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Saverio ma giusto

I partiti che si fanno la campagna elettorale a vicenda

Saverio Raimondo

Letta non fa altro che parlare del programma della destra. Salvini e Meloni evidenziano le proposte del Pd. Calenda e Conte sono rimasti da soli e non resta loro che iniziare a parlare dell'altro. Il risultato? Gli elettori dell'avversario sono sempre più convinti a votarlo

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Alla fine, la cosa più strana della campagna elettorale 2022 non è tanto la stagione. Anzi, vi dirò, proporrei una riforma costituzionale per indire le elezioni sempre al termine dell’estate: fa troppo caldo per comizi e banchetti, ci sono meno talk-show e di conseguenza meno politici in tv a elemosinare consensi, la gente va in vacanza e a nessuno frega niente di promesse elettorali e propaganda, persino a cena o nei bar nessuno parla di politica, settembre appare lontano e comunque ad agosto non si parla mai di settembre, mette ansia, è maleducazione. No, la cosa più strana è che sia la destra sia la sinistra facciano campagna elettorale l’una per l’altra.

Sui social Fratelli d’Italia e la Lega non dicono altro che il Partito democratico è a favore dell’aborto e dell’eutanasia, dei matrimoni gay, dell’immigrazione e della patrimoniale, galvanizzando così l’elettorato di sinistra e riportandolo a votare Pd con entusiasmo, o convincendo persino qualche deluso dalla politica a votare Partito democratico per la prima volta nella vita. Forse per fair play, Enrico Letta e i suoi fanno lo stesso: non fanno che dire che Giorgia Meloni è fascista e che questa destra è pericolosa, filo-Putin e filo-Orbán; musica per le orecchie dell’elettore di destra italiano, fascista, amante dello sfascio e del degrado, filo-Putin e filo-Orbán. Diciamoci la verità: ma chi l’aveva notata la fiamma tricolore nel simbolo di Fratelli d’Italia? Anzi, qualcuno sarebbe in grado non dico di disegnare né descrivere a parole sue, ma anche solo di visualizzare nella propria mente il simbolo di Fratelli d’Italia? C’è qualcuno che sa come è fatto? Sui manifesti elettorali in giro per le città ci sta la faccia della Meloni grossa così; il simbolo, se c’è, è di contorno e manco si vede bene. Fortuna che il Pd lo ha fatto notare, così ora gli elettori nostalgici della Fiamma si sono convinti a votare Giorgia Meloni e saranno in grado di riconoscere il simbolo sulla scheda. Allo stesso modo, sempre il Pd si è adoperato per rilanciare le dichiarazioni senili di Silvio Berlusconi sul presidenzialismo, il Quirinale e Mattarella che manco il suo geriatra aveva preso in considerazione; e lo ha fatto con una solerzia e una profusione di mezzi che nemmeno il miglior ufficio stampa integrato al digital marketing. Si attende che Berlusconi ricambi il favore. Stesso trattamento per i programmi elettorali: Fratelli d’Italia e Lega parlano solo del programma del Pd; Enrico Letta solo di quello che farebbe la destra una volta al governo.

Tutti che parlano del programma elettorale dell’altro, nessuno del proprio. L’effetto è straniante e un tantino disorientante: sembra una campagna elettorale giocata sulla psicologia inversa, che rischia però di confondere l’elettorato. Dal voto utile al voto contorto: l’elettore di destra alla fine sente Enrico Letta che parla tutti i giorni di fascismo, fascismo di qua e fascismo di là, e dai e dai finisce con l’associare a CasaPound più Letta di Giorgia Meloni. Stai a vedere che è questa la strategia per la rimonta del Pd. Chi resta fregato è Carlo Calenda: in questo paradigma, che te ne fai del Terzo polo se non hai un Quarto che ti rilancia? Alla fine l’accordo con il Movimento 5 stelle lo farà proprio Azione: Calenda prometterà di parlare solo di Giuseppe Conte e viceversa. Dovranno parlare l’uno del programma elettorale dell’altro, pena la sparizione. E’ così che funziona, adesso. 

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