Le immagini della Smart elettrica che già è possibile trovare in commercio (Foto http://it.smart.com/)

Elettrizzati

Giuseppe De Filippi

Dal 2019 la Smart sarà prodotta solo con motore elettrico. La rivoluzione che non vogliamo vedere, ma c’è

Non solo elettrica, l’auto che sfonderà sul mercato deve essere anche (vorremmo dire smart ma non si può perché la parola è stata già appaltata) molto sexy, intelligente, deve dare a chi la guida un’aura di ficaggine. Solo elettrica sarebbe roba per ambientalisti (e qui c’è da discutere sui problemi legati a produzione e smaltimento delle batterie e sulla stessa produzione di energia) o per calcolatori che stanno lì a valutare se alla fine dell’anno, contati i chilometri fatti e l’attraversamento gratuito delle zone a traffico limitato e l’esenzione del bollo per 5 anni e il risparmio sulla manutenzione, c’è stata o no convenienza rispetto all’acquisto e all’uso di un’auto con motore termico (oddio e se invece compravo l’ibrida? tocca rifare i conti da capo). La ficaggine invece risolve tutto. Compri quell’auto perché ti fa sentire meglio e perché sei avanti. E allora si parte con la corsa a questo nuovo prodotto identitario e appagante.

 

Lo ha fatto da tempo, ma solo per la fascia alta del mercato, la Tesla, riuscendo rapidamente a creare un senso di appartenenza con pari forse solo nel mondo dei devoti di Apple. Ci prova con un miglioramento eccezionale della sua prima serie la Nissan con la nuova Leaf. Solo elettrica ovviamente, 370 chilometri di autonomia, tutto ciò che serve per faticare il meno possibile alla guida e nella massima sicurezza: dai radar che tengono la distanza, al controllo della velocità automatico, al mantenimento della corsia. Sicurezza aumentata, controllo pienamente affidato al guidatore ma con ampio supporto intelligente. La manovra poi la fa da sola in tutte e tre le modalità, di lato, di punta, a retromarcia. Tanto che il marketing dovrà anche reinventare un po’ il ruolo del guidatore (più che della guidatrice) per continuare a dare l’idea dell’uomo solo al comando, immagine dalla quale l’automobilista medio italiano non vuole staccarsi. Si tratterà di far capire che anche se è molto assistito da computer e radar in realtà è lui ad avere la situazione sotto controllo e che semmai si sta occupando di evitare pericoli più lontani rispetto a un banale tamponamento e che il suo sguardo, libero dalle incombenze dei piccoli problemi di guida, è fisso sull’orizzonte a vigilare contro qualsiasi evenienza. E alla Nissan, insiste molto sul punto il brillante vicepresidente mondo, con delega piena sul settore elettrico, l’italiano Daniele Schillaci, spiegano che questa Leaf è tante cose ed è anche un’auto elettrica. Come dire: non basta la batteria, vogliamo, appunto, la ficaggine, ad esempio con il pedale unico, con cui si accelera spingendo e si frena rilasciandolo, un passaggio epocale nella gestione della velocità: come quando i rubinetti da due, acqua calda e acqua fredda, diventarono uno che mixava all’origine. Accelerata e frenata gestite da un solo pedale diventano più fluide di prima (provare per credere) e comunque c’è sempre il pedale per frenate di emergenza. Economicamente ormai l’elettrico è vicino alla convenienza (il problema è solo nella disponibilità della ricarica, ma per chi ha un garage e una presa con una carica notturna a settimana le necessità sono sistemate).

 

La corsa è partita. Mercedes fa scattare uno dei suoi prodotti di punta, almeno nelle grandi città italiane, la Smart dal 2019 sarà prodotta solo con motore elettrico e tanti saluti. Uno strappo clamoroso. Ma a Stoccarda stanno comunque dando la motorizzazione completamente elettrica a pressoché tutti i modelli della loro molto ampia gamma. A Francoforte, al salone, è arrivata poi la Mini elettrica (ficaggine da rinverdire dopo il successo del design). Ma chi quest’anno ha fatto due passi al salone di Shanghai ha visto decine di produttori cinesi esclusivamente concentrati sulla produzione elettrica. E tutti gli altri sono della partita, i francesi con molto impegno (con Renault protagonista e vincente nelle corse della Formula E) e aspettatevi sorprese anche da Torino/Detroit. D’altra parte oltre allo spirito del tempo concorre la bassa necessità tecnologica: il motore è molto più semplice, si tratta solo di produrre la vettura. E i governi aiutano, l’Europa ama impiccarsi alle scadenze e quindi fissa date a tutto spiano per arrivare al passaggio totale (Bum!) al 2040 e allora la Cina imita, segue, e ufficiosamente si dà lo stesso obiettivo, mentre a Shanghai già vige ora l’obbligo dell’elettrico per le due ruote ed è pienamente rispettato.

 

Poi tutto questo processo di riconversione sarà contemporaneamente confermato e ridimensionato dal suo stesso successo. Confermato perché al crescere della diffusione crescerà l’offerta infrastrutturale (le colonnine e un domani anche l’induzione), ridimensionato perché con tante elettriche in circolazione certi vantaggi, come l’accesso alle ztl e i bolli gratis, salteranno. I centri sono chiusi per ragioni di spazio (non solo per i fumi) e se non ci si entra c’è poco da essere elettrici. Gli incentivi fiscali valgono finché si è happy few, ma per la massa non si possono concedere.

Di più su questi argomenti: