sindacati contro la manovra

“Si può scioperare e dialogare”. La Cgil mette in difficoltà il Pd

Nunzia Penelope

La partita sullo sciopero generale proclamato per il 16 dicembre potrebbe riaprirsi. "Il dialogo non è interrotto", dice Landini. Tutto dipende da cosa vorranno fare lui e Draghi. Il punto d'incontro potrebbe essere sulle pensioni

Lo sciopero generale proclamato dalla Cgil e dalla Uil è stato una brutta sorpresa non solo per il governo ma anche per il Pd, che del governo è parte fondamentale, e dei sindacati – della Cgil in particolare – interlocutore privilegiato. Nelle scorse settimane, subito dopo l'incontro tempestoso con il titolare del Mef Daniele Franco e la conseguente rottura, i sindacalisti di Corso Italia avevano fatto il giro delle sette chiese a tutti i livelli, dal segretario Enrico Letta ad Andrea Orlando passando per Antonio Misiani (e anche con Leu, da Roberto Speranza a Pier Luigi Bersani). per spiegare quanto fosse importante ricucire i rapporto tra  governo e sindacati. I dirigenti del Pd, a loro volta, si erano spesi con il premier perché riconvocasse le confederazioni offrendo la pace. E per pace si intendeva qualcosa di concreto da riportare a casa dalla trattativa. Alla fine la mediazione aveva funzionato, Draghi aveva richiamato a Palazzo Chigi Cgil, Cisl e Uil, offrendo loro alcune aggiunte non di poco peso, come la decontribuzione (ufficialmente una tantum per il 2022, ma si sa come vanno queste cose, una volta che ci sono è impossibile sopprimerle) e l’impegno a eliminare gli sgravi fiscali oltre i 75 mila euro. Provvedimento, quest’ultimo, poi saltato e rimediato in qualche modo.

 

La buona novella l’aveva comunicata il premier stesso, venerdì di buon mattino: un’ora al telefono col leader della Cgil e la quasi certezza che tutto sarebbe andato liscio. Lo stesso Landini, ai suoi, spiegava che si stava lavorando per evitare quello sciopero su cui la Cgil ragionava da giorni. E invece, in poche ore, tra il week end e lunedì, tutto precipita. A sorpresa, e malgrado le perplessità di buona parte del  gruppo dirigente della confederazione, lo sciopero diventa realtà: Landini ritiene che non ci siano alternative allo scontro e il leader della Uil Piepaolo Bombardieri gli dà sponda. Le motivazioni sono nel comunicato di Cgil e Uil che boccia il governo su tutta la linea: la mobilitazione è contro la manovra – “insoddisfacente” su fisco e pensioni – ma si tira dietro anche temi che con la manovra c’entrano poco, come scuola, politiche industriali, contrasto alle delocalizzazioni e alla precarietà del lavoro, non autosufficienza. Una bocciatura che, bizzarramente, inizia con un complimento a Draghi: “Pur apprezzando lo sforzo del premier...”. La grave decisione appare così motivata più da una presa di posizione politica che non dal merito sindacale. E d’altra parte Draghi i sindacati li ha trattati fin qui da interlocutori di primo piano, sia rispetto alla Confindustria, esclusa dalla discussione sulla manovra, sia, in diverse occasioni, rispetto agli stessi partiti. Ma non è bastato.

  

Sta di fatto che ormai lo sciopero è in campo e (per ora) ci resta, anche se serpeggia qualche dubbio sulla sua riuscita; ma, come ha osservato Bombardieri, “l’importante è farlo”. Eppure l’altro tema rilevante è, al contempo, “come evitarlo”. Ancora una volta è il Pd a farà da pontiere perché la protesta rientri, tenendo aperto il filo dei contatti con la Cgil. Dato per acquisito che la partita fiscale è blindata, il punto sul quale si può lavorare sono le pensioni. Vanno in questa direzione le dichiarazioni del ministro del Lavoro Orlando, che confida “nella ripresa del dialogo”.

 

Dialogo a cui non si sottrae Landini: il confronto “non è interrotto – ha detto in conferenza stampa – si può dialogare, trattare e scioperare. Le cose non sono in contrasto”. E se il governo offrisse un tavolo di confronto “vero”, se ne può riparlare: “Non siamo indisponibili al confronto prima dello sciopero”. La partita potrebbe riaprirsi, dunque, ma solo se il governo concedesse qualcosa di consistente: per esempio l’inserimento dei lavoratori “precoci” nelle condizioni previste per i lavori usuranti (uno dei punti cardine delle richieste della Cgil), iniziando nel contempo a fissare i contorni per la revisione della legge Fornero. 

   
Ma, alla fine, tutto dipende da cosa vorranno fare Draghi e Landini. Che del premier ha detto: "È grave che si sia fatto mettere in minoranza sul fisco”. Come si è scritto in questi giorni, è soprattutto una battaglia per il potere.