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Editoriali

Le primarie che fanno bene

Redazione

La formula scelta dalla coalizione di Pd e M5s in Sicilia ha più pregi che difetti

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Giuseppe Conte ed Enrico Letta si sono incontrati e hanno dato il via, salvo verifiche a livello locale, all’alleanza per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana, che dovrebbe essere preceduto da primarie di coalizione. La formula tecnica sarà nuova, con una prevalenza del voto online e senza l’obbligo di una sottoscrizione di qualche euro all’atto della registrazione come elettore della coalizione. Sembrano elementi puramente formali, ma hanno il loro rilievo, perché rappresentano una via di mezzo tra il meccanismo tradizionale delle consultazioni nei gazebo del Pd e quelle sulla piattaforma informatica dei 5 stelle. Al di là delle incognite connesse alle novità procedurali bisognerà considerare i problemi politici, dall’esclusione dal “campo largo” di formazioni più centriste alla possibilità di secessioni tra i 5 stelle (il catanese Dino Giarrusso si era autocandidato alla presidenza siciliana).

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Giuseppe Conte ed Enrico Letta si sono incontrati e hanno dato il via, salvo verifiche a livello locale, all’alleanza per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana, che dovrebbe essere preceduto da primarie di coalizione. La formula tecnica sarà nuova, con una prevalenza del voto online e senza l’obbligo di una sottoscrizione di qualche euro all’atto della registrazione come elettore della coalizione. Sembrano elementi puramente formali, ma hanno il loro rilievo, perché rappresentano una via di mezzo tra il meccanismo tradizionale delle consultazioni nei gazebo del Pd e quelle sulla piattaforma informatica dei 5 stelle. Al di là delle incognite connesse alle novità procedurali bisognerà considerare i problemi politici, dall’esclusione dal “campo largo” di formazioni più centriste alla possibilità di secessioni tra i 5 stelle (il catanese Dino Giarrusso si era autocandidato alla presidenza siciliana).

 

Più dei rischi, però, contano le opportunità: con le primarie si può rinsaldare il rapporto dei gruppi dirigenti con l’elettorato, nei confronti pubblici tra i candidati si possono misurare, oltre alle differenze, le convergenze che in elezioni regionali debbono riguardare le scelte locali e non le collocazioni internazionali, che com’è noto rappresentano il punto più critico dei rapporti tra Pd e 5 stelle. Quello che conta è un patto di lealtà tra i candidati che si confronteranno, quello che è spesso mancato nelle vicende della sinistra, dove chi non è stato soddisfatto dell’esito se ne è andato a formare partitini poco più che personali (gli ultimi esempi sono quelli di Pier Luigi Bersani e di Matteo Renzi). C’è da sperare che proprio l’esito modesto di questi imbizzarrimenti insegni a tutti che il valore delle primarie sta proprio nel rispetto reciproco tra i contendenti, anche per questo vale la pena di provarci.

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