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Il Foglio sportivo

Bagnaia ha imparato a usare il cervello

Giorgio Burreddu

La MotoGp corre a Misano e Pecco, dopo tre vittorie consecutive nelle ultime tre gare, spera in Romagna di accorciare il distacco da Fabio Quartanaro

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Qualche mese fa, a luci spente, con lo show già in soffitta e un altro mondiale messo in archivio, chiesero a Pecco Bagnaia cosa diavolo avrebbe dovuto fare nel 2022 per strappare il titolo di campione del mondo dalle grinfie di Quartararo. E lui, che è uno che le parole le misura al millimetro, stranamente rispose con l’abbondanza: “Tanta più esperienza, tanta più velocità, tanta più consapevolezza”. Tre vittorie consecutive nelle ultime tre gare (Assen, Silverstone e Austria) valgono dunque l’upgrade. Ma Misano? Eh, Misano. Una volta, per capirci, di Misano Pecco disse: “Peggio perdere la gara che il campionato”. Segno che questo gran premio incastonato nella terra dei motori, così unico, colorato, vibrante, sonoro, veloce, quasi una forma di culto per i seguaci delle due ruote, è davvero un appuntamento speciale. Peccato (per lui) che non basti il talento a ribaltare la classifica attuale: neppure con un successo Bagnaia scalzerebbe Quartararo da dove sta (cioè al primo posto, a + 44 da Pecco che invece è terzo dietro ad Aleix Espargarò). Neppure con un successo, no. Però con quello si avvicinerebbe al pilotino francese, al punto da poter vivere l’ultima parte di Mondiale aggrappato al suo sogno: vincere la MotoGp.

 

Se c’è un posto dove tutto può accadere, quello è proprio il circuito di Misano. È un appuntamento che conta, che tutti aspettano come la stella cometa. Non solo per la tradizione e il gusto, ma anche perché Bagnaia può riaprire il campionato con un colpo di spugna. “A inizio stagione ho commesso tanti errori, quindi mi sono detto che avrei dovuto usare di più il cervello”. Più, più, più. Ancora l’abbondanza. Del resto quella dei piloti è una vita al massimo, fatta di aggiunte, mica di privazioni. Un fattore che la Ducati non sempre è riuscita a consegnare nelle mani del bravo Pecco. Vedi l’inizio di questo Mondiale. Costellato di momenti dolorosi, di gare che il pilota della scuderia di Borgo Panigale non è riuscito a gestire come avrebbe voluto, al meglio. Errori suoi, anche. Ma soprattutto una moto non sufficientemente veloce, o non sempre adeguata alla pista. È con la bravura che Pecco è arrivato fino a qui, alla gara “di casa, la più importante della stagione”, qui dove Bagnaia ammette di sentire “la responsabilità”.

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Con Misano Bagnaia ha sempre avuto un rapporto strano, di unicità. Quando correva in Moto3 le prime due volte dovette ritirarsi. L’inesperienza a Misano la paghi più che altrove. Il primo podio arrivò nel 2017, in Moto2. Terzo. Ma nel paddock Pecco scuoteva la testa: “Non ho osato, non ho osato”. Deve essere stato lì che Bagnaia ha capito l’essenza della velocità. Tant’è che l’anno dopo, 2018, a Misano vinse. “Voglio arrivare in MotoGp da campione del mondo”. Anche quel successo, nella Romagna che lo ha adottato, nella terra del mutòr, contribuì a incoronare Bagnaia re della classe di mezzo. “Vedere tutte le persone intorno a me emozionate è il più grande traguardo che abbiamo raggiunto. Vuol dire che abbiamo fatto un grande lavoro. Non solo come risultati, ma anche come gruppo, come insieme”. Doveva essere l’erede di Valentino Rossi, invece è diventato Pecco, il giovane vincente. Che prima ha imparato a seguire i consigli, poi a scartarli. Come in Austria, pochi giorni fa. “Valentino mi ha detto di non usare l’anteriore morbida perché avrebbe reso la mia gara difficile, ma l’ho usata lo stesso. Sicuramente mi tirerà le orecchie”.

 

Si fida di se stesso, Pecco. Ha imparato a farlo ascoltando il suo cuore, il cervello, l’anima. E anche quella vocina che arriva su dalla moto e che solo i piloti sono in grado di percepire. Si fida di Bagnaia, ma è dura fidarsi di Misano. Quella pista nell’accogliente Romagna è un serpente velenoso: non ti perdona niente. Bagnaia conosce bene quella sensazione. Nel 2021 finì a terra a cinque giri dalla fine, era in testa, anche quella volta arrivava da tre gare a podio (una era proprio Misano I). Nel weekend aveva fatto la pole. Era l’uomo da battere. Doveva essere Misano II, la vendetta. Invece: l’incredibile. “Dovevamo rischiare”, disse. Fu l’ultima Misano di Vale, fu anche il giorno del successo di Fabio Quartararo, il pilota Yamaha che vinse il titolo con due gare d’anticipo. “Se ho vinto così è anche grazie a Pecco che mi ha fatto spingere tanto”, disse il francese. Pecco, con ancora la tuta addosso, graffiato dopo la caduta, andò da Fabio a stringergli la mano. Solo il ds Ciabatti il giorno dopo avrebbe detto: “Perdere così fa male”. Ci vuole di più per vincere. Pecco lo sa, per questo andrà oltre i suoi limiti.

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