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Il test russo dell’Ue

David Carretta

La solidarietà degli europei a Navalny mette l’Unione davanti a un dilemma: è l’ora delle sanzioni vere?

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L’Unione europea è di fronte a un dilemma, dopo l’ondata di tweet di leader delle istituzioni comunitarie e ministri degli Esteri seguita all’arresto domenica sera a Mosca di Alexei Navalny. Dopo le dichiarazioni di solidarietà e le richieste di rilascio immediato, i 27 ascolteranno finalmente l’appello lanciato dallo stesso oppositore russo e adotteranno sanzioni efficaci contro la cerchia del Cremlino? Perché la serie di misure restrittive imposta dall’Ue contro la Russia a seguito dell’avvelenamento con il Novichok di Navalny e, precedentemente, dell’attacco di Salisbury contro l’ex spia Sergei Skripal, finora si sono dimostrate inefficaci. Il problema lo aveva sollevato lo stesso Navalny in un’audizione al Parlamento europeo il 29 novembre. “Non ha senso sanzionare colonnelli o generali o gente che non viaggia e non ha case e conti bancari in Europa”.

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L’Unione europea è di fronte a un dilemma, dopo l’ondata di tweet di leader delle istituzioni comunitarie e ministri degli Esteri seguita all’arresto domenica sera a Mosca di Alexei Navalny. Dopo le dichiarazioni di solidarietà e le richieste di rilascio immediato, i 27 ascolteranno finalmente l’appello lanciato dallo stesso oppositore russo e adotteranno sanzioni efficaci contro la cerchia del Cremlino? Perché la serie di misure restrittive imposta dall’Ue contro la Russia a seguito dell’avvelenamento con il Novichok di Navalny e, precedentemente, dell’attacco di Salisbury contro l’ex spia Sergei Skripal, finora si sono dimostrate inefficaci. Il problema lo aveva sollevato lo stesso Navalny in un’audizione al Parlamento europeo il 29 novembre. “Non ha senso sanzionare colonnelli o generali o gente che non viaggia e non ha case e conti bancari in Europa”.

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Secondo Navalny, “l’Ue dovrebbe prendere di mira i soldi: gli oligarchi russi della cerchia di Putin”. Altrimenti “nessuno in Russia o al Cremlino tratterà le sanzioni seriamente”. L’Ue e le sue capitali per una volta hanno reagito con rapidità all’arresto di Navalny. Pochi minuti dopo il fermo all’aeroporto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha condannato una detenzione “inaccettabile” e chiesto di rilasciarlo “immediatamente”. L’alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha scritto su Twitter che “le autorità russe devono rispettare i diritti di Navalny” e che “la politicizzazione della giustizia è inaccettabile”. Con toni diversi – il più delle volte da parte di ministri degli Esteri – sono arrivati messaggi simili. Ieri sono intervenuti alcuni pesi massimi. “Le autorità russe hanno arrestato la vittima di un tentato omicidio, non gli autori”, ha denunciato il portavoce della cancelliera tedesca, Angela Merkel: “Il governo federale esorta il governo russo in primo luogo a rilasciare immediatamente Navalny e in secondo luogo a indagare sulle circostanze dell’attacco con armi chimiche sul suolo russo”.

 

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Una inusuale dichiarazione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, indica che il caso Navalny viene preso molto sul serio dall’Ue. “La detenzione di oppositori politici è contro gli impegni internazionali della Russia”, ha detto von der Leyen, ricorrendo a una frase di circostanza (“monitoreremo la situazione da vicino”) che segnala a Mosca l’intenzione di non abbassare la guardia. L’Ue “continuerà a tenerne conto al momento di definire la sua politica nei confronti della Russia”, ha aggiunto Borrell. Il caso Navalny sarà affrontato anche dai capi di stato e di governo nel loro vertice in videoconferenza di giovedì sera, ufficialmente dedicato al Covid-19. E’ in quella sede che si dovranno iniziare a dare orientamenti ai ministri degli Esteri su quali contromisure adottare nei confronti della Russia. I Paesi baltici hanno espressamente chiesto sanzioni. La Polonia ha invocato “una risposta dell’Ue”.

 

“Sono in corso discussioni tra gli stati membri su quale sia la risposta più adeguata” all’arresto di Navalny, ha spiegato ieri un portavoce di Borrell. Le strade che ha di fronte l’Ue sono sostanzialmente due. I ministri degli Esteri dei 27 possono ampliare la lista nera che hanno già adottato per l’avvelenamento di Navalny – sei individui e un’entità russi – nell’ambito delle sanzioni per l’uso di armi chimiche illegali. In quel caso potrebbero essere inseriti gli agenti dell’Fsb che, secondo l’inchiesta condotta da Bellingcat e altri media internazionali in collaborazione con Navalny, hanno partecipato all’operazione al Novichok. Oppure i 27 possono ricorrere al nuovo regime di sanzioni contro le violazioni dei diritti umani, che dà loro un più ampio margine di manovra legale sulle personalità russe a cui imporre congelamento dei beni e divieto di ingresso in Europa. In questo caso nella lista nera dell’Ue potrebbero finire funzionari e oligarchi molto più vicini al Cremlino rispetto agli operativi dell’Fsb. Al di là dell’Ue, poi, ci sono gli stati membri, a cominciare dalla Germania. Ad agosto diverse personalità a Berlino avevano chiesto di sospendere il completamento del gasdotto Nord Stream 2. Merkel inizialmente lo aveva escluso, ma poi si era rassegnata a tenere l’opzione sul tavolo. L’elezione alla testa della Cdu di Armin Laschet – che è più vicino alla Russia della cancelliera – dovrebbe rassicurare Vladimir Putin su Nord Stream 2. Il Cremlino è abile nel suo gioco al gatto col topo con l’Ue. La condanna a soli 30 giorni di carcere ieri di Navalny – invece che i tre anni e mezzo che rischiava l’oppositore – permette a tutti di rinviare la resa dei conti sulle sanzioni.

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