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In Inghilterra si potrà vedere il debutto di Cristiano Ronaldo solo allo stadio

Roberto Gotta

I tifosi non potranno seguire in tv il ritorno del calciatore al Manchester United a causa della blackout rule contenuta nello Statuto UEFA. Luci e ombre di una norma controversa

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Il (probabile) secondo debutto di Cristiano Ronaldo con la maglia del Manchester United, sabato alle ore 16 italiane contro il povero Newcastle United di questi tempi, sarà forse la partita più seguita del weekend nel mondo. Ma non nel Regno Unito, per un motivo molto semplice: non verrà trasmessa in televisione. Fin dall’inizio dell’era della Premier League, infatti, con l’avvento delle dirette su Sky Sport versione britannica, ad andare in onda sono stati solo anticipi e posticipi rispetto all’orario tradizionale delle partite, le 15 locali del sabato.

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Il (probabile) secondo debutto di Cristiano Ronaldo con la maglia del Manchester United, sabato alle ore 16 italiane contro il povero Newcastle United di questi tempi, sarà forse la partita più seguita del weekend nel mondo. Ma non nel Regno Unito, per un motivo molto semplice: non verrà trasmessa in televisione. Fin dall’inizio dell’era della Premier League, infatti, con l’avvento delle dirette su Sky Sport versione britannica, ad andare in onda sono stati solo anticipi e posticipi rispetto all’orario tradizionale delle partite, le 15 locali del sabato.

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L’Inghilterra e la Scozia sono del resto le uniche nazioni europee ad avere attivato il protocollo previsto dall’articolo 48 dello Statuto UEFA, che concede un periodo di oscuramento televisivo di due ore e mezzo delle dirette, al sabato o alla domenica, nell‘orario in cui si gioca la maggioranza delle partite (da noi in Italia, ad esempio, sarebbero le 15 della domenica). E in Inghilterra la Football Association, insomma la federazione, ha dunque scelto di proibire le dirette di partite di campionati inglesi dalle 14.45 alle 17.15 locali. All’origine della norma c’è una volontà evidente e nobile, indicata proprio dalla UEFA: preservare i campionati minori, che si giocano alle 15. Se abiti a Manchester o dintorni e sai che il debutto di CR7 è in tv magari resti a casa e non vai a vedere una delle tantissime squadre della zona che giocano in Championship, League One, League Two o ancora più in basso, provocando un danno ai club. È anche questo uno dei motivi per cui le presenze nelle serie minori inglesi sono molto alte, anche se alla base, più che il blackout televisivo, c’è una maggiore cultura di sostegno alla squadra locale, al netto dei cacciatori di gloria che girano con la maglia del Chelsea a Bradford o del Liverpool a Southend.

 

Il divieto non vale per i campionati stranieri, che possono essere trasmessi ma che sono seguiti percentualmente da un numero così irrisorio di spettatori da non costituire una potenziale minaccia per le presenze negli stadi. La regola ha eccezioni: possono andare in onda partite della nazionale o partite che per motivi speciali vengano designati come di importanza particolare, ed è questo il motivo per cui durante la cosiddetta Operation Restart, la ripresa del campionato tra giugno e luglio dello scorso anno dopo lo stop per la pandemia, tutte le gare, del resto disputate a porte chiuse, sono state trasmesse anche quando cadevano nella famosa fascia. Insomma, la partita o le partite che noi vediamo tranquillamente su Sky alle 16 del sabato in UK non la vede nessuno, e questo spiega meglio perché in passato proprietari di pub e di locali abbiano cercato di procurarsi illegalmente decoder della stessa Sky, o di altre emittenti europee, per mostrare le medesime gare di nascosto: famoso, più di tutti, il caso della signora di Portsmouth che dopo aver speso migliaia di sterline in avvocati in una lunga causa, portata anche davanti alla Corte Europea, fu parzialmente assolta dall’accusa di violazione delle norme sui diritti per aver acquistato il decoder e l’abbonamento a un’emittente greca, Nova, che le costava in un anno quel che Sky Uk chiedeva in un mese, e con le partite delle 15 in più.  

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La regola attivata dalla Football Association del resto ricorda la famosa ‘blackout rule’ applicata negli Stati Uniti dalla NFL dal 1973 fino al 2015, con però dettagli e motivazioni diverse: non c’erano da preservare campionati minori, che non esistevano né tuttora esistono, ma si voleva semplicemente essere sicuri che ci fosse il tutto esaurito prima di autorizzare la visione. Non era tollerabile, insomma, che qualcuno, magari residente a poche centinaia di metri dallo stadio stesso, lo disertasse per vedersi la partita in tv. A Miami, per esempio, e in un raggio di 120 chilometri attorno alla città, veniva vietata la diretta di una partita CASALINGA della squadra locale, i Dolphins, se non era stato venduto l’85% dei biglietti almeno 48 ore (72 in alcuni casi) prima del calcio d’inizio. Ed è vero che nella NFL, la lega più seguita negli USA, normalmente lo stadio è pieno, ma nei casi in cui per qualche motivo fossero rimasti troppi biglietti in vendita si procedeva a manovre di vario tipo: uno degli sponsor principali, magari inserzionista pubblicitario delle dirette televisive, si faceva ad esempio carico di acquistare i tagliandi rimanenti perché l’esborso sarebbe stato comunque meno gravoso della mancata visione degli spot, oppure i biglietti li comprava… il club stesso, con uno sconto (!) massimo consentito dalla NFL, ben conscia di queste situazioni paradossali. Inoltre, se per aumentare le probabilità di tutto esaurito si decideva di chiudere settori dello stadio, tali settori dovevano restare inaccessibili al pubblico per tutto il resto della stagione.

 

Tutta roba ormai passata, perché gli incassi allo stadio contano meno dei diritti tv e perché i biglietti sono comunque quasi sempre esauriti già mesi prima delle partite. Resta questo sabato anomalo, in cui in giro per il mondo in tanti vedranno un CR7 oscurato nel Regno Unito. Magari indossando la sua maglia, se arrivata in tempo: secondo Fox Sports, nelle prime 12 ore dal momento in cui la 7 rossa è comparsa in vendita sul sito dello United ne sono state vendute per 32,5 milioni di sterline, quindi - a seconda del modello e dunque del costo variabile - si parla di almeno 296.000 casacche. 

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