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Qatar 2022

La fascia da capitano "one love" è lodevole, ma è una manipolazione

Giuliano Ferrara

L’intenzione protettiva è santa. Ma l’idea di un unico amore, dirimpettaia dell’unico sesso e dell’unico matrimonio, equivoci concettuali e di diritto, è contraria all’idea di libertà, ne è la negazione conformista e omologante

Spiace per Kane e per gli altri, tutti convinti della bontà di un codice Uefa, quello della fascia arcobaleno al braccio, che non supera la prova illiberale e omofoba dell’islamismo qatariota, derubricato per amore di sport e di birra analcolica a “usanza” del paese ospite. Spiace, perché è ovvio che la protezione dei diritti della comunità Lgbtq+ è una preoccupazione umanistica resa inviolabile dall’evoluzione della cultura civile. Spiace, ma non convince la fascia con la scritta one love, un unico amore. L’intenzione è santa, come le ginocchia degli atleti piegate in segno di rispetto per l’integrità della persona offesa dal razzismo e dalle sue pratiche, il risultato ha qualcosa di diabolico.

   

    

L’idea di un unico amore, one love, che è poi dirimpettaia dell’unico sesso e dell’unico matrimonio, due grandi equivoci concettuali e di diritto, è contraria all’idea di libertà, ne è la negazione conformista e omologante. L’amore è per natura (e anche per contronatura, per altra natura, per diversamente natura) diverso, ha molte forme espressive, molte sfumature liriche ed epiche, molti significati antropologici e religiosi, sacramentali, molte tecniche, molte ramificazioni e molte potenzialità, spesso opposte o divergenti. In amore si può scegliere, e l’atto della scelta è libero, ma si sceglie tra elementi diversi, tra espressioni diverse della volontà, della pulsione, dell’inclinazione erotica, altrimenti si è prigionieri di un brand ideologico, di una falsa coscienza di cui si fa maestra edificante addirittura l’Uefa, succursale pallonara della coscienza universale. Lo testimonia la storia della cultura, l’esperienza dell’avventura umana e della poesia, la struttura del linguaggio e la sua tipologia, la dinamica del cuore e della mente, se così si può dire, rappresentata infinite volte da atti di scrittura e rivelazione, da Omero a Virgilio a Shakespeare, per non citare che tre del canone occidentale. Amicizia, passione, amore sono caratteri, come la virtù, la pietà, l’onore, la cavalleria, la devozione, in cui riconosciamo da millenni il succo del nostro modo di stare al mondo e di inventarci il nostro posto nelle relazioni personali e collettive.

   

Caratteri che si radicano nell’immaginazione, nell’attrazione, nella psicologia, nei codici di specie, e che evolvono in pratiche sociali le più difformi, dal matrimonio pagano a quello cristiano, a varie forme di unione, di intimità, di legame consentite e come aizzate dalla complicata combinazione individuale della nostra comune umanità.

  

One love, amore unico, è una manipolazione benevolente, un modo di universalizzare a forza quel che non è liberamente universalizzabile se non nel senso dell’amore cristiano del prossimo, della disponibilità solidale verso la vita nella successione delle generazioni. One love, direbbe Vauvenargues, è “scuola della frode”, come il commercio. Prendi un concetto in sé formalmente irreprensibile, lo attualizzi e mercifichi al bazaar delle idee moderniste e ipermoderniste, lo adatti al gusto prevalente, lo trasmetti per motti e slogan, ne fai un idolo per le folle, ti ci rifletti come in uno specchio di buona maniera e di retta intenzione, lo spacci per una verità irrecusabile, e la frode è consumata. One love è un’ovvietà evangelica, ma in un mondo laico è un modo troppo facile, un billboard travestito da fascia civile, di disconoscere il patrimonio della diversità; ha qualcosa di ideologicamente totalitario e suona farlocco. Nonostante le magnifiche intenzioni protettive di diritti negati dai mostriciattoli dell’oscurantismo a ogni latitudine.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.