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L'Agenzia spaziale europea va all'Austria. E l'Italia guarda a Frascati

Valerio Valentini

Con 18 voti su 21, vince Aschbacher, sostenuto da una cordata filotedesca. Il governo Conte, dopo il pasticcio delle due candidature italiane, spera di ottenere la guida di Esrin il progetto Osservazione della Terra con sede ai castelli romani

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Gli occhi nell’immensità del firmamento, e il cuore a Frascati. Che non è molto, ma è il massimo a cui l’Italia può auspicare. C’è toccato giocare di rincalzo, infatti, nella scelta del nuovo direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, visto che di meglio non si poteva fare: dopo aver bisticciato su due diverse candidature - quella di Roberto Battiston e quella di Simoentta Di Pippo - senza riuscire a concretizzarne nessuna, l’Italia non poteva che sperare in un premio di consolazione, di fronte allo scontro tra i francesi e tedeschi, con questi ultimi che di fatto l’hanno spuntata.  Perché è vero che manca l’ufficialità, attesa per il fine settimana, ma il risultato è acquisito: si sa che il nuovo presidente dell’Esa sarà l’austriaco Josef Aschbacher, supportato da una coalizione che, proprio sotto la regia della Germania e dei paesi nordici, ha ottenuto ben 18 dei 21 voti disponibili.

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Gli occhi nell’immensità del firmamento, e il cuore a Frascati. Che non è molto, ma è il massimo a cui l’Italia può auspicare. C’è toccato giocare di rincalzo, infatti, nella scelta del nuovo direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, visto che di meglio non si poteva fare: dopo aver bisticciato su due diverse candidature - quella di Roberto Battiston e quella di Simoentta Di Pippo - senza riuscire a concretizzarne nessuna, l’Italia non poteva che sperare in un premio di consolazione, di fronte allo scontro tra i francesi e tedeschi, con questi ultimi che di fatto l’hanno spuntata.  Perché è vero che manca l’ufficialità, attesa per il fine settimana, ma il risultato è acquisito: si sa che il nuovo presidente dell’Esa sarà l’austriaco Josef Aschbacher, supportato da una coalizione che, proprio sotto la regia della Germania e dei paesi nordici, ha ottenuto ben 18 dei 21 voti disponibili.

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Appena due preferenze, invece, al pure accreditato sfidante spagnolo, quel Pedro Duque ex astronauta di professione e attuale ministro alla Ricerca del governo Sanchez,  messo a capo della cordata filofrancese. Un solo voto, a quanto pare, al norvegese Christian Hauglie-Hanssen, che giocava il ruolo di terzo incomodo. Un successo diplomatico per il cancelliere Sebastian Kurz, che sul suo candidato ha puntato molto, ma ancor più per Berlino. La Germania esprimeva infatti il direttore generale uscente, Johann Wörner, e non potendo ambire a una riconferma, ha saputo orchestrare le trattative fino a ottenere il risultato più gradito.

 

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Anche l’Italia ha sostenuto Aschbacher, e non certo in maniera disinteressata. Perché chi ha condotto le negoziazioni per Palazzo Chigi, e cioè il consigliere militare Carlo Massagli, il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia e il sottosegretario grillino Riccardo Fraccaro, sperano che il loro appoggio possa essere ricambiato. Da quando, nella primavera prossima, Aschbacher prenderà la guida dell’Esa, lascerà infatti vacante la sua carica di direttore di Esrin, il programma di Osservazione della Terra che ha il suo centro operativo a Frascati, sui castelli romani. Ed è a quella poltrona che ora l’Italia aspira. Direttorato non di prestigio, tra i cinque di cui dispone l’Esa, l’osservazione della terra è comunque un settore che interessa molte aziende italiane, e che garantisce il controllo di un discreto pacchetto di fondi. Sempre che la Germania, però, non offra la tolda di comando di Frascati a un paese nordico, come ricompensa per il buon esito della votazione. 

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