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Parlamentari semianalfabeti? Chiudono le librerie attorno a Camera e Senato. Indagine

Ginevra Leganza

La Herder, così come la Arion o la Rossetti, non esistono più. Ora è il turno della Feltrinelli in galleria Alberto Sordi. Chi volesse cercare una libreria nel centro di Roma farebbe meno fatica a trovare un cinghiale

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Il marziano che volesse fissare la punta del compasso nell’esatto centro del centro della città, e da lì tracciare un cerchio, dovrebbe divaricare i puntali al massimo per trovare una libreria. Perché anche la Feltrinelli in via del Corso, nella Galleria Alberto Sordi, va spegnendosi. Gli imminenti lavori di ristrutturazione segnano quasi certamente un fatale giro di boa, e i dipendenti – stante la chiusura – verranno riassorbiti in nuovi punti vendita. Probabilmente a Monteverde o forse a Centocelle, là dove al crescere del numero dei residenti i prezzi degli affitti si abbassano. Ma forse quest’ennesima libreria a rischio chiusura, a un passo dal Parlamento, nella città dove oggi pascolano i cinghiali, è ben più di un segnale. 

Proprio di fronte a Montecitorio c’era la libreria germanica Herder. E c’era la Libreria Arion, che ancora prima si chiamava Paesi Nuovi. Oggi, al posto della prima c’è un negozio di abiti dozzinali. In luogo della seconda, una parafarmacia. Herder e Arion erano due magneti per le fiumane di parlamentari, funzionari e giornalisti che vi stazionavano. Molti politici avevano il conto aperto, “leggevano tantissimo, si documentavano, approfondivano”. Così ricorda oggi Marcello Ciccaglioni, libraio gestore del Gruppo Arion che sino al 2014 era a capo della Libreria al Parlamento, di fronte alla Camera. Là dove si aggiravano Lillo Mannino, Luciano Violante, Sergio Mattarella e Oliviero Diliberto. Una schiatta semiestinta di politici secchioni. Come Fabrizio Cicchitto, una sorta di centauro metà uomo-metà scaffale.

Chi dal centro porta via le librerie? Saranno gli affitti alti per gli esercizi commerciali (circa 44 euro per metro quadro)? La moria generale di lettori? I pochi residenti? O gli intellettuali che – anche loro – preferiscono Amazon al salotto? E a proposito di salotti e di teatri, anche sulla celeberrima Feltrinelli in Via del Babuino da qualche anno è calato il sipario. “Era il posto di Elsa Morante, di Pier Paolo Pasolini, di Federico Fellini e dei tanti artisti della scuola romana”, ricorda Angelo Mascheroni della PDE distribuzioni. Procedendo, un altro fantasma di cui si è persa memoria è la libreria Rossetti in Via Veneto, dove nacque l’amore fra Eugenio Scalfari e Serena, la figlia del libraio. C’era fino a qualche anno fa, in quella strada – la via de La Dolce vita – una gigantesca Arion, adesso diventata una profumeria. Ma la Rossetti resta comunque tra le pagine de “La sera andavamo in Via Veneto”, il libro scritto dal fondatore di Repubblica. Così come in quelle del capolavoro di Giuseppe Berto, “Il Male Oscuro”, dove l’autore descrive una sua ossessione: Alberto Moravia che lo caccia via da una presentazione additandolo tra gli indegni della società borghese.

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Non c’è più Amore e Psiche, la libreria convivio dei seguaci di Massimo Fagioli, psichiatra, un Recalcati ante-litteram. Sparita la Fandango, sempre alle spalle di Montecitorio, un luogo spesso aperto a dibattiti, incontri, presentazioni. Chiusa la storica vetrina Remo Croce e i Remainders in Piazza San Silvestro, un bengodi di volumi fuori catalogo, un deposito di modernariato per bibliofili.

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“Gli affitti sono alti, ma il fatturato globale è drasticamente diminuito. Che non ci siano librerie in centro è un fatto tristissimo”. Oggi Ciccaglioni è in Viale Somalia, al Quartiere Trieste-Africano, dove tiene le redini delle Libreria ELI, a disposizione di fervidi lettori. Oltre al catalogo, la ELI offre corsi di scrittura, eventi musicali e una galleria d’arte. Una miscela di loisir per contrastare l’efficienza amazoniana, un contrappasso rispetto ai giorni in cui Ciccaglione era chiamato a contrastare ben altra potenza editoriale. “A proposito di altri tempi”, racconta Ciccaglione, “pochi giorni fa è morto Ciriaco De Mita. Fu proprio lui l’artefice della Libreria al Parlamento. Prima del Gruppo Arion, quei cento metri quadrati non erano ben gestiti. C’era la libreria Paesi nuovi. Allora un giorno il commercialista di De Mita mi convoca in Piazza delle Cinque Lune. Insieme avevano fatto un’indagine sul libraio giusto per ridare vita alla libreria. Dovevo gestire un luogo che fosse concorrente della libreria Rinascita in Via delle Botteghe Oscure, presidio del Partito Comunista…”. Altri tempi, altre vetrine. Il marziano che volesse trovare una libreria nel centro del centro di Roma scarpinerebbe non poco. Non senza la tentazione di cliccare su Amazon. Ma si sa. Les librairies s’en vont, les sangliers restent. Le librerie se ne vanno, i cinghiali restano.

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