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diario di scuola

Va bene Pirandello, ma lo scetticismo non deve divorare i ragazzi

Marco Lodoli

Sono cresciuti in un mondo in cui si può dubitare di tutto, in cui l'idea stessa di verità è ricoperta da un diluvio di menzogne difficili da smontare. E a tutto si finisce per rispondere con un "Mah, non so...". Come si può combattere in classe

Sono stato ragazzo negli anni Settanta, un tempo in cui tutti erano estremamnte sicuri di quello che pensavano e che dicevano, da una parte e dall’altra. Nelle scuole, all’università, nelle piazze si alzava la voce e anche peggio per ribadire le tante certezze assolute, e anche a casa mi ritrovavo ad ascoltare le verità di mio padre, bravissima persona, ma convintamente schierato a destra, tanto da essere stato uno dei fondatori del Movimento sociale italiano, Msi. Io mi sentivo molto più vago e traballante in ogni mio pensiero, quasi mi spaventava quella sicumera sbandierata nei cortei e a cena, osservavo, esitavo, opponevo confusamente il mio sbandamento interiore a quelle tonnellate di granitiche certezze. E poi il tempo, come sempre accade, è andato avanti, anche il granito si è sbriciolato, i dogmi si sono dissolti, e tutto è diventato più incerto. Persino mio padre negli ultimi anni della sua vita aveva cominciato a dubitare di tutto e ripeteva di continuo: “Mah, non so…”, anche quando le cose sembravano evidenti. Gli dicevo: “Oggi ho visto un tremendo incidente stradale sul raccordo anulare”, e lui mi guardava con i suoi occhi ormai quasi ciechi e mormorava: “Mah, non so…”. La realtà d’improvviso ha perso consistenza, d’improvviso ci siamo ritrovati tutti quanti in un teatro dove tutto può essere vero o falso, dove le notizie e le opinioni sembrano solo parole che si contraddicono e si intrecciano e si disperdono nel vento delle ipotesi. 

   

Oggi in classe ho iniziato a spiegare Pirandello, il relativismo di ogni verità, “Così è se vi pare”, la molteplicità labilissima dei punti di vista. “La verità non esiste, se esistesse non potremmo conoscerla, se potessimo conoscerla non potremmo comunicarla agli altri”, sostenevano i sofisti, e Pirandello da loro aveva appreso molto. La questione ha interessato molto i miei studenti, ormai fuori da qualsiasi certezza ideologica e totalmente dentro al caos delle mille informazioni che vanno e vengono sugli schermi dei loro telefonini. 

  

Già nel periodo più feroce del Covid, molti mi dicevano di aver letto che il virus non esiste, che è solo una montatura ordita dalle case farmaceutiche o da qualcuno che ci vuole spaventare e dominare con una frottola orrenda. Pirandello regna sul viavai delle fake news, che si mescolano ai dati più sicuri e inquinano ogni speranza di chiarezza. E anche di fronte alla guerra in Ucraina, i ragazzi appaiono frastornati da tutto quello che sentono, opinioni contrastanti, bugie e verità avvinghiate come polipi. “Ma la donna che ha partorito sotto i bombardamenti da che parte sta? E’ una vittima dei russi o una pedina della propaganda ucraina? E tutti quei feriti, sono reali o sono comparse cinematografiche, attori di una fiction?”. E ancora: “Quei morti gettati in mezzo alla strada, sono veri o sono finti, cadaveri massacrati o immagini manipolate?”. 

  

Io cerco di fare chiarezza, leggo ai ragazzi qualche articolo, cerco di spiegare che ci sono aggressori e aggrediti, e loro mi stanno ad ascoltare, e però capisco che sono cresciuti in un mondo in cui si può dubitare di tutto, in cui l’idea stessa di verità è ricoperta da un diluvio di menzogne difficili da smontare. La realtà non esiste più, lo scetticismo se l’è mangiata. Giovanni ha detto che la causa sta nel fatto che con il predominio totale dei social ognuno può affermare quello che vuole, non deve metterci la faccia, non deve dimostrare nulla: “Ognuno apre bocca e le dà fiato, e alla fine c’è solo rumore che stordisce”. A modo suo, genialmente, Pirandello aveva già raccontato tutto questo, relativismo e disincanto, confusione e distacco, e così la lezione è stata viva, il passato si è fuso con il presente nell’eternità del dubbio e del sospetto. Alla fine ho detto: “Però mi raccomando, adesso mettetevi a studiare sul serio, il programma è vasto e mancano solo due mesi agli esami di maturità, giugno arriva in un attimo, questo è poco ma è sicuro…”, e Giovanni mi ha guardato sorridendo, ha scosso la testa: “Mah, non so…”.