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L’ENNESIMO CORTOCIRCUITO BRITANNICO

Il paradosso del pol. corr. che non distingue più la realtà dalla fantasia

Antonio Gurrado

Su Twitter è bastato un profilo fake da 600mila followers, per smascherare i razzisti e - allo spettro opposto - rivelare il ridicolo della cancel culture. Nel mondo reale, per questo il suo autore ha perso il lavoro

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Una giovane olandese escogita un mazzo di carte asessuato, senza re né regina né fante? Titania McGrath twitta che i giochi di carte favoriscono transfobia e oppressione patriarcale. Il Washington Post scrive che si può capire Trump solo “pensando in termini di multiracial whiteness, biancore multirazziale”? Titania McGrath twitta che, in quanto persona bianca di colore, è preoccupata dall’insorgenza del biancore nero. E questo solo nell’ultimo paio di giorni. La più inflessibile castigatrice della scorrettezza politica, la più pura fautrice dell’ideologia woke, è un personaggio immaginario apparso nel 2018 con un avatar pallidissimo e biondo che scruta severo il mondo dietro gli occhialini.

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Una giovane olandese escogita un mazzo di carte asessuato, senza re né regina né fante? Titania McGrath twitta che i giochi di carte favoriscono transfobia e oppressione patriarcale. Il Washington Post scrive che si può capire Trump solo “pensando in termini di multiracial whiteness, biancore multirazziale”? Titania McGrath twitta che, in quanto persona bianca di colore, è preoccupata dall’insorgenza del biancore nero. E questo solo nell’ultimo paio di giorni. La più inflessibile castigatrice della scorrettezza politica, la più pura fautrice dell’ideologia woke, è un personaggio immaginario apparso nel 2018 con un avatar pallidissimo e biondo che scruta severo il mondo dietro gli occhialini.

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Si definisce “attivista, poeta radicale intersezionista, non bianca, ecosessuale”; ha seicentomila follower, fra cui Roberto Burioni; ama talmente le minoranze da voler costringerle a fare ciò che lei ritiene sia meglio per loro. Si propone come detentrice della verità quindi impone: “Comprate i miei libri!”. Ne ha scritti due, uno per adulti (inevitabilmente intitolato “Woke. Guida alla giustizia sociale”) e uno che si finge per bambini (“Il mio primo piccolo libro di attivismo intersezionale”). Dovrebbe essere superfluo spiegare che Titania applica un classico metodo della comicità – assecondare le convinzioni altrui spingendo all’assurdo la struttura sottesa al ragionamento – che sui social ha il vantaggio di mettere in ridicolo sia chi dà ragione alle sue deliranti idee, cascandoci per timore di sembrare un troglodita, sia chi per contraddirla si lascia andare al becerume. Ha il pregio di essere di fatto neutra, comicità fine a se stessa, che reitera allo stremo un tic intellettuale per smascherare e deridere chi, politicamente corretto o scorretto, esagera facendo sul serio. Non meriterebbe più attenzione di un Maurizio Ferrini quando andava in tv a fare il comunista che voleva erigere il muro di Ancona, se all’editore di “Woke”, durante la fiera del libro di Francoforte, non fosse sfuggita la vera identità dell’autore.

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E’ Andrew Doyle, comico nordirlandese che racconta il retroscena sull’ultimo numero del mensile The Critic, anticipando il proprio “Free speech” che sarà in libreria a febbraio. Da allora, dice, i colleghi hanno iniziato a evitarlo, a dissociarsi pubblicamente da lui, a bloccarlo a priori sui social. Un corsivista del Guardian, pur riconoscendo il portato comico della trovata, ha scritto un cogitabondo articolo in cui rimarcava le storture dell’effetto-Titania “nel mondo reale fatto di persone reali”. Potrebbe sembrare un caso di censura ma non lo è: Titania twitta ancora implacabilmente quasi ogni giorno. Potrebbe sembrare un caso di conformismo (e lo è, se proprio vogliamo nobilitare la paraculaggine) ma questa è anzitutto una storia di mancata separazione dei piani fra serietà e comicità, ossia fra vita e arte, fra contesto e testo, meglio ancora fra realtà e fantasia.

   

Se l’accusa a Titania è di natura etica, non regge poiché trattandosi di un personaggio immaginario sarebbe come correre dai Carabinieri a denunciare Raskol’nikov per omicidio. Se invece è di natura ideologica, non regge poiché – dal punto di vista puramente formale – i suoi tweet sono impeccabili in termini di wokezza. Se infine l’accusa è di causare fraintendimenti su questioni serie, non regge poiché l’equivoco si fonda su un tono comico talmente smaccato da non poter risultare credibile. Soprattutto, se si fa colpa a Doyle delle mancanze di Titania, è come correre dai Carabinieri a denunciare per omicidio direttamente Dostoevskij. Non si sa dunque se e quanto male i tweet nonsense di Titania possano aver causato alle minoranze, agli intersezionisti, agli ecosessuali. Di certo però uno studente del corso di stand-up comedy che Andrew Doyle teneva da sei anni a Londra, dopo un tweet di Titania, ha comunicato di “non sentirsi più al sicuro” con lui. Doyle è stato licenziato, nel mondo reale fatto di persone reali.

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