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Dopo la vittoria dell'Inghilterra, ecco quali saranno le protagoniste del Mondiale femminile

Francesco Caremani

La nazionale guidata da Sarina Wiegman arriverà all'appuntamento del prossimo anno da campione europeo. Occhio anche a Brasile, Stati Uniti, Cina e Sud Africa

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Se provassimo a scrutare il futuro del calcio femminile, da qui a poco meno di un anno, con orizzonte Mondiale 2023, che si disputerà in Australia e Nuova Zelanda, scorgeremmo le facce di Sarina Wiegman, Pia Sundhage, Vlatko Andonovski, Shui Qingxia, Desiree Ellis e Nicola Demaine, rispettivamente Ct di Inghilterra, Brasile, Stati Uniti, Cina, Sud Africa e Papua Nuova Guinea; le rappresentative nazionali che in questo anno hanno vinto i sei tornei continentali. Infatti, grazie a questi Brasile, Cina, Stati Uniti e Sud Africa sono già qualificate per la rassegna iridata, mentre l’Inghilterra deve passare dal gruppo D di qualificazione Uefa – le manca poco per la matematica – e Papua Nuova Guinea non ci sarà perché l’unico posto disponibile per l’Oceania è già stato assegnato alle neozelandesi, in quanto ospitanti.

 

In prospettiva la faccia più interessante è quella di Sarina Wiegman, che da allenatrice ha vinto due Europei, uno con i Paesi Bassi e questo con l’Inghilterra, il primo della storia, dopo due secondi e un quarto posto. Proprio l’Inghilterra è la nazionale che in questi ultimi anni è cresciuta di più, con un terzo e quarto posto nelle ultime due edizioni del Mondiale e le semifinali all’Europeo del 2017; senza contare che la Wiegman ha portato i Paesi Bassi in finale nel 2019, perdendo il titolo iridato contro gli Stati Uniti. Quella più conosciuta sicuramente Pia Sundhage, svedese, già campione d’Europa come giocatrice, la quale ha portato gli Stati Uniti a conquistare due volte l’oro olimpico e tre volte la Algarve Cup. Con il Brasile è fresca vincitrice della Copa America femminile, ma va anche detto che le verdeoro hanno vinto otto edizioni su nove, arrivando una volta seconde, potendo dire che in Sud America non hanno rivali. Pia Sundhage nel 2011, alla guida degli Stati Uniti, ha perso ai rigori una delle finali iridate più avvincenti contro il Giappone e il prossimo anno si presenterà al via del Mondiale con tanta esperienza alle spalle ma con una squadra che sta affrontando il ricambio generazionale, nella quale Debinha sembra avere preso il posto, anche nel cuore dei tifosi, di Marta.

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Shui Qingxia non è una faccia nuova del calcio femminile cinese, ma come allenatrice lo è sicuramente di quello mondiale. Innanzitutto è la prima calciatrice che si siede sulla panchina della nazionale dopo avervi giocato. Da giocatrice ha vinto cinque volte la Coppa d’Asia femminile, la prima volta nel 1986, facendo parte di quella generazione capace di vincerne sette consecutive. Al suo primo appuntamento con il torneo continentale ha portato la Cina alla vittoria che mancava dal 2006, dopo due terzi posti consecutivi conquistati dai suoi predecessori, maschi. Anche lei sta affrontando un ricambio generazionale consapevole che la squadra debba migliorare sotto vari punti di vista e spingendo le calciatrici e fare esperienze all’estero per migliorare e riportarle in nazionale.

 

Gli Stati Uniti sono l’unica rappresentativa di questo lotto ad avere un uomo in panchina, Vlatko Andonovski, dopo le esperienze con Pia Sundhage e Jillian Ellis, l’unica ad avere eguagliato Vittorio Pozzo vincendo due Mondiali consecutivi (2015 e 2019) con la squadra e stelle e strisce. Andonovski ha preso la nazionale dopo il Mondiale francese e ha vinto, oltre il Concacaf Women’s Championship, due SheBelieves Cup. Nel 2023 si presenterà in Oceania da Campione del Mondo e continentale in carica, un peso che il suo gruppo sa sicuramente sostenere, da vedere se saprà farlo anche lui, che ha ricevuto un’eredità pesante dalle sue predecessore. Una squadra che dovrà ancora fare sponda sulle due stelle over trenta, Alex Morgan e Megan Rapinoe.

 

Desiree Ellis e Nicola Demaine meritano sicuramente di stare tra cotanto senno, anche se la seconda dovrà guardare il Mondiale in televisione o dagli spalti. Entrambe, infatti, hanno portato Sud Africa e Papua Nuova Guinea a un risultato storico: la conquista del torneo continentale per la prima volta. Entrambe dopo una serie infinita di piazzamenti e secondi posti. E se il calcio oceanico ha nella Nuova Zelanda una buona interprete, considerando che l’Australia è nella federazione asiatica dal 2006, insieme a quello africano vanta un non pervenuto nelle fasi finali dei Mondiali. Ma il calcio femminile passa anche da qui, da questi volti e da queste storie, arricchendosi partita dopo partita: di interesse, pubblico, attenzione mediatica e sponsor, nell’ordine che preferite.

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