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Il Foglio sportivo - That win the best

Finalmente non ci si inginocchia più prima delle partite

Jack O'Malley

Chissà se Ronaldo capirà che giocare in Premier è molto meglio che uscire agli ottavi di Champions

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Con Crystal Palace-Arsenal di venerdì sera è ricominciata la Premier League, e io già mi sento meglio, come quando ritrovo la mia bionda al pub. Benedetto Mondiale autunnale – non per il Mondiale in sé, che pure vinceremo, una bestemmia giocato a novembre e in Qatar – che fa iniziare prima del solito il campionato per cui vale la pena di essere ogni tanto sobri. Troppa grazia, l’evento dell’anno è iniziato con una notizia che segna un inizio di ritorno alla normalità: i capitani delle squadre inglesi hanno deciso che i giocatori non si inginocchieranno più contro il razzismo prima dell’inizio di ogni partita, ma lo faranno soltanto in alcune occasioni particolarmente significative. Finisce finalmente la sottomissione all’inutile gesto marxista dei Black Lives Matter, ormai più sputtanati degli accordi elettorali del Partito democratico italiano: ci si è finalmente resi conto che il teatrino ha perso gran parte del suo significato, e se possibile ha contribuito a dividere ancora di più tifosi e giocatori, costretti ad applaudire un gesto oggettivamente inutile a combattere il razzismo. 

Lo sport resta purtroppo ancora uno strumento di rieducazione delle masse brutte, cattive e soprattutto incompetenti: tra tre settimane iniziano gli US Open di tennis e Novak Djokovic non potrà partecipare perché non vaccinato contro il Covid. Brindo quindi a Claudia Tenney e a Louie Gohmert, due repubblicani del Congresso degli Stati Uniti che hanno chiesto ufficialmente a Joe Biden di permettere ai giocatori non vaccinati di giocare l’ultimo slam della stagione.   

Tornando al calcio giocato, la grande domanda sulla prima giornata di Premier League è se Cristiano Ronaldo ci sarà o no. L’anziano bomber portoghese vuole giocare la Champions, il Manchester United è in Europa League come una Roma qualsiasi, e CR7 ha già dato fondo a tutto l’armamentario di sceneggiate e scuse patetiche per rompere con la squadra allenata da Ten Hag. Il problema è che sono poche le societa che lo vogliono e possono permetterselo, i Red Devils lo scorso anno gli hanno salvato la faccia e giustamente non vorrebbero svenderlo. La speranza è che il ragazzo si renda conto che giocare in Premier vale più che uscire agli ottavi di Champions con una squadra costretta a schierarlo per il peso del suo nome, e resti in quella che è casa sua. In attesa di vedere in campo Liverpool, City, Tottenham e compagnia segnante, un pensiero per la Serie A, che inizia il prossimo weekend nella mestizia più totale. 

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Mercoledì in Colombia, ai Mondiali under 20 di atletica, il decatleta Italiano Alberto Nonino ha preso parte alla gara dei 400 metri con discrete possibilità di piazzamento nella classifica finale. Poco dopo la partenza era tra i primi, con un tempo oltre le aspettative. Poi però il ragazzo ha cominciato a correre tenendosi i pantaloncini con una mano, perdendo il ritmo. È stato lì che si è accorto di avere sbagliato qualcosa: aveva dimenticato di indossare le mutande. Correndo, il pisello continuava a uscirgli dai pantaloncini, e il povero Alberto ha dovuto armeggiare a lungo. L’inconveniente lo ha fatto arrivare ultimo, e deridere dai giornalisti sudamericani – “Iba con la minga fuera” – e dal pubblico presente. Eccola, ho pensato, la metafora perfetta del calcio italiano di quest’anno. Cheers.

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