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Il principe saudita tenta la carta Israele per ingraziarsi Biden

Daniele Ranieri

Bin Salman incontra Netanyahu e Pompeo in Arabia Saudita. Per parlare di Iran ormai è tardi, ma così riguadagna un po’ di punti (vedi l'omicidio Khashoggi)

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Domenica il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è volato in Arabia Saudita per un incontro segreto a tre con il principe saudita Mohammed bin Salman e il segretario di Stato americano Mike Pompeo, dicono fonti affidabili dei media israeliani. I tre sapevano benissimo che l’incontro non sarebbe rimasto segreto, perché la rotta insolita del volo di Netanyahu da Tel Aviv è stata notata presto sui radar. L’israeliano era accompagnato dal capo del Mossad, Yossi Cohen, e non ha avvertito gli altri membri del governo. Potrebbe essere stato il primo incontro di questo tipo e a livello così alto, ma in realtà i rapporti sottobanco sono così ben avviati e ben coperti che non c’è la certezza della prima volta assoluta.

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Domenica il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è volato in Arabia Saudita per un incontro segreto a tre con il principe saudita Mohammed bin Salman e il segretario di Stato americano Mike Pompeo, dicono fonti affidabili dei media israeliani. I tre sapevano benissimo che l’incontro non sarebbe rimasto segreto, perché la rotta insolita del volo di Netanyahu da Tel Aviv è stata notata presto sui radar. L’israeliano era accompagnato dal capo del Mossad, Yossi Cohen, e non ha avvertito gli altri membri del governo. Potrebbe essere stato il primo incontro di questo tipo e a livello così alto, ma in realtà i rapporti sottobanco sono così ben avviati e ben coperti che non c’è la certezza della prima volta assoluta.

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L’aspetto più segreto quindi resta perché abbiano deciso di fare questa mossa adesso, quando l’Amministrazione Trump è agli sgoccioli e mancano meno di due mesi all’arrivo dell’Amministrazione Biden (tranne che nelle teste dei fanatici trumpiani, che ancora sperano nel secondo avvento del loro presidente). Da anni si parla del riavvicinamento strategico fra sauditi e israeliani in chiave anti-Iran. Da mesi ci si chiede quando l’onda di accordi di pace tra i paesi arabi e Israele, che per ora ha investito Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan, ma presto potrebbe toccare Marocco e Oman, arriverà fino al regno saudita, che per ragioni religiose e simboliche domina su tutti gli altri. Quindi perché incontrarsi ora, fuori tempo massimo per Trump e per ogni eventuale decisione contro l’Iran che intanto lavora al proprio programma atomico? Il ministro degli Esteri saudita ha smentito la notizia della visita segreta, segno che i Saud non sono ancora pronti a rendere pubblica questa alleanza davanti a tutto il mondo musulmano. Una spiegazione plausibile potrebbe essere questa: Mohammed bin Salman avverte che il suo periodo di grazia con gli Stati Uniti sta per terminare, perché Trump era più che disposto a passare sopra e chiudere gli occhi davanti a qualsiasi cosa pur di conservare intatto il legame tra Washington e la dinastia Saud. Con il presidente eletto Joe Biden questa concessione potrebbe finire. Appena due anni fa l’editorialista Jamal Khashoggi fu attirato e fatto a pezzi dentro il consolato saudita da una squadra di sicari che fa parte dell’apparato di sicurezza dell’Arabia Saudita (l’intelligence turca aveva piazzato alcune microspie dentro l’edificio e ha la registrazione audio di tutta l’operazione). I senatori americani che hanno partecipato a porte chiuse ai briefing della Cia sostengono che non c’è dubbio che si tratti di un omicidio di stato – e quindi implicano il principe Bin Salman. Un incontro a tre non ancora pubblico ma abbastanza ovvio potrebbe essere il modo di Bin Salman per puntellare la sua posizione: diventa il principe che potrebbe fare la pace definitiva con Israele e quindi portare altri su quella posizione. Si dice che i sauditi potrebbero chiedere persino al Pakistan di normalizzare i suoi rapporti con Israele – e questa è una frase che fino a qualche anno fa, o mese fa, sarebbe suonata come un romanzo di fantascienza. Sullo sfondo c’è la questione del nucleare iraniano ma non c’è ragione di parlarne con Pompeo, che sta per lasciare il suo posto di segretario di stato ad Antony Blinken. 

 

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Il luogo scelto per l’incontro è di nuovo simbolico: Neom, la città della tecnologia in costruzione sulla costa, un investimento da 500 miliardi di dollari che dovrebbe essere il pilastro della visione di Bin Salman per il futuro del paese. E in quel futuro c’è posto per gli israeliani e per la loro tecnologia, sembra dire la notizia dell’incontro.

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