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buonsenso ritrovato

Apologia del 'negrito': la Conmebol si schiera con Cavani

Francesco Gottardi

Perché la presa di posizione della Federcalcio sudamericana rappresenta una svolta rispetto agli autogol dello sport in nome dell'antirazzismo

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E se la Rivolución linguistica fosse non cambiare proprio per nulla? Il buonsenso riparta dall'Uruguay, patria del mate e formidabile concentrazione pro capite di talenti del fútbol. Due su tutti - parlano i numeri con la Celeste -, Luis Suarez e Edinson Cavani. Una coppia del gol decennale, nata in un colpo solo (Salto, 1987) e che da sempre ha animato la retorica dello sport: il bad boy - El Pistolero, morsi, polemiche e mano de diós nel cv, senza scomodare l'esame di lingua - e il bravo ragazzo - El Matador, faccia pulita, Atleta di Cristo - che si completano. Peccato però che da una settimana a questa parte, anche l'attaccante del Manchester United sia finito invischiato in una brutta storia di razzismo. Almeno, questo è quanto ha deciso la Football Association inglese.

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E se la Rivolución linguistica fosse non cambiare proprio per nulla? Il buonsenso riparta dall'Uruguay, patria del mate e formidabile concentrazione pro capite di talenti del fútbol. Due su tutti - parlano i numeri con la Celeste -, Luis Suarez e Edinson Cavani. Una coppia del gol decennale, nata in un colpo solo (Salto, 1987) e che da sempre ha animato la retorica dello sport: il bad boy - El Pistolero, morsi, polemiche e mano de diós nel cv, senza scomodare l'esame di lingua - e il bravo ragazzo - El Matador, faccia pulita, Atleta di Cristo - che si completano. Peccato però che da una settimana a questa parte, anche l'attaccante del Manchester United sia finito invischiato in una brutta storia di razzismo. Almeno, questo è quanto ha deciso la Football Association inglese.

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Tre giornate di squalifica e 110 mila sterline di multa, con tanto di corso di rieducazione online. Roba da galeotti. Ma Joey Barton nel 2012, dopo aver preso a cazzotti mezzo Manchester City durante una partita con il QPR passata alla storia, se ne beccò 25 mila in meno. E' il prezzo della n-word, caro Edinson. Dopo la doppietta al Southampton si sono moltiplicati i complimenti sul profilo Instagram di Cavani: e "Gracias negrito", ha risposto lui a un suo amico connazionale. Che dalle parti di Montevideo sia una formula affettuosa, spontanea e senza alcuna deriva slang - in spagnolo 'negro' è un colore, non un insulto, è intervenuto perfino un linguista uruguaiano - per i vertici della FA è un fatto irrilevante. Fra statue abbattute e revisionismo letterario - anche Omero era xenofobo, lo sapevate? -, in questi tempi incerti non può esserci beneficio del dubbio, se c'è di mezzo il razzismo.

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Invece sì. A riportare un po' di logica alla vicenda - con lo stesso Cavani che aveva continuato a ribadire la sua non colpevolezza -, nella giornata di lunedì ci ha pensato l'Assocalciatori dell'Uruguay, dichiarando "discriminatoria la condotta arbitraria della FA". Ma la vera notizia è arrivata oggi. Perché sulla stessa lunghezza d'onda si è pronunciata la Conmebol: "Il provvedimento disciplinare contro il giocatore", si legge nel comunicato rilasciato dalla Federcalcio sudamericana, "chiaramente non considera le caratteristiche culturali e l'uso di certe terminologie nella vita quotidiana dell'Uruguay. Il giudizio di questo tipo di dichiarazioni, nel quadro di un processo che può arrecare penalità all'atleta incidendo sulla sua reputazione e buon nome, deve avvenire sempre nel rispetto del contesto in cui sono state pronunciate e, prima di tutto, delle peculiarità culturali di ciascun giocatore e di ciascun paese. La Conmebol condanna e condannerà sempre con il massimo rigore qualunque episodio razzista o discriminatorio. Ma il caso specifico per cui è stato sanzionato Cavani non fa parte di questi e pertanto esprime la sua solidarietà al calciatore".

 

Sono parole - queste sì - forti, da parte di un organismo continentale sottostante solo alla Fifa, all'interno di un panorama globale dove invece le istituzioni del calcio in primis hanno messo da parte il pensiero critico nel nome dell'antirazzismo. L'ultima volta era toccato a Sebastian Coltescu, quarto uomo di Psg-Basaksehir lo scorso dicembre, che per indicare chi far espellere fra i membri della panchina turca disse all'arbitro "ala negru", quello nero - maldestro e poco professionale non usare nome e cognome, ma perché giocoforza discriminatorio? - in direzione di Pierre Webò. Le conseguenze, spinte dai giocatori e avallate dalla Uefa, sono state senza precedenti. E se alla fine della fiera un despota come Erdogan ha potuto ergersi a difensore dell'uguaglianza fra i popoli, qualche blackout di percorso ci dev'essere stato - per esempio che il rumeno, come lo spagnolo, ha quel problemino etimologico con la 'G' che altre lingue neolatine hanno invece saputo ovviare.

  

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Si diceva del contesto. Nel 2019 non era andata tanto meglio al centrocampista del City Bernardo Silva, per aver accostato su Twitter il compagno di squadra Mendy a una pubblicità di cioccolatini. L'intento ironico del post, sottolineato da entrambi i giocatori e da Pep Guardiola loro allenatore, non ha fermato l'Inquisizione della FA (allora fu 'solo' una giornata di squalifica). E della questione 'G', già portata sotto i riflettori nel 2011. Indovinate da chi? Proprio Luis Suarez, cerchio che si chiude: "Nella mia carriera ho commesso tanti errori", dichiarò in seguito El Pistolero. "Ma non ho mai accettato le accuse di razzismo nei confronti di Evra", durante un acceso battibecco in campo con le maglie di Liverpool e United. Lì la faccenda fu più delicata - il francese ancora oggi non è del tutto in pace con l'avversario -, perché, fra una minaccia reciproca e l'altra, la parola 'negro' rischia sì di perdere quella spagnolesca innocenza. Già all'epoca comunque la difesa di Suarez sottolineò la differenza semantica rispetto alla n-word anglosassone: in quel caso la commissione della FA condannò il giocatore, ma riconobbe l'attenuante.

 

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Dieci anni dopo quanti passi indietro, la parola davanti al significato. Chissà che allora la sana reazione della Conmebol non cada nel vuoto. Altrimenti, anziché in una realtà antirazzista, presto rischieremo di vivere fra chi si sdegna per il Rio Negro e chi non permetterebbe più a Marco Negri - salvo un doveroso ritocchino all'anagrafe - di diventare bomber dei Rangers. Un mondo inquietante. E comunque razzista.

 

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