Seconda udienza del processo Mafia Capitale (foto LaPresse)

Come ti nascondo i flop di Mafia Capitale

Claudio Cerasa
Il gran Cantone ignorato dai giornaloni. Archiviazione per Alemanno – di Claudio Cerasa

Un articolo a pagina dodici dell’Avvenire e nulla di più. Poi molte citazioni sulle spese eccessive della Metro C (Corriere della Sera, cronaca di Roma). Molte aperture dei giornali sulle sue parole sui contratti della Rai (apertura del Fatto quotidiano, articolo del Corriere a pagina 13, un taglio basso del giornale a pagina 7). E nulla, silenzio, imbarazzo, sulle parole di Raffaele Cantone su Mafia Capitale. Parole che avete letto venerdì sulla prima pagina di questo giornale: “Posso escludere ad oggi di avere mai individuato e segnalato alle procure ipotesi di 416 bis, cioè associazione di stampo mafioso”.

 

Dopo aver alimentato la bolla di Mafia Capitale si capisce che i nuovi professionisti dell’antimafia preferiscano parlare di altro ed evitare di affrontare quella che giorno dopo giorno sembra essere la verità dei fatti: aver scelto di mettere la parola “mafia” accanto alla parola “capitale” è una trovata che ha portato molta visibilità ai magistrati della procura di Roma, e molto fango sulla capitale d’Italia, ma è una scelta che alla prova dei fatti si sta sciogliendo come neve al sole. A Ostia, quella che doveva essere la Corleone di Roma, la mafia, ha detto la Corte d’appello, non esiste. Mister anti corruzione ha detto che la mafia a Roma non l’ha vista. Il capo di gabinetto del presidente della regione Lazio, che doveva essere il simbolo dell’allargamento dell’inchiesta, è stato assolto con formula piena. E venerdì, come se non bastasse, il più importante politico indagato per mafia nell’inchiesta della procura di Roma, l’ex sindaco Gianni Alemanno (l’altro indagato è Luca Gramazio, ex consigliere comunale), ha ascoltato con le sue orecchie la richiesta del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo: l’archiviazione dell’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso contestata a Gianni Alemanno. E anche oggi, ci scommettiamo, troverete al massimo un boxino a pagina 25.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.