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Saverio ma giusto

Gas alternativo a quello russo? La risposta è dentro di noi

Saverio Raimondo

Combattere Putin rinunciando alle sue risorse e... incentivando il consumo di fagioli. Lo sfruttamento dell'aerofagia è la svolta che tutti aspettiamo. Il problema sarà l'infrastruttura, ma ci stiamo lavorando

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Quanto ancora dobbiamo aspettare per non sentirci più in colpa, con il peso sulla coscienza della guerra e delle vite ucraine, ogni volta che accendiamo un fuoco sotto una pentola? E’ vero, è in arrivo l’estate e forse sarà la più calda di sempre (come sempre), e quindi ci alimenteremo per i prossimi quattro mesi di caprese, prosciutto e melone, cetrioli, gelati e granite. Il problema del gas russo ci sembrerà così risolto in modo naturale – o viene dalla Russia anche il gas refrigerante dei nostri freezer? Comunque sia, prima o poi, a ottobre massimo novembre, torneremo ad accendere il fuoco. Per allora, saremo riusciti a rendere le nostre cucine a gas indipendenti dalle forniture russe? Il mio non è soltanto un discorso economico e di opportunità politica: sono un ansioso, e come tutti gli ansiosi ho paura del gas. Non mi piace l’idea che la manopola sia in mano a Vladimir Putin: quello è un attimo che apre troppo e ci gasa tutti. Dobbiamo necessariamente renderci autonomi sul fronte gas entro e non oltre settembre.

Ho un piano: sfruttiamo l’aerofagia. Grazie alla presenza di aria nello stomaco, ciascuno di noi è un giacimento di gas naturale – green e a chilometri zero – che può renderci energeticamente autonomi. Ovviamente, per la buona riuscita del piano ci sono due azioni da mettere in pratica immediatamente. La prima è incentivare l’aerofagia nella popolazione con una dieta ricca di zuccheri e grassi, da ingurgitare in fretta. In teoria dovremmo consumare più farinacei lievitati come pane e pizza: volentieri, se non fosse che il grano è bloccato in Ucraina. Ecco perché dobbiamo investire molto nei fagioli. Questo comporterà che il prezzo dei fagioli schizzerà alle stelle, superando quello del greggio. I principali produttori di fagioli nel mondo sono Brasile, India e Cina: escludendo quest’ultima (non avrebbe senso fare tutto questo sforzo per passare dalla dipendenza energetica da un tiranno alla dipendenza energetica da una dittatura), possiamo sperare che l’interesse commerciale porti India e Brasile fuori dalle orbite sbagliate. In Europa possiamo comunque già contare sulla produzione tedesca, ma anche sugli aiuti economici comunitari: la produzione di gas italiano tramite aerofagia sarebbe carbon-free, se non altro di quello vegetale che ne comprometterebbe la regolare produzione.

A tal proposito, oltre ai fagioli dovremo consumare molte mele, prugne, cavoli e broccoli. E ancora: aglio, cipolla, formaggi freschi, cibi fritti, speziati o grassi (meglio ancora se cibi grassi speziati e fritti), bevande gassate, bevande zuccherate e alcolici. Tutto da mangiare e bere insieme, e tutto con voracità: questo ci farà produrre moltissima aria nello stomaco, ma attenzione a non farla uscire con l’eruttazione, sarebbe una fuga di gas imperdonabile. In parallelo, dovranno altresì essere sanzionati e banditi tutti quei cibi che combattono l’aerofagia come riso, grano saraceno, banane, arance, radicchio e finocchio.

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Questo per quanto riguarda la produzione; poi c’è il tema della distribuzione. E’ chiaro che va realizzata un’opera infrastrutturale ambiziosa e invasiva, che comporterà non solo e non tanto la costruzione di nuovi rigassificatori, ma soprattutto una presenza capillare di tubi sia sul territorio sia su per il nostro colon, così da allacciare i nostri tratti gastrointestinali e renderli parte di una rete più grande. Inutile nasconderlo: ci vogliono soldi, anche solo per convincere la gente a farsi infilare un tubo lì dietro. Pnrr ne abbiamo?

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