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Saverio ma giusto

Che fine ha fatto il raffreddore vecchia maniera? Difesa di una minoranza bistrattata

Saverio Raimondo

C'è chi ha la tosse, la febbre o gli cola il naso, ma non ha il Covid. Esistono: essi vivono, e tossiscono insieme a noi. Per il nuovo anno, ripristiniamo un diritto fondamentale: ammalarsi senza che ogni "coff coff" ci attiri il biasimo collettivo e il senso di colpa cosmico

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È strano: viviamo in una società sempre più attenta a dare diritti e voce a tutti, eppure c’è una minoranza fra noi che oggi non è riconosciuta, è ignorata come se non esistesse, condannata al silenzio e all’invisibilità. Sto parlando di chi ha la tosse, la febbre o il raffreddore – ma non ha il Covid. Esistono: essi vivono, e tossiscono insieme a noi. Sono ancora meno dei negativi (altra minoranza in via d’estinzione), ma nessuno ne parla. Conosco personalmente gente con sintomi, che s’è fatta il tampone (badate bene: il molecolare!) certa di risultare positiva, e invece no: è solo influenzata, “alla vecchia maniera”. Il virologo Silvestri afferma che il Covid si sta “raffreddorizzando”, ma nel frattempo esiste ancora il raffreddore “come una volta”, quello tradizionale, reazionario, analogico, “della nonna” insomma; anzi i casi di raffreddamento non pandemico sono in aumento date le finestre aperte per far uscire il Covid – ed entrare l’aria fredda e umida.

Il mio primo pensiero per l’entrante 2022 va a loro malaticci, o meglio a tutti noi: dopo due anni spesi a lottare per il sacrosanto diritto alla salute, nel nuovo anno cercherei di spendere un po’ di energia collettiva anche per un sano diritto ad ammalarsi. Ammalarsi in santa pace, senza doversi autodenunciare, mettersi in fila, registrarsi, burocraticizzarsi insomma – che uno già sta male, ci manca solo la burocrazia. Negli ultimi due anni ogni starnuto è stato percepito come uno tsunami, ogni colpo di tosse un meteorite, ogni linea di febbre l’equivalente di una macchia scura su una lastra ai polmoni; e via tracciando ogni “etciù”, ogni “coof-coof”, persino ogni schiarimento di voce. Ci bastava avere il naso che colava per biasimare il nostro stile di vita e provare un senso di colpa cosmico verso la collettività – neanche fossimo evasori fiscali o mandanti di stragi. Risultato: negli ultimi due anni tutti a ostentare salute e benessere, “BENE!” risponde isterica la gente quando adesso gli chiedi come sta, nessuno che risponda più con quegli assai più credibili “insomma” o “si tira avanti” per paura di finire isolato ai domiciliari in quarantena coatta; e a essere minata è finita la salute mentale di questi “bene-stanti”.

Nel nuovo anno auguro a tutti noi di poterci svegliare con il mal di testa e dolori dappertutto e non per questo essere friendzonati dalla società per quattordici giorni; auguro a me stesso e a ciascuno di voi di non dover chiamare i propri contatti stretti nelle ultime 72 ore solo per aver starnutito; auguro a tutti di poter essere sereni, anzi di più, del tutto indifferenti, quando una persona che abbiamo visto l’altro ieri oggi ha 38 di febbre. Mi/ci auguro di non fare più caso al vicino che tossisce, all’invitato con la raucedine, al collega con una brutta cera. Godiamoci i nostri mal di schiena, i nostri brividi, la nostra stanchezza immotivata, senza ulteriori ansie, remore o beghe. Torniamo a stare male, per tornare a stare bene.

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