandemia adottate dall'esecutivo: "Violano le libertà individuali". Che ad Amsterdam non sono mai state negoziabili

La spiegazione è terribilmente semplice: “Non sussiste l’urgenza speciale a cui il governo ha fatto ricorso per introdurre il coprifuoco nazionale. La gestione della pandemia non presenta l’improrogabilità delle decisioni politiche che, ad esempio, richiederebbe la rottura di una diga”. Così, nella mattinata di martedì, il Tribunale dell’Aia ha dichiarato illegittimo il coprifuoco introdotto dallo stato olandese, che a sua volta in serata ha ottenuto la sospensione della decisione fino all'esito dell’appello. È dal 23 gennaio infatti che i cittadini devono osservare il divieto di uscita dalle 21 alle 4:30, ulteriore contromisura anti-Covid introdotta dal premier Mark Rutte – dimissionario ma in carica per gli affari correnti fino alle elezioni di marzo. Nelle grandi città erano seguite violente proteste, come mai nella storia recente del paese. Ora questa sentenza rischia di legittimarne la causa. Dalla Francia alla Germania, in singole occasioni la giustizia ha già ribaltato le disposizioni delle autorità locali in fatto di restrizioni. Ma un tackle così contro un governo non ha precedenti nell’Unione europea. E forse non è un caso, che sia successo proprio nei Paesi Bassi.

 

  

 

Una premessa va fatta. Esclusa Malta, parliamo del più densamente popolato degli stati membri – 498 abitanti per km² –, che diventa primo per distacco – 1200 – considerando la sola Randstad Holland, letteralmente città anello: il quadrilatero fra Amsterdam, L’Aia, Rotterdam e Utrecht, grande circa come l’Umbria. Lì però vivono 7 milioni di persone perfettamente collegate, con treni attivi tutta la notte. Una situazione di promiscuità ideale per la diffusione di una pandemia. I dati dicono che il lockdown pesante ha dato i suoi frutti: il 16 dicembre, a ridosso del picco di 13mila casi in un giorno, Rutte lo aveva annunciato tra i fischi, che si sono tramutati in vandalismo dopo l’adozione del coprifuoco. I contagi giornalieri sono progressivamente crollati fino ai circa 3mila attuali. Ma questo non è bastato a graziare l’azione del governo, né a riconoscerne la causa di forza maggiore: “È una violazione di vasta portata del diritto della libertà di movimento e alla privacy”, ha spiegato il Tribunale dell’Aia.

 

Il fulcro della questione va oltre il giuridico: nemmeno il virus può corrompere il patto sociale olandese, la visione ultralibertaria e orientata all’individuo che l’ha reso celebre in tutto il mondo. Coffeeshop, luci rosse, gay pride ed eutanasia under 12 sono la punta di un iceberg di valori molto più profondo. Pluralista, non per forza inclusivo – i quartieri-ghetto, come Slotervaart ad Amsterdam ovest, esistono –, ma straordinariamente tollerante. E rispettoso dello spazio vitale, senza paura di farsi vedere: di notte, anche chi abita al piano terra ha le luci accese e non usa le tende. Per muoversi e comunicare, tutti hanno una bicicletta – mezzo sovrano, a portata di chiacchiera – e sanno l’inglese: punti di contatto chiave per chiunque voglia far parte di una realtà aperta, economicamente dinamica, giovane e indipendente (solo il 50 per cento degli under 29 vive ancora con i genitori: è il dato più basso nella Ue dopo i paesi scandinavi; fonte Eurostat). E per chi non vuole del tutto, ci sono pur sempre le panchine a posto singolo (!) fin sotto la casa natale di Rembrandt, che sono pure covid-friendly. Ma restano un’opzione, non un obbligo.

 

 

La Rembrandtplaats di Leiden, dove nacque il celebre pittore olandese nel 1606 (foto Google Street View)

 

Consigliati e non imposti erano anche, fino a ottobre inoltrato, mascherine e distanziamento sociale all’interno di negozi e altri spazi chiusi. Le insofferenze dei cittadini si intravedevano già allora. I grandi eventi – dall’Eredivisie ai concerti – in archivio da aprile: restrizioni soft, ma pur sempre restrizioni. Parola simbolo di una forma mentis che nulla ha a che fare con la piccola nazione che si è fatta largo nella storia a suon di libera iniziativa e grande responsabilità, indotta dai grandi poteri del poter fare. Dove l’unica, ferrea intolleranza è per tutto ciò che è contro la tolleranza stessa: i 15mila morti lasciati alle spalle dal Covid hanno concesso una deroga soltanto parziale a questo principio. Ben più debole dell’accettare un coprifuoco.

 

Lo scorso weekend l’ondata di gelo che ha colpito l’Europa ha riportato in auge anche la magia dei canali ghiacciati, ormai sempre più rara negli inverni olandesi: tutti fuori a pattinare, come in un quadro di Bruegel. “Per favore, evitate gli assembramenti e non cadete sulle lastre sottili: finireste in ospedale e lì hanno già molto da fare”, si era tanto raccomandato Rutte. E in queste ore, in attesa di una nuova legge secondo le indicazioni arrivate dall’Aia, il premier ha sempre chiesto di continuare a stare a casa dopo le 21. La via dell’obbligo non è più percorribile. Anzi: in Olanda lo era mai stata?

 

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