calcio, diritti umani e ipocrisia
L'immagine grottesca di Erdogan che tenta di darci lezioni di diritto
Le accuse di razzismo nella partita fra Psg e Basaksehir sono state subito strumentalizzate dal sultano, che da anni è responsabile di una repressione brutale del dissenso
Già al momento dei sorteggi dei gironi di Champions League era chiaro che quella fra Paris Saint-Germain e Basaksehir non sarebbe stata una partita come le altre. Tanto era nutrito il catalogo delle provocazioni reciproche accumulate nell’ultimo anno da Parigi e Ankara – Mediterraneo, risorse energetiche, Libia, estremismo islamico, vignette di Maometto – che oggi, a cose fatte, viene da chiedersi chi avrebbe potuto mai escludere un epilogo simile a quello andato in scena martedì sera al Parco dei Principi. Fra i mille pretesti che lasciavano prefigurare il patatrac, però, l’insulto razzista sembrava il meno quotato. Ma tant’è, ed ecco che ben altre storie, più grandi di una partita di calcio, hanno finito con l’intrecciarsi grottescamente con le parole – semplicemente sbagliate, perché irrispettose – pronunciate a bordo campo nei confronti di un giocatore di colore del Basaksehir, il camerunense Pierre Webo.
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- Luca Gambardella
Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.