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Bandiera Bianca

Tre teorie sulla decisione di vietare la Bibbia nelle scuole dello Utah

Antonio Gurrado

Il provveditorato dello stato americano ha proibito di parlare del libro sacro nelle classi perché "osceno". In senso letterale ha ragione, ma il metodo è sbagliato. Resta il fatto che ha torto chiunque voglia cancellare anche solo una parola da qualsiasi testo

Ci sono tre maniere per interpretare la notizia sul provveditorato dello Utah che ha proibito di parlare della Bibbia a scuola, in quanto libro osceno. La prima coincide con la lettera. Bisogna prendere atto che nell’Antico Testamento ci sono oscenità, da Osea costretto a ingravidare una prostituta alle figlie di Lot che fanno un threesome col padre, da Salomone che si riposa sui seni delle concubine alle sorelle Oolla e Ooliba che vanno a letto solo con amanti superdotati, per tacere del profeta Ezechiele che mangia pane condito a sterco; allora ha ragione il provveditorato. La seconda maniera è indagare il metodo. Molto probabilmente gli uffici sono stati indotti a questa decisione da un arguto contestatore di quei genitori bigotti e codini, ottusi fondamentalisti protestanti, che vogliono nascondere alla vista dei figli qualsiasi libro non sia edificante; in tal caso, il provveditorato è caduto in un paradossale tranello e per questo ha torto. La terza lettura è la più complicata. Esige di sforzarsi di capire che la Bibbia è oscena e violenta perché la Bibbia è anche sublime e sacra, e che nella religione, nell’arte, nella letteratura, come in tutte le massime espressioni dell’animo umano, l’alto e il basso convivono, il bene e il male sono indistinguibili, tutto contribuisce a descrivere e a comprendere il guazzabuglio del cuore umano, la sua grandezza e la sua piccolezza dinanzi al mondo, a Dio e a sé stesso. In questo caso, non importa se il provveditorato abbia ragione oppure no; sicuramente ha torto chiunque voglia cancellare anche solo una parola da qualsiasi libro, dalla Bibbia in giù.

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