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Il Foglio sportivo

Come sta cambiando volto il Paris Saint-Germain

Michele Tossani

L'addio di Lionel Messi, la voglia di partire di Kylian Mbappé e i piani di Luis Enrique per vincere in Europa

Partirà o non partirà? L’estate del Paris Saint-Germain è contrassegnata da questa domanda riguardante il futuro di Kylian Mbappé. Com’è noto fra il francese (a oggi probabilmente il giocatore più forte del pianeta) e il club di Nasser Al-Khelaïfi è in atto un braccio di ferro che potrebbe finire per risolversi soltanto nelle ultime ore di mercato.

Da “pietra angolare del progetto del club”, come ebbe a definirlo l’anno scorso Al-Khelaïfi, Mbappé si è ritrovato nella lista degli indesiderabili, quei giocatori cioè che sono rimasti ad allenarsi nel nuovo e avveniristico centro di allenamento del Psg (a Poissy) senza prendere parte alla tournée asiatica della squadra. 

La colpa dell’enfant du pays (Mbappè è nato nel XIX arrondissement della capitale transalpina)? Quella di non aver rinnovato il contratto in essere col club. Contratto in scadenza a giugno dell’anno prossimo, quando Mbappé sarà libero di accasarsi dove vorrà. E cioè al Real Madrid. 

Per questo, per non perdere Mbappé a costo zero, Al-Khelaïfi ha inviato un ultimatum al giocatore e al suo entourage: rinnovo o cessione questa estate. Ma il Real non vuole pagare (tanto) oggi per un giocatore che può arrivare gratis a giugno prossimo. E l’attaccante, che vuole solo Madrid, ha rifiutato una ricca offerta dell’Al Hilal, club dove si sono recentemente accasati Kalidou Koulibaly e Sergej Milinkovic-Savic. 

Gli arabi avrebbero infatti offerto ben 200 milioni di euro per il cartellino dell’attaccante (accettati dal Psg) e un ricco contratto annuale al campione del mondo 2018. In pratica Mbappé si potrebbe lautamente parcheggiare in Arabia in attesa di volare comunque a Madrid nel 2024. Ma il giocatore ha rifiutato la proposta.

Una grana non da poco, quella del futuro di Mbappé, per un Psg che si presenterà profondamente rinnovato al via della nuova stagione. Il progetto tecnico di (parziale) normalizzazione, varato l’anno scorso dal direttore Jorge Campos e da Christophe Galtier, è naufragato dopo che l’annata si è conclusa con la conquista di una Supercoppa di Francia e del titolo nazionale, l’ennesimo per il club da quando è arrivata la proprietà Qatar Sports Investments (2011). Troppo poco per le ambizioni di un club ossessionato dalla vittoria in Champions League, soltanto sfiorata con la finale persa del 2020.

Per il resto, un via vai di allenatori troppo frettolosamente bruciati (Antoine Kombouaré, Carlo Ancelotti, Laurent Blanc, Unai Emery, Thomas Tuchel, Mauricio Pochettino e appunto Galtier) sull’altare di squadre assemblate senza un criterio logico, ma cercando solo di mettere insieme quanti più talenti possibile. Insomma, un po’ come spesso faceva l’Inter di Moratti.

Ora però, con l’arrivo di Luis Enrique, il club sembra aver imboccato una strada diversa: priorità alla creazione di una squadra, di un collettivo, piuttosto che a una semplice somma di singoli talenti. Non a caso il club ha comunicato a Neymar, Marco Verratti, Hugo Ekitike e Juan Bernat di non far più parte del progetto tecnico.

Così si spiega il mercato in essere. Lasciati andare senza troppi rimpianti Lionel Messi (autore di una bella stagione, ma non così grande come ci si attendeva e a volte beccato dal pubblico parigino) e Sergio Ramos, ceduti elementi ormai fuori dal progetto tecnico (Bitshiabu, Dina Ebimbe, Icardi), con altri in lista di sbarco (Wijnaldum e Paredes) ecco arrivare dei nomi funzionali al gioco di Luis Enrique come l’ex interista Skriniar, Asensio, Ugarte, l’italiano Cher Ndour (il nuovo Pogba?), il coreano Lee Kang-in, Lucas Hernández (fratello del milanista Theo) e, soprattutto, l’attaccante portoghese Gonçalo Ramos (che dovrebbe appunto sostituire Mbappé). Vicino a Parigi è anche Ousmane Dembélé, in uscita dal Barça.

Da Mbappé, Messi e Neymar il tridente del Psg potrebbe dunque diventare Dembélé, Ramos, Asensio. Una bella rivoluzione.

Fra i volti nuovi va annoverato anche quello di Arnau Tenas. Il portiere catalano, proveniente dal Barcellona B, arriva in Francia per fungere da riserva di Donnarumma. Tuttavia, le sue qualità in fase di costruzione (fondamentale nel sistema di Luis Enrique) potrebbero un domani anche metterlo in concorrenza con Gigio, mai troppo a suo agio con la palla fra i piedi.

Un mercato comunque importante, dispendioso (si parla di circa €150 milioni spesi), orchestrato dal potente agente Jorge Mendes, portoghese come Campos. 

E, comunque, un mercato che non è ancora finito. Mendes vorrebbe portare a Parigi anche João Félix, che ha avuto un rapporto complicato con Diego Simeone e non si è ritrovato nemmeno col prestito al Chelsea. 

Dal punto di vista tattico il nuovo Psg si discosterà molto da quello dell’anno scorso. La percentuale bulgara di possesso registrata in Ligue 1 nel 2022-23 (60.9 per cento) potrebbe addirittura essere superata. La squadra virerà verso il gioco di posizione di scuola iberica. Luis Enrique è stato chiaro in sede di presentazione, affermando che “l’identità offensiva non è negoziabile”.

Qualcosa si è già visto nelle prime amichevoli, a partire dalla costruzione 3-2 partendo da una difesa a quattro e dal tentativo di riempire tutti i corridoi verticali del campo. Un processo di trasformazione che per essere completato potrebbe richiedere del tempo, elemento difficile da trovare sotto la Torre Eiffel

Tutto questo in attesa di sapere quale sarà il destino di Mbappé. Se non dovesse accettare l’offerta araba e decidesse di restare sull’Aventino, Al-Khelaïfi sarà davvero disposto a tenerlo un anno in tribuna? Lo scopriremo presto.