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iniziative

Il Natale dei musei di Firenze e la lotta delle città d’arte contro la burocrazia

Maurizio Crippa

Palazzo Vecchio e Museo del Novecento saranno aperti durante le feste. L'idea di Nardella e l'elogio di Sgarbi. Offerta culturale, tradizioni e sindacati contro il neoliberismo

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Che poi il buon Nardella avrebbe forse meno scassamenti persino se facesse il segretario del Pd, invece di combattere a mani nude facendo il sindaco di Firenze, città d’arte per antonomasia, nel paese in cui amministrare una città d’arte è una lotta senza quartiere tra burocrazie, campanilismi, sindacati e fesserie varie. Arriva Natale, e il caso Firenze risplende come fulgida stella del delirio dei beni culturali italiani. Con una mossa innovativa e coraggiosa (data la giungla burocratica in cui ci si deve infilare), il Comune di Firenze ha stabilito che, per la prima volta, Palazzo Vecchio e il Museo del Novecento, che dal comune dipendono, saranno aperti il giorno di Natale e a Capodanno: un’offerta in più. Scrive il sindaco: “Ringraziamo i lavoratori di Palazzo Vecchio, di Mus.e e della Rear, che con senso di responsabilità consentono all’amministrazione di fare un bel regalo ai fiorentini e ai turisti in questo periodo di feste”.

 

Bene. Invece, apriti cielo: i sindacati Uil Trasporti, Uil Fpl, Cgil Fp e Cgil Filcams e i dipendenti della cooperativa Rear e dell’associazione Mus.e, che garantiscono l’apertura dei musei civici, s’indignano e “tengono a precisare e rettificare”. Scrivono: “Continuiamo a ritenere la scelta dell’amministrazione sbagliata perché non aggiunge niente, anzi rischia di oscurare, l’ampia e importante offerta culturale programmata da tempo e che vede numerose iniziative per tutte le festività”. Evidentemente è materia di loro competenza. Anzi di più, dietro c’è proprio una filosofia votata a difendere la cultura dai danni del neoliberismo: “La logica del sempre aperto è sbagliata tanto nell’offerta del consumo commerciale quanto in quella culturale”.

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Invece la logica di potenziare un servizio che è pubblico e per il pubblico, può andare a farsi benedire. Non è tutto qui però, perché governare i beni culturali in Italia è davvero come pestare l’acqua nel mortaio. Il ministro della Cultura Sangiuliano era partito alla carica, chiedendo ai musei di aumentare le aperture, soprattutto nei giorni festivi. E ora il suo vice Sgarbi ha colto l’occasione di elogiare l’iniziativa di Nardella per tornare a criticare le scelte dei musei nazionali.

 

Peccato che Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, abbia risposto per le rime: “Il 25 dicembre in Europa è chiuso il Louvre, il Prado, i musei di Londra, e anche il Met e il Moma a New York, dove la stagione più alta è proprio tra dicembre e gennaio. I musei che aprissero il 25 sarebbero praticamente gli unici. Questo va contro la tradizione italiana e fiorentina del Natale. Il 25 non è festa solo per i credenti ma per tutte le famiglie, e se vogliamo valorizzare la famiglia il 25 i musei devono rimanere chiusi”. E non si può negare che anche questo abbia una sua logica. Quello che Schmidt evita o non può dire, e che invece andrebbe spiegato ai politici, è che il personale per le aperture straordinarie, anche volendo, non c’è. Ma se anche ci fosse, i sindacati (sempre così attenti alla crescita culturale del popolo, a parole) sarebbero contrari: perché la logica del sempre aperto è liberista. Buon Natale, care città d’arte.

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