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L’urgenza della generazione progresso

Claudio Cerasa

La difesa dell’ambiente può archiviare il cialtronismo catastrofista a condizione che la battaglia venga allontanata dai fanatismi del pensiero unico. L’occasione storica di educare gli adulti a colpi di ottimismo pragmatico (senza avere paura del futuro)

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Il problema non è se giustificare gli studenti ma è se giustificare i genitori. Di fronte alle splendide immagini delle piazze italiane stracolme di ragazzi decisi a manifestare in difesa dell’ambiente, ci sono tre modi diversi di ragionare. I modi più pigri, che sono poi quelli sbagliati, coincidono con le posizioni di due catastrofismi simmetrici. Da un lato c’è chi considera come negazionista chiunque si permetta di criticare la visione apocalittica sul futuro veicolata da Greta. Dall’altro lato c’è invece chi considera necessario demonizzare tutti coloro che hanno scelto di occuparsi di ambiente rispondendo al richiamo apocalittico dell’attivista svedese.

  

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Tra le due posizioni ce n’è però una terza, più intermedia, che è quella che ci convince di più, che potrebbe permettere di osservare il movimentismo in difesa dell’ambiente con un occhio diverso e più pragmatico: ringraziare Greta per averci costretto a ragionare sull’ambiente, perdonarla per aver messo in un unico gran calderone come notato dal professor Ernesto Pedrocchi cambiamenti climatici, inquinamento da uso improprio dei combustibili, desertificazione, gestione della plastica, cementificazione, e pregare però i ragazzi scesi in piazza di occuparsi di ambiente usando un approccio esattamente opposto a quello distruttivo suggerito da Greta – e soprattutto non fidandosi di quegli adulti intenzionati a usare i ragazzi scesi in piazza venerdì come bandierine utili a giustificare un approccio fanatico sui temi dell’ambiente.

 

 

E’ forse un’utopia, ma quella vista in piazza venerdì può diventare la prima generazione di ragazzi pronta a educare i propri genitori sul tema dell’ambiente – gli strumenti ci sono, le informazioni ci sono, gli studi ci sono, i dati ci sono, basta solo volerlo – se questa generazione verrà aiutata a capire che la difesa dell’ambiente può diventare un valore positivo a condizione che questa battaglia non venga sequestrata dai campioni del pensiero unico, dai teorici dell’apocalisse imminente, dai sacerdoti del dogmatismo e da tutti coloro che camuffano il proprio odio per il capitale finanziario e la crescita economica dietro alla dottrina intoccabile dell’incombente estinzione di massa. Forse è un’utopia, ma i ragazzi scesi in piazza venerdì per manifestare a favore dell’ambiente avranno la possibilità di ottenere dai propri genitori e dai propri governanti risposte soddisfacenti sui temi ambientali solo se avranno il coraggio di combattere l’ideologia catastrofista permeata di teoremi ideologici, dottrine demagogiche e teorie non scientifiche. E solo se si rifiuteranno di credere a tutti coloro che dicono che per inquinare meno bisogna crescere di meno, a tutti coloro che dicono che per inquinare meno bisogna fare meno figli, a tutti coloro che dicono che per inquinare meno occorre tornare all’età della pietra. E solo se accetteranno il fatto che l’unica transizione utile per il pianeta è quella che in forme graduali non compromette lo sviluppo economico. A nuocere all’uomo e alla natura non è il progresso, ma la povertà. E quella vista in piazza venerdì – in assenza di adulti capaci di declinare un sano ottimismo pragmatico – può diventare la prima generazione di ragazzi pronta a spiegarlo una volta per tutte ai propri genitori.

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