Laurence Griffiths/Pool via AP

Editoriali

La fedina penale di Italia-Inghilterra

Redazione

Se anche la cronaca della finale diventa giudiziaria è la morte dello sport

C’erano mille modi per raccontare e giudicare la finale degli europei tra Italia e Inghilterra, ma quello più assurdo il metodo giudiziario. Anziché valutare la prestazione in campo dei giocatori inglesi che hanno disputato un ottimo torneo e una dura finale in cui ci hanno trascinati ai calci di rigore, nelle consuete pagelle il Corriere della sera si è messo a snocciolare i problemi con la giustizia dei nostri avversari. Più che pagelle sportive, sembravano un bollettino di una questura.

 

Ad esempio, sul roccioso difensore Maguire il Corriere scrive: “Il Capoccione usa la testa, ma anche l’arte dell’anticipo per annullare Immobile. Chissà se adesso tornerà a Mykonos, dove è atteso l’appello per la condanna a 21 mesi per aggressione”. Che c’entra con il calcio e con la partita? Boh. Trattamento analogo per il laterale Trippier: “Chi avrebbe scommesso che la mossa a sorpresa dopo due minuti avrebbe confezionato l’assist per il gol di Shaw? Forse lui, che ha preso 80 mila euro e 10 di turni di multa per aver puntato sul suo passaggio dal Tottenham all’Atletico”. Si passa poi al centrocampista Phillips: “Lo chiamano ‘Pirlo dello Yorkshire’ e non è chiaro se Andrea abbia già intentato causa – ma non basta il riferimento alla causa civile, perché il pezzo forte della casa è il penale –. Lui però ha fatto un Europeo da copertina e oggi riceverà una telefonata, dal carcere, per i complimenti di papà”.

 

Qui il colpo è davvero basso, perché Kelvin Phillips ha vissuto un’infanzia a dir poco difficile per la complicata situazione familiare dovuta ai comportamenti del padre, di cui lui certamente non è responsabile (anzi, ne è stato vittima). Insomma, tralasciando il fatto che le Nazionali italiane più belle e vittoriose, dal 1982 al 2006, sono anche figlie di scandali giudiziari, che senso ha trasformare la cronaca sportiva in giudiziaria? Cosa resta dello sport se per raccontarlo, anziché a Gianni Brera, ci si ispira a Piercamillo Davigo? Se è così la telecronaca delle Olimpiadi a chi la facciamo fare, a Nicola Morra?

 

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