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Il New York Times in crisi di nervi

Redazione

Prima pubblica un op-ed firmato da un repubblicano, poi lo ritira

Al New York Times, la piattaforma mediatica più letta al mondo che è anche un quotidiano molto liberal, c’è grande scompiglio per la decisione di pubblicare tra gli op-ed anche un editoriale del senatore repubblicano Tom Cotton che chiede di usare le truppe contro i saccheggi nelle città americane. La sezione op-ed è quella che ospita interventi che non devono essere per forza in linea con il giornale (e infatti sono gli op-ed, non gli editoriali del New York Times).

 

Il suo direttore, James Bennet, ogni tanto sente il bisogno di pubblicare qualcosa che rompa l’incanto liberal del giornale. Il ragionamento è: siamo così autorevoli che ci possiamo permettere di pubblicare anche opinioni diverse. Apriti cielo. In redazione è scoppiata una rivolta, chiediamo l’intervento delle truppe contro i cittadini americani impegnati in una campagna per i diritti civili e contro il razzismo e la brutalità della polizia, è fascismo.

 

Bari Weiss, che scrive per il New York Times, ha preso una posizione controcorrente e ha scritto che è l’effetto dell’arrivo al giornale di quegli studenti che nei campus pretendevano di non entrare mai in contatto con idee diverse dalle loro. Pretendevano nel senso che se il campus invitava qualcuno sgradito succedevano delle mezze rivolte.

 

Ora, la sezione op-ed del New York Times ha ospitato anche il presidente turco Erdogan, che ha voluto spiegare perché Trump avrebbe fatto bene a ritirarsi dalla Siria che poi ai curdi ci pensava lui. E a febbraio ha pubblicato un op-ed di Sirajuddin Haqqani, il vice dei guerriglieri talebani. In entrambi i casi nessuno ha battuto ciglio.

 

Haqqani fa parte del cosiddetto network Haqqani, una fazione terroristica specializzata in grandi attentati – anche suicidi – e ha sulla testa una taglia da cinque milioni di dollari, quindi è allo stesso livello di Abu Ibrahim, il nuovo capo dello Stato islamico.

 

Il New York Times ha fatto un comunicato per dire che il testo del senatore repubblicano non era all’altezza degli standard del giornale e la pubblicazione era stata sbagliata. I talebani sì, il senatore dell’Arkansas no.

 

Ma anche se non ci fossero questi casi-limite come Haqqani, al New York Times sanno che i lettori possono leggere un editoriale dei talebani o dei repubblicani e non arruolarsi né con i talebani e né con i repubblicani? In breve, non era il caso di avere un esaurimento nervoso. Ora concentriamoci sul problema più duro: far pubblicare ai talebani, o a Tom Cotton, o a Orbán, un editoriale liberal.