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Contro la natura disneyana

Non credete sia giusto inserire pure i sapiens nella catena alimentare?

Antonio Pascale

Non esistono solo gli splendidi Yoghi, ma anche orsi pericolosi. Il caso del Trentino e il nostro rapporto con gli animali selvaggi 

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Non so, magari è un'impressione. Però a sentire i ragionamenti intorno all'orso M49, si notano alcune argomentazioni poco convincenti. Viva la vita, si dice, anche via twitter e in veste istituzionale, viva l'Orso e in chiosa, un po' in silenzio, si sussurra: abbasso l'uomo. La libertà dell'Orso sembra, dunque, in contrasto con quella dell'uomo, e questo perché, in sintesi, l'uomo è un problema. Ha rovinato questo splendido puntino blu, pieno di orsi. Soprattutto ha sempre avuto la tendenza ad addomesticare alcune specie, dimostrando ancora una volta la sua arroganza, nonché l'istinto predatorio. Quindi, lupi selvaggi che si trasformano in cani e via con la lunga sequela di disastri. E qui arriva l'impressione: non è che questo modo di ragionare nasconda una palese ignoranza delle dinamiche che governano il mondo naturale? La difficoltà a cogliere queste dinamiche (eppure abbondano documentari in questo senso) genera la solita idealizzazione della natura: un mondo perfetto, libero dalla violenza, dove agnelli e lupi si parlano. I carnivori hanno i denti sì, ma non li usano. Gli insetti e patogeni non predano le piante (togliendo nutrimento a noi), dove non esistono rapporti parassitari e insomma, il pesce grosso non mangia il pesce piccolo. Roba che sappiamo, a tutt'oggi, si sta diffondendo in alcuni benestanti paesi occidentali, contribuendo a questa visione disneyana della nostra vita.

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Non so, magari è un'impressione. Però a sentire i ragionamenti intorno all'orso M49, si notano alcune argomentazioni poco convincenti. Viva la vita, si dice, anche via twitter e in veste istituzionale, viva l'Orso e in chiosa, un po' in silenzio, si sussurra: abbasso l'uomo. La libertà dell'Orso sembra, dunque, in contrasto con quella dell'uomo, e questo perché, in sintesi, l'uomo è un problema. Ha rovinato questo splendido puntino blu, pieno di orsi. Soprattutto ha sempre avuto la tendenza ad addomesticare alcune specie, dimostrando ancora una volta la sua arroganza, nonché l'istinto predatorio. Quindi, lupi selvaggi che si trasformano in cani e via con la lunga sequela di disastri. E qui arriva l'impressione: non è che questo modo di ragionare nasconda una palese ignoranza delle dinamiche che governano il mondo naturale? La difficoltà a cogliere queste dinamiche (eppure abbondano documentari in questo senso) genera la solita idealizzazione della natura: un mondo perfetto, libero dalla violenza, dove agnelli e lupi si parlano. I carnivori hanno i denti sì, ma non li usano. Gli insetti e patogeni non predano le piante (togliendo nutrimento a noi), dove non esistono rapporti parassitari e insomma, il pesce grosso non mangia il pesce piccolo. Roba che sappiamo, a tutt'oggi, si sta diffondendo in alcuni benestanti paesi occidentali, contribuendo a questa visione disneyana della nostra vita.

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Dai, non fa bene a nessuno, nemmeno alla Disney, come a dire: evitiamo di parlare della violenza o di esaminare il mondo così com'è, e vedrete, la violenza finirà e il mondo migliorerà. Un po' come quei genitori che non leggono le favole cattive ai figli per non turbarli e allontanarli dalla violenza e poi i figli già a 16 anni si imbottiscono di cocaina, e vanno a fare risse in giro: vogliono provare il brivido della violenza. Ora, un certo ecologismo, lo sappiamo, si spinge a ipotizzare che il problema siamo noi, voglio dire, non senza qualche ragione, perché di bordelli ne abbiamo fatto, e tuttavia se l'uomo sparisse (come gli antinatalisti ci invitano a fare), la violenza nel mondo animale e vegetale non cesserebbe mica. Neppure le dinamiche non cambierebbero un granché, forse non ci sarebbe uno spettatore a raccontare quello che succede. Ecco, non credete che sia giusto inserire anche noi sapiens nella catena alimentare? Per fortuna abbiamo un'agricoltura che funziona, perché se fossimo rimasti nelle condizioni dei nostri nobili antenati cacciatori raccoglitori, di animali ne ammazzeremo eccome (qualcuno sostiene che l'agricoltura sia nata perché i nostri antenati erano così bravi nelle battute di caccia che hanno distrutto gran parte della macro fauna allora esistente), e poi basta osservare alcuni format televisivi, come nudi e crudi (due persone spogliate di tutto devono sopravvivere in condizioni estreme), per capire che basta poco per dimenticare i suddetti ragionamenti e scuoiare serpenti e mangiare ogni cosa. Magari è solo un'impressione, ma penso che l'uomo ha costruito anche un mondo (nell'ultimo secolo) libero da alcune pieghe ancestrali (fame, carestie e malattie) e dunque ha reso non necessarie alcune pratiche brutali: infatti, l'ecologia (il suo pensiero romantico) nasce nei paesi benestanti. Insomma ce lo possiamo permettere. Questo per dire che non esistono in natura orsi come Yoghi, ma anche orsi problematici che fanno danni (nel caso di M49 si contano più di 40 tentativi di intrusione in rifugi, abitazioni, stalle).

 

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Insomma oltre ai diritti degli animali, pure quelli dell'uomo vanno presi in considerazione (i diritti dei malgari o per chi vive in ambienti agricoli). Se invece di fomentare visioni della natura irreali provassimo a guardare i dati? Prendiamo gli orsi. In Trentino vivono circa 80-90 orsi, grazie ad una lodevole operazione di reintroduzione operata dalla Provincia Autonoma di Trento. Siccome, tuttavia, il Trentino non è una zona selvaggia, anzi è abbastanza antropizzata, la reintroduzione dell’orso deve essere accompagnata dalla gestione della specie. Sono due parole che vanno insieme, reintroduzione e gestione. Gli orsi si salvano solo se applichiamo un corretto protocollo che a volte richiede un orso in gabbia (ma per un orso in gabbia, ce ne sono 80 liberi, grazie ai soldi investiti dalla Provincia). Cerchiamo di analizzare la natura, così com'è. Poi magari, facciamo pure metafora se serve ad aumentare la nostra empatia verso gli animali, ma evitiamo di mettere in atto una narrazione troppo distorta, altrimenti non riusciamo a gestire la complessa rete che governa la natura, e nello specifico la conservazione delle specie animali selvatiche, la salvaguardia del patrimonio agro-zootecnico, e la corretta applicazione dei protocolli di sanità e sicurezza pubblica: anche questo garantisce la libertà. La nostra e quella dell’orso. Questa libertà non è naturale, è un'invenzione dell'uomo. Forse è una mia impressione ma con questa narrazione della natura non capiamo la natura, pure la nostra.

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