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Il Foglio sportivo - That win the best

Pure il Bournemouth ha più soldi da spendere di Maldini

Jack O’Malley

In Portogallo si sono inventati l’ennesima boiata: è nato il cartellino bianco per le buone azioni in campo. Prosegue così la trasformazione del calcio in spettacolo edificante e laboratorio di rieducazione civica

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La trasformazione del calcio in spettacolo edificante e laboratorio di rieducazione civica prosegue, naturalmente tra gli applausi scemi dei giornalisti che si sentono in dovere di esaltare qualunque cazzata venga pensata in nome del buon esempio. L’ultima è l’introduzione del cartellino bianco, voluta dalla Federazione portoghese e sventolato per la prima volta durante una partita di calcio femminile (e dove se no?). Nel match di coppa nazionale tra Benfica e Sporting, infatti, l’arbitro donna lo ha mostrato ai medici che hanno soccorso uno spettatore sentitosi male sugli spalti. L’idea è quella di sottolineare “il gioco pulito e rispettoso” con un cartellino diverso da quelli usati per punire le condotte scorrette. Naturalmente i giornali hanno raccontato l’episodio ognuno come gli pareva, per cui c’è chi descrive gli spettatori spaesati di fronte alla novità e chi invece inventa di sana pianta che la gente sugli spalti abbia capito al volo cosa stava succedendo e si sia messa ad applaudire con convinzione. 

 

Tra una birra e una bottiglia di vino sono andato a guardarmi il video, e vi posso garantire che si sentono più fischi che applausi. Ma chissenefrega, il cartellino bianco è l’ennesima idiozia di chi vuole usare il calcio come nudge per cambiare i comportamenti delle persone ed educare le masse, dividere in buoni e cattivi pure i ventidue che si affrontano sul prato verde. Di questo passo non servirà più fare gol, vincerà la partita la squadra i cui tifosi non diranno parolacce nei cori e i cui calciatori prenderanno più cartellini bianchi, in una gara a chi fa il gesto più pulito e rispettoso, chiedendo scusa dopo un tackle e tirando fuori per non offendere l’avversario con un gol. Sempre che qualcuno più furbo degli altri non faccia notare che il colore bianco per il cartellino che premia i più bravi è un chiaro ed evidente caso di razzismo. 

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Finché resiste mi tengo stretta la Premier League, l’unica vera Superlega che esiste al mondo, un campionato in cui anche le piccole mangiano e possono permettersi di fare offerte vergognose per giocatori pippe come Zaniolo. Voi avete voluto arricchire soltanto le solite quattro-cinque? Non lamentatevi se il Bournemouth tira fuori più soldi del Milan, piuttosto prendete esempio. Spero solo però che i giornali italiani – che sono costretto a leggere per scrivere questa rubrica da ubriaco – non ricomincino a spiegare il “modello inglese” per la centocinquantesima volta: non lo meritate neppure voi, già costretti a guardare un campionato imbarazzante con la classifica decisa dai giudici e dalla mediocrità delle cosiddette “grandi”.

 

Dite che la corsa per la Champions League è appassionante, e va bene, poi l’anno prossimo vi ecciterete per chi cercherà di qualificarsi in Europa League, poi per la Conference e infine ci direte che una lotta per la salvezza come quella della Serie A non ce l’ha nessuno. A ognuno il suo: a me la bionda, a voi un campionato esaltante come quello in cui è andato a svernare Cristiano Ronaldo, le cui tristi imprese rimbalzano sui media occidentali che ci propongono i suoi doppi passi bolsi contro difensori improvvisati che comunque lo riescono a fermare. Fa male al cuore vederlo così, ma d’altra parte è portoghese, come quelli che hanno inventato il cartellino bianco.

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