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barbari foglianti

Giustizia (in)giusta

Roberto Maroni

Poteva essere l’occasione per riformare la giustizia, mettendo l’accento sul garantismo invece che sul mostro del giustizialismo. Ma la Lega non ce l’ha fatta. Adesso avanti se possibile con la riforma Cartabia

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Nessuno dei 5 referendum sulla giustizia ha raggiunto il quorum del 50 per cento più uno del numero dei votanti. E’ stato un flop facile da prevedere. Anche perché nella Lega c’era chi dissentiva: per i politici finiti in carcere meglio buttare la chiave che fare un referendum garantista. Poteva essere l’occasione per riformare la giustizia, mettendo l’accento sul GARANTISMO invece che sul mostro del GIUSTIZIALISMO. Ma la Lega non ce l’ha fatta. Faccio mio l’invito del direttore Cerasa a leggere l’ottimo libro sul “Garantismo” di Vincenzo Roppo, professore di Diritto civile all’Università di Genova. Senza dimenticare, tuttavia, che nel 1947 in Argentina venne fondato da Juan Domingo Perón il Partito giustizialista, che porterà al potere per quasi 20 anni lo stesso Perón. Al di là dei quesiti che erano formulati in modo tecnicamente un po’ complicato, hanno giocato a sfavore del quorum diversi fattori. Primo: il tema di una radicale riforma della giustizia, come facilmente prevedibile, era avversato da buona parte della magistratura che, evidentemente, ha fatto in modo di convincere la gente a non andare a votare. Secondo: il fatto che l’election day si sia svolto in un’unica giornata non ha certamente giovato a quelli che sarebbero andati a votare il lunedì mattina, magari al rientro dal mare. Terzo: dopo la chiusura delle scuole l’8 giugno i genitori hanno portato i figli, giustamente, in vacanza. Adesso avanti, se possibile, con la riforma Cartabia. Vedremo come andrà a finire. Stay tuned.

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