Il balòn a mandorla
Siamo cinesi da un pezzo, a Milano: Palazzo Broggi, la Pirelli, le azioni del Corriere e Chinatown. Perché spaventarsi se ora si prendono anche l’Inter e il Milan?
Gli occhi attraverso cui guardiamo le nostre squadre, ma ormai l’è un giügà a la balà di puarìt, sono già a mandorla da un pezzo. L’advisor della Lega per la commercializzazione dei diritti tv del campionato, nonché del marketing di una metà del calcio di Milano, è la Infront Italy, proprietà cinese del gruppo Dalian Wanda (appena entrato anche nella proprietà dell’Atletico del Cholo Simeone: se l’altra metà del calcio di Milano, quella coi colori della notte, volesse immalinconirsi o sognare un po’ di più). L’ultima idea milanese venuta ai cinesi, appena prima di quella di comprarsi tutte e due le squadre di calcio, è quella di comprarsi un pezzo del campus del Politecnico della Bovisa e farne la sede italiana dell’Università Tsinghua, l’Ena di Pechino, quella dove ha studiato Xi Jinping. L’ultima cosa che i cinesi si sono comprati a Milano (fondo Fosun) è Palazzo Broggi al Cordusio, una volta era il Credito italiano. ChemChina, quando s’è comprata la Pirelli di Tronchetti Provera, oltre a un quattro per cento di azioni del Corrierone s’è trovata in pancia la sponsorship dell’Inter, che del resto sulle maglie già appariva disegnata con gli ideogrammi.
Poi c’è che i cinesi il calcio lo amano proprio, più della Corea di Kim Jong-un. E sono tanti, e sono il nuovo Brasile, inteso come Territorio Vergine, il grande serbatoio del football del futuro. Perché gli piaccia così tanto, boh. Ma non è estranea, questa passione, al fatto che il signor Zhang Jindong (nella foto a sinistra), fondatore del gruppo Suning, colosso di elettrodomestici da 15 miliardi di euro, cinese di Nanchino, abbia deciso di prendersi il 70 per cento dell’Inter, di liquidare i Moratti e di tenersi Erick Thohir, il paffuto indonesiano lento a comprare ma lesto a rivendere, pare, come junior partner. E non è strano se, alla fine di un tira e molla non proprio degno del Presidentissimo che fu, anche Berlusconi abbia deciso di aprire le danze e vendere il Milan a una ancora fantasmatica, ma solida e liquidissima, cordata cinese: i padroni del motore di ricerca Baidu, l’Evergrande Real Estate Group. Huawei, del resto, è già sponsor ufficiale del club. Siamo un po’ cinesi da molto tempo, qui a Milano. Perché dovrebbe spaventarci se adesso si prendono San Siro, che un tempo era un piccolo villaggio agricolo sulle rive dell’Olona, si chiamava Corp Sant. E poi, per un secolo breve, è stata la Scala del calcio, “io dell’Inter, lei del Milan”?