Terrazzo

Torna il telegatto, ma è di plastica (sostenibile)

Torna la celebre statuetta; ma è di  plastica, riciclata, e senza la cerimonia nata negli anni Ottanta. I nostri unici Oscar possibili

Per un attimo si era gioito, ecco che per distrarsi da guerre e calamità ritorna un felice ricordo delle spensierate infanzie televisive del riflusso: macché. Il nuovo Telegatto che torna non è un vero Telegatto. Il Telegatto, leggendario animale televisivo invenzione di una Mediaset che si chiamava ancora Fininvest, ora è tornato, lo ha annunciato Tv Sorrisi e Canzoni, ma la prima delusione è che non è più d’oro bensì di plastica riciclata (“nei colori blu, giallo e fucsia, ideata da Cracking Art, il movimento artistico noto per le sue installazioni urbane in tutto il mondo”). Vabbè. La seconda delusione è che  la cerimonia è diventata ancor  più sostenibile: non c’è proprio più.   

 

Non tornerà insomma l’eventone che era il clou della programmazione di Canale 5. E’ stato assegnato, come segnala il direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, a Vasco Rossi. In remoto. “Il mondo è mutato, così come il modo di fare intrattenimento, che si è arricchito con i social, il digitale, lo streaming. Allo stesso modo cambiano anche i tempi e le modalità delle premiazioni: il nostro nuovo Telegatto sarà consegnato in diversi momenti nel corso dell’anno, diventando un riconoscimento al merito di chi lo riceverà”, ha detto. In controtendenza, mentre tutti agognano situazioni “live” e assembramenti dopo anni di Zoom: addio dunque alla leggendaria kermesse; l’idea originale del gatto era stata dei grafici di “Sorrisi e canzoni”, il nostro “Variety”, che individuarono nel felino l’animale domestico per eccellenza, ben prima dei famigerati meme.

La statuetta, alta 15 centimetri (più sette di piedistallo) e del peso di 1,8 chili, era di  bronzo, placcato oro zecchino, e c’era  poi una speciale versione in platino che veniva assegnata solamente in occasioni eccezionali (l’hanno preso Mike Bongiorno alla carriera, Stefania Sandrelli, Fiorello, eccetera).  Adesso arriva la versione ecocompatibile (anche se di solito i premiati non è che lo buttassero nell’indifferenziato), ma soprattutto  “salta” la cerimonia – i nostri unici Oscar possibili – andata in onda dal 1984 al 2008 sulla “rete ammiraglia”.

 

I Telegatti, detti anche, col lessico brianzolo di quegli anni, “Gran Galà” – con accento sulla ultima sillaba – della televisione, nascevano in contrapposizione al micidiale  “Premio Tv - Premio regia televisiva” di Rai 1 sorto nel decennio precedente. Ma sulla privata era un’altra cosa. “Do a tutti voi il benvenuto per questo gran galà della televisione. Allegria”, scandiva Mike Bongiorno in smoking sul riff di “Sorrisi is magic”, inno dell’evento, musica trascinante e testo  futurista-criptico: “Sorrisi is magic. Sorrisi Forever. Sorrisi will love you. Tonight will love You Tonight will losing with you. Music lights”, del duo dance dei fratelli La Bionda. L’atmosfera era fastosa, tra una festa degli italiani all’estero e Cannes. Divi americani premiano italiani e viceversa,  il bambino di “Nuovo cinema paradiso” premia Sylvester Stallone; Corrado premia Elton John, De Niro Renzo Arbore, Nancy Brilli Michael Douglas. 

 

Era premio ecumenico, e  andava anche alla concorrenza. Portava tra l’altro a Milano una centralità di norma ottenibile solo con le settimane del design e del mobile. Che rimangono però fenomeni di nicchia, destinati a élite e addetti ai lavori, mentre il Telegatto era il glamour per le masse che non possono accedere a quegli eventi per cui serve l’invito: smoking e allegria, polvere di stelle brianzola, oltretutto più spumeggiante e meno ingessato del David di Donatello che poi lo fagociterà come unico grande evento televisivo, però appunto romano, dunque istituzionale, quirinalizio.  

 

Con la staffetta tra copertina di Tv Sorrisi e Canzoni, all’epoca media mainstream quando ancora era una bella parola, e eventone al Manzoni, si sognava tra Milano 3 e la California: epico nel 1986 l’arrivo di Joan Collins, premiata per l’interpretazione della perfida Alexis in Dynasty, colossale successo Fininvest. “Un personaggio che viene dall’estero”, scandisce Mike Bongiorno: premiata da Milly Carlucci – a sua volta detentrice di ben 5 Telegatti - irriconoscibile e dalla perfetta pronuncia americana, mentre la premiata, cotonata come si addice a quel decennio, fa un discorsetto in un buon italiano, e Mike prega il regista di inquadrare “questo bel giovanotto biondo in prima fila”, era il suo quarto marito, il cantante svedese Peter Holm (vero nome  Peter Sjöholm).  Insomma, si sognava, e l’Italia del Telegatto è l’ultima Italia che funziona, probabilmente, o comunque tira avanti prima dello sfascio di Tangentopoli, e il suo simbolo, forse è solo un caso, è Andreotti, che col Telegatto avrà un rapporto privilegiato, quasi come col Vaticano, e un destino parallelo. 

 

Vince infatti per ben tre edizioni nella categoria “miglior politico” (‘87,’89, ‘90) e tutte e tre le volte compare sulla copertina di Sorrisi: la più famosa è quella dell’87 con lui al centro nella foto e intorno Corrado, Gassman (con una faccia molto depressa), Zucchero, Vialli, Enzo Biagi, e Beppe Grillo. Il figlio Stefano Andreotti, pur assai schivo, immortala queste copertine sulla sua bacheca Facebook. Ma nel 1988 Andreotti da ministro del Tesoro premierà Sophia Loren per lo “sceneggiato straniero” Mamma Lucia. In quell'anno il Pil sale del 4 per cento, Bertolucci vince 9 Oscar con “L’ultimo imperatore”, a Sanremo Massimo Ranieri canta e vince con “Perdere l’Amore”. Erano davvero, è chiaro, i migliori anni della nostra vita (anni non sostenibili ma placcati oro, vabbè).